Improvvisamente Simonetta non respira bene, ha le palpitazioni e avverte un forte senso di nausea. È un attacco di panico.
I suoi amici sono spaventati e stanno per chiamare il medico quando Ettore, uno di loro, vuole provare ad aiutarla. Vanno in una stanza e dopo mezz’ora escono: Simonetta sta meglio. E anche Ettore. Entrambi escono da quella stanza con un sorriso. Ce l’hanno fatta insieme a superare un ostacolo che sembrava insormontabile.
È stata fortunata perché non era sola: si trovava all’interno del Club di Progetto Itaca Firenze e il suo amico sapeva cosa stava provando in quel momento.
Progetto Itaca Firenze Onlus è un’associazione di volontariato che dal 2011 offre gratuitamente sostegno a persone con disturbi mentali e ai loro familiari.
Come in un club
L’approccio utilizzato è quello derivato dal modello internazionale di riabilitazione e integrazione del Clubhouse.
“Il modello della Club House International, nato negli Stati Uniti nel 1948 e diffuso in tutto il mondo, è stato importato in Italia da Progetto Itaca e ad oggi in Italia è diffuso soltanto in altre sei città italiane.” spiega Simona Venturi, che si occupa della comunicazione di Progetto Itaca Firenze.
Si tratta di una struttura diurna, non sanitaria, gestita con la formula del Club, a cui giovani con disagio psichico aderiscono in qualità di soci in modo gratuito, volontario e senza limiti di tempo, collaborando nella gestione quotidiana della struttura.
Il Club Itaca di Firenze si trova in un appartamento in centro città frequentato da persone tra i 20 e i 45 anni che soffrono di disturbi mentali gravi come depressione cronica, bipolarismo, schizofrenia o altro.
I soci vanno al Club tutti i giorni, escluso il mercoledì mattina. La routine è ben organizzata: ogni giorno alle 10 c’è la riunione a cui partecipano i soci e lo staff del Club. Si dividono i compiti: fare la spesa, pulire lo spazio, cucinare, gestire la comunicazione e l’accoglienza.
Chi vuole frequentare il Club Itaca deve portare una relazione medica e avere il benestare di famiglia e medici. Poi deve fare un colloquio con la direttrice del Club e ha 4 ingressi di prova per vedere se il posto e le persone gli piacciono. Se tutto va bene diventa socio a vita del Club Itaca.
“Non voglio mai sapere quale sia la patologia dei soci – spiega Francisco dello staff – io sono una persona esattamente come te, con dei punti di forza e punti di debolezza. E su questo presupposto cerco di costruire una relazione.”
Rafforzare le potenzialità di ciascuno
Nel Club ogni socio deve lavorare sul rafforzare le potenzialità e la riabilitazione avviene su due livelli: quella lavorativa e quella sociale. “Fare le pulizie o andare a prendere un gelato è per loro grande un traguardo” racconta Simona.
Alcuni smettono di frequentare il Club e questo è un grande successo, perché vuol dire che hanno ripreso le loro vite.
Purtroppo succede anche che per alcuni periodi qualcuno si assenti dal Club: chi perché è peggiorato o addirittura ricoverato. Ma i soci decidono sempre di non lasciarli soli, per questo si organizzano per andarli a trovare.
I legami che nascono all’interno del Club durano nel tempo, e come avvenuto nel caso di Simonetta aiutano ad accrescere la consapevolezza a essere consci dei propri disturbi. Una consapevolezza che va portata anche all’esterno.
“La malattia mentale fa paura: non se ne parla e spesso ce ne vergognamo” racconta Simona. Per questo motivo, periodicamente, vengono organizzati gruppi di auto-aiuto, formazione ai familiari svolta dai familiari stessi formati appositamente, incontri di prevenzione nelle scuole e corsi di formazione con specialisti del dipartimento di Salute Mentale di Firenze.
Recentemente hanno anche pubblicato il libro A tavola con Itaca con tutte le ricette fatte dai soci del Club, che sarà presentato mercoledì 27 febbraio, alle 18:30, presso la terrazza della pizzeria del mercato Centrale di Firenze.
Una casa per l’autonomia
Per dare continuità a questo percorso serve però uno sforzo ulteriore, che passa dalla possibilità di offrire un’esperienza di vita autonoma e condivisa.
“Casa Itaca – spiega Simona – è un appartamento di 146 metri quadrati, situato a Firenze, che ci è stato offerto in usufrutto gratuito da una nostra volontaria, dove un gruppo di 4 o 5 a ragazzi a rotazione potranno andare a convivere”.
Una sperimentazione importante finalizzata a facilitare il percorso d’inclusione nel tessuto sociale attraverso la consapevolezza delle proprie responsabilità.
“Abitare autonomamente vuol dire prendersi cura degli spazi, degli arredi, delle proprie cose e di quelle degli altri – chiarisce Simona – Ma significa anche avere un buon rapporto con chi ci circonda”.
Perché il sogno di Casa Itaca diventi realtà c’è bisogno di completare la ristrutturazione dell’appartamento e di arredarlo. Un obiettivo che si cercherà di raggiungere con l’aiuto della Fondazione Il Cuore si scioglie, che sostiene il progetto con la campagna di crowdfunding Pensati con il Cuore.
I fondi raccolti con il crowdfunding serviranno a ridipingere l’appartamento, a mettere a norma l’impianto elettrico e ad acquistare i mobili e gli elettrodomestici.
Il periodo minimo di convivenza sarà di un mese e le persone che sceglieranno di fare questa esperienza saranno seguite per almeno 2 ore al giorno da un operatore specializzato.
“Per chi soffre di disturbi mentali è difficilissimo affrontare il passo dell’andare via di casa – afferma Costanza Pecori Giraldi, direttore di Club Itaca di Firenze – questo appartamento offrirà la possibilità di farlo in modo temporaneo, con persone conosciute e con regole che sono le stesse del Club”.
Un vero e proprio trampolino di lancio per imparare a vivere da soli e conquistare la propria autonomia.
Ha collaborato Francesco Ricceri