Scoliosi nei bambini: lo zainetto non c’entra

È uno dei problemi ortopedici più diffusi in età pre-adolescenziale. Di cosa si tratta e come si cura? Le risposte di Gabriele Ristori, medico ortopedico dell’Ospedale pediatrico Meyer.

Ospedale pediatrico Meyer
Ospedale pediatrico Meyer
Consigli di salute e alimentazione nell'infanzia in collaborazione con i medici del Meyer di Firenze.

La scoliosi è uno dei problemi ortopedici più diffusi dell’età evolutiva: si stima che possa riguardare fino a 5 bambini su 100, con una maggior prevalenza del sesso femminile. Ma di cosa si tratta esattamente e come si cura? Le risposte di Gabriele Ristori, medico ortopedico dell’Ospedale pediatrico Meyer.

Che cos’è la scoliosi?

Una deformità strutturata della colonna vertebrale, che anziché essere “dritta” appare curvata sul piano frontale. Si associa, in più, una rotazione dei corpi vertebrali, configurando un’alterazione di tipo tridimensionale. Si tratta di una patologia di cui, attualmente, non si conoscono le cause. Sappiamo però che i fattori scatenanti sono molteplici e sicuramente è presente una componente genetica e quindi anche una certa trasmissibilità familiare.

Quindi gli zaini pesanti non c’entrano?

No, si tratta di un luogo comune: non c’è alcuna correlazione con lo zaino o con la sua pesantezza. Come pure non c’è un legame con lo sport praticato: ad esempio il tennis, un tempo indiziato perché sport asimmetrico (cioè che allena di più una parte del corpo), non peggiora la situazione. E allo stesso modo il nuoto, un tempo ritenuto parte della cura, invece non la migliora.

Quali sono i campanelli d’allarme?

La scoliosi è una patologia di non facile diagnosi, perché talvolta non molto evidente clinicamente e in più non dà mai dolore. Più frequentemente si manifesta in età pre-adolescenziale (dai 10-11 anni in poi), ma può colpire bambini di tutte le età. Un genitore se ne può accorgere osservando nel figlio alcune asimmetrie della schiena, come ad esempio una spalla più alta dell’altra, una scapola più prominente dell’altra o un fianco più appiattito dell’altro. In presenza di dubbi, è bene rivolgersi al pediatra, che comunque effettua regolarmente i controlli.

Come si arriva alla diagnosi?

Il pediatra compie la prima valutazione andando a ricercare il cosiddetto “gibbo”: si tratta di una prominenza del dorso o della regione lombare che compare quando il bambino flette in avanti la schiena (come per toccarsi le punte dei piedi con le mani). Se il pediatra rileva qualcosa di indicativo, prescriverà una visita ortopedica.

Come si cura?

La terapia dipende dalla severità della curva. Quelle di entità lieve non hanno bisogno di essere trattate, ma vanno semplicemente monitorate nel tempo per sorvegliare che non peggiorino. Le scoliosi di tipo moderato vengono, invece, gestite con un busto ortopedico da indossare un numero variabile di ore (minimo 10-12) in base all’età e alla gravità: si tratta dell’unico strumento non invasivo descritto in letteratura in grado di intervenire sulla deformità; anche la ginnastica correttiva e la fisioterapia purtroppo non si sono dimostrate efficaci. Il trattamento chirurgico, infine, è riservato alle forme più gravi, che per fortuna sono le più rare.

Vero o falso?

  • È colpa dello zainetto – Falso
  • Il nuoto previene e risolve – Falso
  • Il tennis favorisce la scoliosi – Falso

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