L’Italia è ripartita e sta lentamente facendo i conti con la ricostruzione dopo una tempesta dalle tante ricadute. Nella fase del lockdown, come Istat, abbiamo continuato a raccogliere dati per fornire aggiornamenti utili alle istituzioni.
Dal nostro osservatorio emerge che questa pandemia ha due volti: quello visibile, della malattia e dei suoi numeri, e quello invisibile, con una parte sommersa dell’iceberg che, ogni giorno, i dati portano a galla. Ad oggi i numeri dicono che il Coronavirus ha accelerato e accentuato le dinamiche di disuguaglianza che erano già in atto.
Penso, prima di tutto, ai bambini, già i più colpiti dalla crisi economica precedente: prima del Covid19 in Italia stimavamo 1 milione e 200.000 bambini in condizioni di povertà assoluta. Con le oltre 8000 scuole chiuse durante il lockdown, l’emergenza ha prodotto ulteriori disuguaglianze, dovute anche al divario digitale che vede, ad esempio, il 20% dei bambini del sud privi di un computer in casa.
Penso ai vecchi e nuovi poveri: tra il 2008 e il 2012 nel nostro Paese la povertà è raddoppiata e, negli ultimi anni, non siamo riusciti a recuperare le disparità dovute alla crisi economica del 2008-2009. In questo quadro già grave, la pandemia ha colpito di più proprio quei settori che erano in ripresa: il rischio è che nuova e vecchia povertà si sommino, intaccando ulteriormente la capacità di recupero di un tessuto già debole.
Penso agli anziani, i più colpiti dal contagio e a forte rischio isolamento sociale perché, ad esempio, nel 40% dei casi non hanno strumenti informatici a casa e risentono di più delle disparità di accesso alla tecnologia.
Penso, poi, alle donne: dalle cronache è emerso che il Coronavirus ha riguardato di più gli uomini, circa il 70% delle persone colpite dalla malattia. In pochi, però, hanno parlato dell’impatto sulle donne. Penso agli oltre 4 milioni di donne con figli fino a 14 anni che hanno continuato a lavorare, all’esterno e a casa, con un enorme sovraccarico di impegno e di stress. Penso, in particolare, alle 420.000 donne che rappresentano i due terzi del personale sanitario, particolarmente esposte al contagio. L’emergenza ha reso più difficile anche l’accoglienza delle donne vittime di violenza, che spesso avviene in famiglia e a casa, dove tutti eravamo confinati durante il lockdown.
Il Coronavirus è un nemico invisibile che ci ha resi ancora più diseguali, ricchi e poveri, giovani e anziani, uomini e donne. Oggi più che mai l’informazione statistica è un bene pubblico che, ogni giorno, ci impegniamo a produrre perché cittadini e politica, insieme, partendo dai dati e dalle informazioni che riusciamo a fornire, possano immaginare e costruire un futuro diverso: più equo, più solido e più orientato al benessere di tutto il Paese.