Costellazioni a Siena

La grande esposizione al Santa Maria della Scala. Riduzioni per i soci Unicoop Firenze sul biglietto di ingresso

Pittura in evidenza a Siena. Il complesso museale del Santa Maria della Scala propone “Costellazioni. Arte italiana 1915-1960 dalle Collezioni Banca Monte dei Paschi di Siena e Cesare Brandi”. E diciamo subito che la mostra, inaugurata il 16 ottobre per chiudere il 30 marzo 2025, è ricca di spunti interessanti. Curata da Luca Quattrocchi, Ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea all’Ateneo senese, è divisa in nove sezioni, illustra il cammino percorso dall’arte del nostro Paese fra varie correnti, come Novecento e Déco, Italiens de Paris e propaganda fascista, oltre a Scuola Romana, Astrattismo, Realismo e Informale.

Stelle radianti

“Costellazioni” riguarda un periodo in cui l’arte del nostro Paese si caratterizza per la presenza di grandi nomi della pittura e di poli culturali di prima grandezza. Come dice il professor Quattrocchi, «queste stelle irradiano la loro opera e la loro poesia fin nei centri minori, dove l’arte assume caratteristiche particolari. C’è uno scambio e si formano, appunto, delle costellazioni, che creano un sistema dell’arte interconnesso e dialettico anche nelle sue manifestazioni più individuali. L’obiettivo non è fare una gara e una classifica, ma verificare il rapporto fra centri e periferie, e riscontrare come le influenze delle stelle siano state recepite dagli artisti locali per un dialogo aperto e sorprendente».

Opere e autori in mostra

Tanto per fare qualche esempio, ecco L’equilibrista che Gino Severini dipinse a Parigi, fra il 1928 e il 1929, per Léonce Rosenberg, mercante d’arte e paladino dell’arte astratta e del Cubismo, Le Apuane di Lorenzo Viani sul lavoro duro e pericoloso dei cavatori di marmo, i Giocatori di Toppa in cui Ottone Rosai ritrae una umanità umile e silente. E poi, fra i tanti, Giorgio Morandi, Filippo De Pisis, Libero Andreotti, Carlo Carrà e Renato Guttuso. Il pittore siciliano era in strettissimi rapporti con Cesare Brandi, e alcuni dipinti furono creati nella villa della famiglia Brandi, a Vignano, vicino alla Certosa di Pontignano.

Fra gli artisti locali, il professor Quattrocchi cita i nomi di Aldo Piantini, Leonetta Cecchi Pieraccini e Mario Tozzi (nella foto Le bonnet basque, 1929), «tutti di qualità, tutti da studiare o da riscoprire». Insomma, come si dice in termini tecnici, della cui cripticità ci scusiamo, ce n’è da benedire e santificare.

Le due collezioni

Ci sembra doveroso qualche chiarimento sulle due collezioni, di solito non facilmente visibili, di cui alcune opere compaiono nella mostra, che quindi offre anche un inedito contributo alla conoscenza del collezionismo senese del secolo scorso. Sono raccolte dai caratteri diversi, ci dice il professor Quattrocchi: «Una è quella istituzionale di un gruppo bancario che raccoglie molte opere di pittori senesi, mentre quella di Brandi, in deposito nella Pinacoteca Nazionale di Siena, nasce dai doni che gli amici artisti vollero fare al grande storico dell’arte, che è stato anche uno fra i più importanti critici e uno dei maggiori teorici del restauro, oltre che direttore dell’Istituto Centrale per il Restauro».

Per i più giovani

Essendo quelle in mostra opere di periodi e movimenti artistici particolari, come i già citati Astrattismo e Informale, per una migliore conoscenza, comprensione e godimento dei dipinti possono aiutare i laboratori educativi e didattici. Già sperimentati con successo in eventi simili del passato, in questa occasione sono destinati agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, per un massimo di trenta partecipanti a laboratorio, per una durata di circa un’ora e mezzo. Gli insegnanti possono concordare con gli educatori l’attività pratica in base alle esigenze delle classi.

Sul biglietto d’ingresso, sono molte le riduzioni per i soci di Unicoop Firenze e per varie categorie di visitatori.

Per informazioni: 0577286300, booking@operalaboratori.com, verniceprogetti.it

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