Vogliamo la luna

Più di 100 parole per raccontare il futuro. Ad immaginarlo centoquaranta ragazze e ragazzi di tutta Italia, fra gli 11 e i 18 anni. La scrittrice Daniela Palumbo le ha raccolte in un libro

La pandemia ci ha catapultato in un tempo sospeso. In questa situazione Daniela Palumbo ha immaginato di chiedere ad una intera generazione “che parole vuoi portare con te nel futuro?”. Alla domanda di Palumbo hanno risposto più di centoquaranta ragazze e ragazzi di tutta Italia fra gli undici e i 18 anni, più di cento parole per pensare il futuro, raccontate con riflessioni, poesie, pagine di diario, o una lettera ad un amico o ad un interlocutore immaginario.

Il tutto è stato poi raccolto da Daniela Palumbo nel volume edito da Il Battello a Vapore, “Vogliamo la luna”.

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea è partita lo scorso anno, in pieno lockdown a marzo, quando già allora si iniziava a intuire che le cose non si sarebbero risolte nel breve tempo. Sono un’autrice di libri per ragazzi ed è a loro che ho pensato. Questo libro nasce dalla volontà di “cercare quei pensieri che riparano la speranza”, perché sognare è un diritto fondamentale, soprattutto dei giovani, per immaginare se stessi dentro al mondo e coltivare le loro passioni.

Chi meglio di loro ha diritto ad immaginare il futuro? Nessun adulto può farlo per responsabilità sul presente. Questo progresso a velocità illimitata ci è costato e ci sta costando molto in termini di ambiente di giustizia sociale. Loro, quelli così tanto raccontati e studiati, ma spesso poco ascoltati.

Questo libro vuole essere una piccola scialuppa di salvataggio per la vita che continua, in un momento in cui la socialità e le relazioni e affetti, piccoli e grandi, sono stati raggiunti da insicurezza, paura ed inquietudine a causa dell’emergenza sanitaria da Covid 19.

C’è una parola o un’ immagine che ha utilizzato per entrare in relazione con i ragazzi?
Sì, sono partita dalla parola Kintsugi che in Giappone è una pratica di riparazione degli oggetti in ceramica, che consiste nell’inserire delle foglie d’oro nei punti in cui l’oggetto si è rotto. Così il manufatto torna a nuova vita svelando nella sua fragilità, sottolineata dai filamenti d’oro, la sua unicità e la sua bellezza.

Mi è venuta in mente questa immagine pensando ad un mondo che ha bisogno di essere riparato e di questo ho parlato con i ragazzi quando li ho incontrati, anche se a distanza, attraverso uno schermo, grazie all’aiuto degli insegnanti e dei bibliotecari con cui sono venuta in contatto nei miei anni di lavoro.

Pensando alla forza generativa del Kintsugi, come scrivo nel mio libro, ho pensato a tre donne: Greta Thunberg, Liliana Segre e Antigone, la figlia di Edipo. Anche loro hanno cercato le parole nei loro cuori per riparare il presente.

Come hanno reagito i ragazzi ?
Hanno partecipato con entusiasmo, forse perché erano già da diverso tempo in lockdown. Il fatto che qualcuno chiedesse loro cosa volessero per il futuro e cosa si dovesse fare per ripararlo è sembrato forse un segno positivo di ripartenza. Ancora oggi mi scrivono.

Dopo la nostra chiacchierata iniziale ho dato loro un paio di mesi per riflettere, e poi alla fine mi hanno regalato 120 parole. Non ho volutamente cambiato nulla dei loro scritti perché volevo che “l’oro” che mi consegnavano restasse grezzo, in tutta la sua spontaneità e bellezza.

Si attendeva la risposta ricevuta?
Mi sono meravigliata della profondità delle parole, e questo mi ha rincuorata. Sono molto consapevoli, ad esempio, della necessità di ripartire da una maggiore attenzione per l’ambiente, per loro la riparazione deve essere prima di tutto verso la natura, nelle loro parole c’è sempre un riferimento all’ambiente, e questo forse è anche merito di Greta Thunberg che è riuscita a parlare alla sua generazione.

Se dovesse scegliere 5 delle oltre cento parole, quali sceglierebbe?
Faccio fatica a scegliere, ma posso dirle quelle che ricorrono di più.

  • Insieme, ripartire dal senso di comunità, dalla collettività, che meglio di tutti esprime il “Vogliamo la luna”.
  • Attesa, come tempo dedicato all’ascolto dell’altro, e come l’attesa che si vive affinché ogni giorno si riempia di novità e meraviglia.
  • Imprevisto, quello della pandemia, improvviso e non calcolato, ma anche come invito e opportunità per vedere la vita sotto un’altra luce, uscire dagli schemi e cercare il nostro percorso. La parte migliore delle regole è l’eccezione, ciò che esce dai binari e ci conduce su nuove strade.
  • Colori, una parola“raccontata” da una ragazza sarda che descrive il significato dei colori per lei: il bianco è il colore della fantasia perché tutto da colorare, il nero è elegante e bellissimo, il giallo è la felicità, il rosso è la vita, il verde la libertà e la natura, e il trasparente l’anima senza maschera. Ogni colore, un’emozione.
  • Contaminazione, la capacità di trasformarsi. Lo ha scritto una ragazzina che fa sport agonistico, che parla dell’importanza di mettersi in gioco, della bellezza del mescolarsi con gli altri, farsi contaminare da culture diverse, perché alla fine “siamo ciò che siamo perché proveniamo da Pangea”.

Voglio dirne anche una sesta: consapevolezza. Con questo mi riferisco al valore di un abbraccio perché ci può essere negato da un momento all’altro, alle nostre azioni per preservare il pianeta, all’importanza della scuola nella formazione degli studenti come persone e cittadini e non solo come “contenitori di informazioni” da tramandare di generazione in generazione, all’essere consapevoli dei nostri limiti come esseri umani, ma anche di come le nostre piccole azioni possono influenzare un intero mondo.

L’autrice

Daniela Palumbo scrive per Scarp de’ Tenis di Caritas Ambrosiana. Ha scritto molti libri tra cui Le valigie di Auschwitz ( premio Battello a Vapore 2010), Fino a quando la mia stella brillerà dove ha raccolto la testimonianza di Liliana Segre, A un passo da un mondo perfetto (premio Castello di Sanguinetto, Premio Galdus 2010 e Premio Minerva) e Noi ragazze senza paura pubblicati da Battello a Vapore.

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