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Riscaldamento globale e clima

Falsi miti, mezze verità e disinformazione. A svelarceli il meteorologo e climatologo Giulio Betti, autore del libro "Ha sempre fatto caldo", edito da Aboca

Clima fuori controllo: i prossimi anni potrebbero battere tutti i record di caldo della storia e il 2025 già vanta qualche primato negativo. Molti penseranno che sia il solito tormentone di stagione, un eccesso mediatico per fare notizia, perché, in fondo, cosa c’è di strano, d’estate fa caldo! Già, cosa c’è di strano? A rispondere sono gli scienziati che, record dopo record, snocciolano numeri da allarme rosso.

Secondo l’ultimo rapporto (maggio 2025) dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale – l’agenzia delle Nazioni Unite che monitora il clima del pianeta -, nei prossimi cinque anni potremmo raggiungere il nuovo record di temperatura globale annuale, con l’80% di probabilità che almeno un anno superi il 2024, l’anno più caldo di sempre, in cui la soglia di +1,5°C è già stata oltrepassata. L’anno scorso ha infatti battuto il record del 2023, che a sua volta aveva superato tutti i 175 anni di misurazioni meteorologiche sistematiche.

Verde per finta

Nonostante le evidenze, c’è chi ancora non ci crede, come spiega Giulio Betti, meteorologo e climatologo dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr e del Consorzio LaMMA che, sull’argomento, ha scritto il libro Ha sempre fatto caldo! per Aboca Edizioni, dove ha raccolto anni e anni di bufale lette sui social: «Nel libro – spiega Betti -, cerco di mettere un po’ d’ordine fra falsi miti e disinformazione, bugie e mezze verità che poi convergono tutte verso la stessa conclusione: “è tutto normale”, “è sempre successo”. Io le chiamo comode bugie perché servono a normalizzare un problema che ci sta portando all’autodistruzione».

Giulio Betti

Bufale su clima

Nel libro ce n’è per tutti, si spazia dalle semplificazioni più banali a teorie negazioniste così articolate che sembrano quasi vere, come spiega Betti: «Fra le più pericolose, quella secondo cui la CO₂ è fondamentale per la vita, e quindi un suo eccesso non può che essere un beneficio: un tipico esempio di mezza verità usata ad arte per sminuire l’impatto delle emissioni umane sul clima.

Un’altra bufala climatica sempre di moda è quella sulla Groenlandia, cioè “Terra verde”, battezzata così da Erik il Rosso, navigatore normanno fondatore del primo insediamento intorno al X secolo. Siccome oggi è quasi tutta ghiacciata, vuol dire che allora faceva più caldo, semplice, no?». E invece no, non ci sono mai stati prati e coltivazioni, ma Erik era un “geniaccio” della comunicazione che spargeva bufale per convincere i suoi contemporanei a stabilirsi in quella terra ghiacciata.

Anche gli elefanti di Annibale che varcarono le Alpi nella seconda guerra punica vengono usati dai negazionisti per affermare che nel terzo secolo a.C. il clima era più caldo di adesso. È vero che si era nel pieno del periodo “caldo romano”, che sarebbe durato fino al 400 d.C., ma l’impresa delle Alpi avvenne fra settembre e ottobre e gli elefanti non riuscirono comunque a superare il freddo e l’umidità dell’inverno padano di allora, assai più intensi di quelli odierni.

Bufale in rete

Nel tempo, oltre alla temperatura globale, è cresciuto anche il numero di persone interessate al tema, perché oggi, soprattutto sui social, ci sentiamo un po’ tutti meteorologi o esperti improvvisati: «Indubbiamente questi mezzi hanno influito sulla percezione del cambiamento climatico, sia nel bene che nel male. Nel bene perché hanno permesso agli esperti veri di spiegare i fenomeni in corso a milioni di persone. D’altra parte hanno dato a chiunque la possibilità di fare disinformazione. Il fiume di informazioni che il web muove sul cambiamento climatico ha causato una iper-semplificazione del tema, rendendolo così facilmente infettabile dalle fake news. In questo caos informativo, la regola delle regole è mai fidarsi di chi dà soluzioni semplici a problemi complessi».

La lotta al cambiamento climatico è perduta?

Se allarmismo e negazionismo portano entrambi al risultato dell’inazione, la lotta al cambiamento climatico non è del tutto persa, sostiene Betti: «Esistono migliaia di progetti che vanno nella direzione giusta, ma di cui si parla poco. Pensiamo alla riforestazione delle aree degradate, alla rinaturalizzazione dei corsi dei fiumi, alla messa in sicurezza del territorio o alle fonti rinnovabili: azioni che, in tante aree del Pianeta, stanno migliorando l’ambiente, il clima e la vita di chi le mette in pratica. Bisogna trovare il coraggio d’agire, evitando il “normalismo” di chi riconosce l’esistenza del cambiamento climatico ma ritiene che sia tutto sotto controllo, gestibile».

E su questa estate non ci sono dubbi: «Calda, più calda della media, con ondate di calore più frequenti. In Toscana non dovrebbero esserci problemi di siccità e neanche nel resto d’Italia, a parte le criticità in alcune zone del Sud. Non sarà né fresca, né normale: sarà calda. E con qualche evento estremo e nuovi record di temperatura sul termometro globale».

 

 

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