L’importanza della memoria storica per il futuro del nostro Paese
“Le singole memorie possono aiutare a costruire una memoria collettiva ma soprattutto danno lo spunto per riflettere, per far sì che la storia possa ricostruire sempre più fedelmente quello che è accaduto” – commenta lo storico Camillo Brezzi, per anni professore ordinario di storia contemporanea all’Università di Siena sede di Arezzo, direttore scientifico della Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano e presidente dell’Istituto Storico Aretino della Resistenza e dell‘Età Contemporanea.
“ L’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano conserva dal 1984 i diari, le memorie e gli epistolari degli italiani e ha raccolto fino ad oggi oltre 8000 storie di vita che ci illuminano sui momenti tragici della nostra storia, fatti che nell’immediato dopoguerra, dopo la tragedia del Fascismo e della seconda guerra mondiale, della Shoah si è preferito accantonare, ma di cui una parte del nostro stesso Paese si è resa complice, basta pensare alle leggi razziali del 1938 del regime fascista firmate da Vittorio Emanuele III.” – Prosegue il prof. Brezzi – “A Primo Levi va il grande merito di aver scritto Se questo è un uomo e soprattutto avere avuto la forza di pubblicarlo, perché il suo libro all’inizio venne rifiutato dallo stesso editore. Un altro testimone, Shlomo Venezia, ha pubblicato il libro SonderKommando Auschwitz, sull’esperienza degli ebrei presi per bruciare i cadaveri in cambio di un pezzo di pane, quando è tornato in Italia ed ha iniziato a raccontare lo hanno preso per matto e cosi è chiuso nel silenzio per molti anni. La stessa senatrice Liliana Segre ha raccontato la sua storia dopo molti anni. A lei, a Sami Modiano, e a Piero Terracina abbiamo consegnato nel 2018 il premio Pieve”.
Il Giorno della memoria
“Il 27 gennaio è stato riconosciuto Giorno della memoria con una legge del luglio del 2000 dalla Repubblica italiana e questo è stato importante perché ha consentito alla gente comune e ai tanti studenti delle scuole di confrontarsi quasi in modo obbligato con questa pagina terribile della storia e del nostro Paese, di leggere libri, articoli di giornale, vedere film”.
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Appuntamento con la memoria
Ad Arezzo e provincia
Il Circolo di lettura della sezione soci di Arezzo dà appuntamento l’8 gennaio, alle 17.30, nella sala Bibliocoop del Coop.fi di via Vittorio Veneto, per la discussione del libro di Etty Hillesum, Diario. 1941-1943, ed. Adelphi
A Montevarchi, venerdì 17 gennaio, alle 17.30, nella sala soci del Coop.fi di Montevarchi via dell’Oleandro, discussione dei libri:Helga Schneider L’usignolo dei Linke, ed. Adelphi e Heather Morris, Il tatuatore di Auschwitz, ed. Garzanti
A San Giovanni Valdarno, lunedì 13 gennaio, alle 18, nella sala soci Coop Osvaldo Pieralli, discussione dei libri: Judith Kerr, Quando Hitler rubò il coniglio rosa, ed.Rizzoli; Isacco Leyb Peretz, Novelle ebraiche, Angelo Pontecorboli editore Firenze
Gli incontri sono aperti a tutti.
Per saperne di più sui Circoli di lettura
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Memoria e nuove generazioni. Quanto è importante l’insegnamento della storia nelle scuole?
“Il problema è come insegnare la storia, come coinvolgere i giovani e interessarli. Gli strumenti ci sono. Su queste vicende sono stati scritti molti libri che dovrebbero essere letti per non ricadere nell’oblio, e realizzati bellissimi film d’autore da Tutti a casa a C’eravamo tanto amati, Una giornata particolare. Ecco, i giovani devono mantenersi curiosi e approfondire, andare oltre la pagina del libro letta a scuola.
Ad Arezzo e provincia ci sono state stragi terribili come quella di Civitella in Val di Chiana, San Polo, del Mulinaccio. Per far conoscere queste storie abbiamo utilizzato vari strumenti, tra cui anche un cd musicale con l’aiuto
de “La Casa del vento”, storica band folk rock di Arezzo.
La storia del Novecento per normativa dovrebbe essere studiata all’ultimo anno di scuola superiore, ma non sempre accade. Gli istituti della Resistenza sono un valido ausilio per gli insegnanti che desiderano approfondire questo compito civile dell’insegnamento. Anche iniziative come quelle portate avanti dai Circoli di lettura delle sezioni soci sono importanti. È importante che ci siano persone che hanno voglia di incontrarsi, discutere, leggere e confrontarsi su questi temi, perché questa è la bellezza della libertà che la Resistenza ci ha consegnato”.
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Camillo Brezzi
Fino al 2012 professore ordinario di storia contemporanea dell’Università degli Studi di Siena, della sede di Arezzo. Dal 1991 al 1994 Pro-Rettore dell’Università di Siena. Dal 2003 al 31 ottobre 2009 preside della Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo dell’Università di Siena. Dal 2005 è direttore scientifico della Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (Arezzo) e fa parte della giuria nazionale del Premio Pieve “Saverio Tutino”. Dalla sua costituzione (2006) è direttore scientifico dell’Istituto storico autonomo della Resistenza dei militari italiani all’estero per il quale ha curato tra gli altri il volume “Né eroi, né martiri, soltanto soldati. La divisione “Acqui” a Cefalonia e Corfù. Settembre 1943” (il Mulino, 2014). Dal 2007 è presidente dell’Istituto Storico Aretino della Resistenza e dell‘Età Contemporanea.