Compositrice e pianista, classe 1989, Giulia Mazzoni ha aperto il 2024 del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino lo scorso 5 gennaio con l’anteprima mondiale del nuovo album Yas, Your Anima Syster, prodottto con l’americano Thom Russo, vincitore di 16 Grammy Awards. Durante il concerto fiorentino il pianoforte di Giulia ha anche dialogato con l’Orchestra del Teatro diretta dal Maestro John Axelrod.
«Una grandissima emozione che è tuttora viva – racconta Mazzoni -. Poi suonare con l’Orchestra del Teatro, con questi meravigliosi maestri: è stato un momento fortissimo e importante anche dal punto di vista umano. Per non parlare di John Axelrod, che fra l’altro ha diretto usando la bacchetta di Leonard Bernstein: un momento quasi “mistico”».
Pianoforte e strumenti elettronici sul palco di uno dei templi della lirica: largo alla modernità?
Dobbiamo aprire i teatri lirici anche ad altre espressioni musicali, perché la musica strumentale si è evoluta, e probabilmente oggi anche Mozart userebbe strumenti innovativi per comporre. Io ho cercato un dialogo tra analogico – quindi tra il mondo del pianoforte, uno strumento reale – e elettronico, un’unione tra un linguaggio classico e uno più pop, tra una dimensione più intima e introspettiva e una più esplosiva e inclusiva. E infatti il nuovo album – Yas, Your Anima System – parla delle diverse facce della nostra anima e dei nostri sentimenti.
Pensa che il suo mondo sia ancora troppo maschile?
Lo è, quindi ringrazio il Teatro del Maggio per questa opportunità non solo come artista, ma anche per aver dato voce al mio essere donna e a un punto di vista diverso, nuovo. E spero di poter ispirare davvero non solo le donne ma anche tutti i giovani che vogliono intraprendere questa carriera.
Ha partecipato a iniziative dedicate alla violenza di genere e molte sue composizioni sono dedicate al mondo femminile.
Affronto spesso questi temi: al Teatro del Maggio ho eseguito anche Piccola luce, un mio brano proprio contro la violenza di genere. Ho partecipato ad esempio a progetti al carcere di San Vittore a Milano, portando la musica in luoghi di dolore e di disagio. Per me la musica ha un valore sociale molto forte, e anche quando è solo strumentale può veicolare l’immaginazione e raccontare delle storie.
Crede che gli artisti possano fare molto per le cause sociali?
Spesso si pensa al compositore classico come a un artista che vive sotto una campana di vetro. Ho una formazione classica, ma il mio modo di comunicare e di pormi è pop e vuole essere pop, per arrivare alle persone, per ispirare gli altri, per condividere. Vorrei poter ispirare la gentilezza, e anche dare forza, la forza di sognare. Oggi serve sognare, è difficile in un mondo così divisivo.
Fiorentina d’adozione ma pratese di origini: a Prato vive la comunità cinese più grande d’Italia, e proprio in Cina i suoi concerti hanno avuto molto successo.
Ho fatto dei tour in Cina dal 2013 al 2019, suonando in tutti i più grandi teatri, anche davanti a settemila persone, molte giovanissime. Fra l’altro questa esperienza in Cina mi ha permesso, nel 2019, di fare in qualche modo da “ambasciatrice” fra le due comunità, quando mi è stato chiesto di esibirmi in occasione del Capodanno cinese a Prato.
Prossimi progetti?
Partirà un tour che mi condurrà in diversi teatri in Europa. Vorrei portare la musica strumentale fra i giovani, perché se i giovani non vengono da noi, siamo noi che dobbiamo andare da loro, aprire la porta e far capire quanto è bello ascoltare il pianoforte, e quanto è vivo: non è affatto uno strumento “morto”.