La giovane senza nome

Una vicenda della Resistenza che sembra un giallo

Firenze, fine luglio 1944, nella terra di mezzo che era allora il quadrilatero di San Gervasio, la cosiddetta “zona libera” dove si fronteggiavano a colpi di fucile partigiani e fascisti, una ragazza viene giustiziata davanti allo stadio di Firenze.

Ma facciamo un salto temporale di quasi 80 anni e andiamo al numero di aprile dell’Informatore e precisamente alla pubblicazione della storia di Giuliana Serafini, coraggiosa operaia della Manifattura Tabacchi che partecipò attivamente alla Resistenza fiorentina. La sua vicenda è fra quelle raccontate sulle pagine web memoriediresistenza.comune.fi.it.

Di Giuliana, però, non erano disponibili foto, né molte notizie sulla sua vita dopo la fine della guerra. E invece, il giorno della presentazione del progetto “Memorie di Resistenza fiorentina” del Comune di Firenze, si è fatta avanti Sonia Galeotti, che proprio sull’Informatore aveva letto la storia di sua mamma Giuliana. Così sono stati recuperati foto e documenti che hanno dato un volto al coraggio di questa giovane donna.

Bionda, 19 anni, originaria del nord Italia

Ora Fulvia Alidori, la ricercatrice che ha contribuito alla realizzazione del progetto, lancia un’altra sfida, con l’obiettivo di aggiungere tasselli al puzzle che potrebbe ricostruire la storia della “giovane uccisa” di cui parlavamo all’inizio.

«La vicenda è riportata nel libro Ponti sull’Arno di Orazio Barbieri – spiega Alidori -, testo di riferimento per la ricostruzione di quanto avvenne in città nei mesi che seguirono i bombardamenti del settembre ‘43 fino alla liberazione avvenuta l’11 agosto del ‘44. Barbieri trascrive nel suo testo una lettera di un religioso, don Mario Chiappelli, che racconta l’incontro con questa ragazza. Purtroppo al momento anche di questo religioso non siamo riusciti a trovare traccia».

Chiappelli il 30 luglio 1944 scrive al padre provinciale, forse dell’ordine a cui appartiene, molto provato da un fatto accaduto qualche giorno prima. Lo stile narrativo alto, quasi letterario, potrebbe far dubitare della veridicità della lettera, ma l’attendibilità di Barbieri che la recupera e la pubblica ne garantirebbe l’autenticità. E allora chi era la giovane uccisa?

Di lei il religioso scrive che era bionda e aveva diciannove anni, che i genitori, intellettuali del nord Italia, erano morti durante il bombardamento del 25 settembre del 1943. Rimasta sola, si era arrangiata con qualche lavoretto da inserviente e poi, nei giorni caldi del passaggio della guerra, aveva trovato «rifugio a Villa Ada, casa di cura sinistrata solo in parte, divenuta una sorta di ospedale da campo».

Non esitate, fatevi avanti

Uscita insieme a don Chiappelli per soccorrere un ferito, probabilmente un partigiano, viene catturata dai cecchini fascisti. Il religioso, che è invece lasciato libero, la raggiunge più tardi per darle l’estremo saluto. Prima di essere giustiziata, la giovane, come in un delirio, si rivolge ai suoi assassini con parole di perdono.

Dalle parole che descrivono quei momenti emerge tutta l’atrocità della follia della guerra. «Sempre a Campo di Marte il 22 marzo del 1943 erano stati giustiziati cinque ragazzi di Vicchio del Mugello che avevano rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò – spiega Alidori -. Anche quella vicenda è stata raccontata con uno stile simile e con la medesima ricchezza di particolari e commozione, tanto più che in quel caso a sparare furono dei coetanei».

Mentre la maggior parte dei testimoni delle atrocità di quel periodo se ne sta andando o l’ha già fatto, sperare di trovare qualcuno che si ricordi questa storia è un obiettivo forse irraggiungibile, ma se in una nicchia della memoria è nascosta una traccia di questa giovane, della sua famiglia o di don Mario Chiappelli, Fulvia Alidori è pronta ad accoglierla e ad aggiungerla alle “Memorie di Resistenza”. Non esitate, fatevi avanti come ha fatto la figlia di Giuliana Serafini.

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