Il 21 settembre 2019 è stata inaugurata a Lucca la Casermetta della memoria e della pace, con sede nel Castello di Porta San Donato ( nella foto), sulle mura urbane, una delle opere architettoniche simbolo della città. È uno spazio aperto a tutti i cittadini e ai molti turisti che ogni giorno visitano la città toscana. Qui ha sede anche la Liberation Route Italia l’associazione che, in collegamento con altri paesi europei, è impegnata nella valorizzazione della storia e dei luoghi simbolici della Liberazione dell’Europa continentale dall’occupazione nazifascista.
“Abbiamo deciso di realizzare un luogo per la memoria a 75 anni dalla Liberazione di Lucca per sottolineare la volontà dell’amministrazione di porre il tema al centro delle proprie attività. Per lo stesso motivo abbiamo istituito un assessorato alla continuità della memoria storica e promuoviamo su queste finalità tutta una serie di attività.” – Commenta l’assessore alle politiche formative, politiche di genere e alla continuità della memoria storica di Lucca Ilaria Maria Vietina – “Le mura di Lucca sono il luogo della passeggiata, dell’incontro, delle relazioni, per questo è importante che qui le persone possono trovare anche le immagini, i libri e testimonianze che raccontano questi anni di storia. Leggere è infatti un importante esercizio per “coltivare” la memoria”.
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Appuntamento con la memoria
I due Circoli di lettura della sezione soci Coop di Lucca danno appuntamento l’8 gennaio, alle ore 16.30 per il Circolo 1 e alle ore 18 per il Circolo 2, nella sala soci del Coop.fi di viale Puccini, per la discussione dei libri: Giorgio Bassani, Il Giardino dei Finzi Contini, ed. Modadori (Circolo1); Friedrich Dürrenmatt, Il sospetto, ed.Feltrinelli (Circolo di lettura 2).
L’incontro è aperto a tutti.
Per saperne di più sui Circoli di lettura
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Perché la scelta di questo periodo storico?
“La memoria è un’operazione significativa soprattutto per il presente. Dobbiamo convivere con l’oblio perchè non è possibile ricordare tutto, e questo vale sia a livello personale che sociale, dobbiamo decidere cosa ricordare. Per noi è stato importante indirizzare la maggior parte degli eventi intorno al periodo della fine della seconda guerra mondiale, della Resistenza, della nascita della democrazia e della Costituzione. Il nostro lavoro sulla memoria è definito dal nostro impegno per la pace perché per noi significa offrire un’opportunità di conoscenza e di crescita per la comunità per costruire insieme un futuro di non violenza”.
La memoria storica come buona pratica per una cultura dell’accoglienza
“In questo periodo abbiamo pubblicato memorie di giovani renitenti alla leva che hanno vissuto nel ’44 nei boschi pur di non entrare nell’esercito di Salò. Raccontarle significa valorizzare la loro scelta di rifiuto del Fascismo e di una modalità di relazione sociale basata sulla sopraffazione. È un esempio di un evento della nostra storia che può aiutarci nel presente ad individuare modalità di relazione non violente tra le persone e nella società. Questo significa legare l’attività della memoria al concetto di ospitalità responsabile, guardare con occhi diversi a tutte quelle persone che oggi nel mondo vivono situazioni di guerra e di conflitto e fuggono da queste realtà in cerca di un luogo di pace, ai migranti, i richiedenti asilo, i rifugiati“.
Quali iniziative state portando avanti?
“ I testi, i filmati, le immagini, i racconti indiretti o direttiche abbiamo raccolto sono oggetto di incontri, momenti di lettura e di riflessione, attività specifiche pensate per la scuola, o spunto per realizzare nuovi progetti. Stiamo lavorando per dare onore alle vittime delle persecuzioni fasciste e naziste e a coloro che sono morti nei campi di concentramento, agli internati militari italiani. Il prossimo 27 gennaio faremo una commemorazione in consiglio comunale per rendere omaggio a due di questi testimoni, oggi centenari, che solo in tarda età hanno condiviso i loro ricordi, raccolti ora in testi e filmati. Questo ci dà la misura di quanto la memoria individuale sia dolorosa, soprattutto quando deve fare i conti con gli aspetti più terribili della violenza umana. Per questo è importante dare valore alle testimonianze, consapevoli della fragilità della testimonianza diretta ma anche un’importanza della testimonianza indiretta legata ai nostri luoghi, alle famiglie, ai racconti che vengono tramandati.
Il 9 gennaio metteremo una soglia di inciampo all’edificio della Pia Casa dove furono radunati tanti cittadini poi condotti nei campi di concentramento in Germania, da cui in molti non sono più tornati, per riportare alla luce e rendere visibile una storia della nostra città rimasta silenziosa per molto tempo.
Faremo una iniziativa per far conoscere l’impegno di Jella Lepman, che nella Germania devastata dalla guerra fece arrivare da ogni parte del mondo libri per bambini e portò avanti una nuova visione di educazione all’infanzia nella convinzione che la ricostruzione e la rinascita culturale dovesse partire dai bambini, educandoli alla pace e alla fratellanza. Realizzeremo anche una mostra per riflettere su come sia stato possibile aver tirato su una generazione di giovani diventati poi soldati che per obbedienza hanno prodotto morte e terrore”.
Memoria storica e nuove generazioni. Come interessarle al tema?
“ Gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado si dimostrano sempre interessati alle nostre mostre. Abbiamo in programma la proiezione del film Aquile randagie, la storia di giovani scout che in epoca nazista hanno resistito e praticato la non violenza. Cerchiamo di renderli protagonisti: con i ragazzi delle scuole superiori stiamo raccogliendo testimonianze e interviste in collegamento con l’Atlante delle stragi naziste e fasciste.
Anche il fumetto è una forma di comunicazione molto efficace per interessare i più giovani, soprattutto se vengono coinvolti in prima personale nella realizzazione. In occasione di Lucca Comics and Games realizziamo fumetti tematici dedicati a particolari periodi storici o vissuti personali che riscuotono sempre molta attenzione dalle scuole, grazie anche alla partecipazione degli insegnanti”.