“È stata un’esperienza positiva, partecipata con entusiasmo sia dai bambini che dagli insegnanti della scuola. Ci piacerebbe riproporre l’esperienza il prossimo anno scolastico, affrontando altre interessanti tematiche educative che Unicoop Firenze sempre propone alle scuole della Toscana. Certo, la nostra non è una scuola proprio dietro l’angolo, ma ci piacerebbe comunque creare un legame duraturo per poter sviluppare insieme nuovi progetti”, così commenta il dott. Iuri Falorni, dirigente della Scuola internazionale italiana Enrico Mattei di Lagos, in Nigeria, i tre incontri di educazione al consumo realizzati tra marzo e aprile con le educatrici della Cooperativa Mèta, che da anni seguono e collaborano nelle scuole toscane alla realizzazione delle proposte di cittadinanza consapevole di Unicoop Firenze. E a testimoniare il gradimento di questa esperienza sono anche le lettere e i disegni che i bambini e le bambine della primaria di I grado non hanno mancato di far avere alle educatrici toscane.
Protagonista del percorso di educazione al consumo “Dire, gustare, imparare…” è stata la frutta. Ed ecco che, al posto della mela o della pesca, si sono degustate la banana, il cocco, il mango, l’ananas… Un vero e proprio laboratorio a distanza, con tanto di sorpresa finale. Nell’ultimo incontro, i bambini e le bambine che avevano seguito il laboratorio hanno guidato nell’incontro successivo i compagni della classe prima nell’esperienza degustativa.
Insomma, è stato un importante momento per far scoprire ai bambini in modo divertente principi per una sana ed equilibrata alimentazione, attraverso la conoscenza delle principali funzioni nutritive del cibo, ma anche un momento di scambio culturale reciproco, e per molti bambini, l’occasione per conoscere meglio la Toscana e l’Italia.
“La nostra scuola italiana è nata negli anni ’60 su iniziativa di alcune società italiane con lo scopo di dare ai figli dei propri dipendenti un’istruzione italiana. Con il passare degli anni però la realtà scolastica si è modificata notevolmente e oggi la scuola ha un’utenza multiculturale. Molti di loro, pur studiando l’italiano, non sono mai stati in Italia ed hanno una concezione dell’Italia molto astratta. Questo è il motivo per cui ho deciso di far fare questa esperienza: non soltanto per affrontare tematiche educative, ma per avvicinarli alla cultura e alla lingua italiana, mostrando il nostro paese non solo attraverso i libri di scuola, ma con un’esperienza diretta, seppur con i limiti della videoconferenza”, prosegue il dott. Falorni.