Se c’è un’attrice emersa in questo 2024, è lei. Celeste Dalla Porta, la protagonista di Parthenope di Paolo Sorrentino, il film del quale tutti hanno parlato – nel bene, nel male, ma ne hanno parlato – . E hanno visto il film. Sei milioni di euro l’incasso, mentre scriviamo. Uno dei film che hanno riportato gli italiani in sala.
E come il corpo umano è composto all’ottanta per cento di acqua, Parthenope è composto all’ottanta per cento di lei. Nel film sono i suoi primi piani, i suoi sguardi, i suoi silenzi, la sua bellezza, la sua noncuranza mentre fuma una sigaretta, mentre si posa leggera nell’inquadratura, e la illumina con la sua presenza. «C’è in lei una sorta di dolore imperscrutabile», dice di lei Sorrentino, che ha presentato il film al festival di Cannes e poi lo ha accompagnato in una serie di anteprime di mezzanotte in giro per l’Italia.
Parthenope nel film nasce in acqua, e attraversa la vita con sguardo enigmatico, che ti cattura. Non era facile interpretare questo ruolo, fatto più di sguardi che di parole, più di silenzi che di azioni, per Celeste Dalla Porta. Nata a Milano la vigilia di Natale del 1997, Celeste è figlia di un musicista jazz, Paolino Dalla Porta, e della fotografa Melina Mulas, ed è nipote del fotografo Ugo Mulas. Frequenta il liceo artistico, studia teatro-danza con la coreografa americana Julia Anne Stanzak. Nel 2019 si trasferisce a Roma, entra al Centro sperimentale di cinematografia. «Qualche corto, qualche provino, e poi è arrivato Sorrentino. È stato tutto molto veloce», dice.
Quanta è stata l’ansia, per un primo ruolo così importante?
Prima delle riprese è stato tutto molto graduale, ci sono stati vari provini, mi sono accostata piano piano all’idea che avrei fatto un film con Sorrentino. E anche sul set di paura non ne ho avuta: la paura è arrivata dopo. A Cannes ho cominciato a capire la potenza di esposizione della mia immagine. Da lì iniziava un nuovo percorso per me, anche di vita.
Come racconterebbe il personaggio di Parthenope?
È una donna speciale, mette in crisi perché nessuno riesce a controllarla, a possederla. È un personaggio in bilico tra mistero, sensualità e leggerezza. Ma in lei c’è anche il dolore per la fine dell’innocenza. Il suo sguardo è sempre un po’ distante, un po’ sfuggente, non lascia capire cosa pensa.
È un personaggio che vive nel passato, ma è anche un personaggio moderno. Che cosa dice alle donne, oggi?
Il suo è un viaggio di emancipazione. In tempi ancora difficili per le donne, lei decide di non fare figli, di non sposarsi, di dedicarsi alla carriera, di essere libera, di scoprire se stessa.
Ha visto qualche film per trarre ispirazione ed entrare meglio nel personaggio?
Paolo Sorrentino mi ha consigliato di vedere Io la conoscevo bene con Stefania Sandrelli, e quel film è stato una fonte di ispirazione. Parthenope è un po’ Adriana, il personaggio che la Sandrelli interpretava in quel film del 1965. È una donna che cerca la libertà, e infine la conquista.
Parthenope tocca anche molti temi delicati: quello dell’aborto, per esempio. Parthenope abortisce illegalmente.
Quello è un grande atto di coraggio da parte sua. Ai tempi di Parthenope non era certo come oggi. Lei ha il coraggio di interrompere la gravidanza.
La bellezza, si dice nel film, «è come una guerra, apre tutte le porte». A Parthenope la bellezza sembra quasi pesare.
La bellezza è una guerra, quindi crea solo vittime. Parthenope non sa di sedurre, seduce perché gioca, non ha coscienza della sua bellezza.
Parthenope, dopo il suo cammino nelle sale, approderà sulla piattaforma Netflix, che lo distribuirà in streaming. Una cosa è certa: Celeste ha lasciato il segno. E la vedremo ancora.