Firenze, via Francesco Caracciolo, lungo il Mugnone e appena passata piazza delle Cure. Non esattamente il luogo dove ti aspetteresti di incontrare Michelangelo. E invece da ieri, fra le persone che vanno a fare la spesa e gli anziani che si fermano a guardare il cantiere per la realizzazione del nuovo punto vendita Coop.Fi, c’è proprio Michelangelo. Per l’esattezza ci sono l’Aurora e il David dell’artista che ha fatto grande la Cappella Sistina, riprodotti sul copricantiere.
Grandi tavole nere intervallate dall’Arte con la A maiuscola: sono le foto di Aurelio Amendola che reinterpretano le più famose opere dell’artista fiorentino. Mettendo in primo piano la sensualità dei corpi e delle figure con la luce chiamata a ridare vita alle sculture più famose della storia dell’arte internazionale.
“Ci vorrebbe una giornata a raccontare la mia storia – esordisce Amendola -ho iniziato quasi per caso: erano gli anni Cinquanta, ero un ragazzo e come tanti altri stavo cercando un lavoretto quando entrai nella bottega di un fotografo di Pistoia. All’inizio c’era da “lavare” le foto, poi è arrivata la passione per la fotografia”. Una passione che lo ha portato a ritrarre tanti artisti, un nome fra tutti, Andy Warhol, ma anche tante opere d’arte: “Iniziai con le opere di Marino Marini, poi è arrivato Michelangelo. Mi era stato chiesto di fotografare un artista italiano: ho mirato in alto”.
Così quasi senza temere il confronto – “Chissà cosa ne pensa Michelangelo lassù, fatto sta che le mie foto sono sempre state molto apprezzate” scherza Amendola – è partita l’avventura di dare una nuova lettura, attraverso il suo obiettivo, al classico per eccellenza. Ad esempio il David di Michelangelo conservato al Museo dell’Accademia piuttosto che l’Aurora che si trova alle Cappelle Medicee. Dopo molteplici mostre e grazie al rapporto con la ditta Giannoni e Santoni, in questi giorni Michelangelo è arrivato anche nel cantiere della zona delle Cure. La collaborazione con Unicoop Firenze nasce da un sentire comune: è necessario lavorare per ampliare l’accesso alla cultura e se Firenze è di per sé un museo a cielo aperto, anche un copricantiere può diventare il luogo del bello.
I capisaldi del progetto? Sono la diffusione della potenzialità comunicativa dell’arte, la riflessione sul senso della storia e la conoscenza delle radici di una comunità locale e non ultima, specialmente di questi tempi, l’aspirazione ad una migliore qualità della vita. Passeggiare per strada ed imbattersi nel David di Michelangelo fotografato da Aurelio Amendola, alla fine, vuole dire anche dare una svolta alla giornata e calarsi il tempo di qualche secondo nella bellezza più profonda.