Andrea Bocelli da Haiti a Sarnano

I progetti della Fondazione creata da Andrea Bocelli e sua moglie Veronica

Potenziare persone e comunità

Essere la moglie di uno degli uomini più famosi al mondo può rappresentare una grande opportunità, se non ci si limita a godere di luce riflessa. Così Veronica Berti, in Bocelli, ha piegato il sole del suo Andrea per illuminare una parte di mondo che soffre. All’insegna del motto inglese “empowering people and communities” (letteralmente: potenziare persone e comunità).

Ma cosa significa precisamente? «Adoperarsi affinché sia offerta a ciascuno l’opportunità di esprimersi al meglio delle proprie capacità. Significa creare opportunità di crescita e di valorizzazione del talento».

C’è stato un evento che ha particolarmente colpito lei e suo marito e vi ha fatto dire: ora dobbiamo impegnarci per gli altri?

Non c’è stato un evento in particolare che ci ha spinti. Le motivazioni risiedono in quei valori universali che, in quanto cristiani, noi attingiamo dalle Sacre scritture. Quello della solidarietà è un valore che i miei genitori mi hanno aiutato a comprendere e a perseguire fin da quando ero una bambina.

La Fondazione Andrea Bocelli è nata da esperienze di volontariato e di filantropia che Andrea e io avevamo avuto, negli anni precedenti. Abbiamo maturato la convinzione che quanto facevamo non era abbastanza e non abbastanza strutturato e organico. Così ha preso corpo, nel 2011, quel “laboratorio vivo” che è ABF e che, grazie al legame di fiducia instaurato fra Andrea e tante persone nel mondo, e grazie all’aiuto di tutti, può portare avanti progetti internazionali e pluriennali anche di grande impatto.

Da Haiti alla ricostruzione post-terremoto in Italia: secondo quali criteri scegliete i progetti da sostenere?

Haiti è una terra meravigliosa e martoriata, vorremmo offrire ai suoi abitanti la possibilità di guardare al futuro. Puntiamo sull’educazione, perché è la chiave per garantire le stesse opportunità a tutti.

Attualmente la fondazione garantisce l’accesso all’istruzione a 2550 studenti di 5 scuole, in collaborazione con il nostro partner locale Fondation St. Luc, assicura un salario al personale didattico e offre i trattamenti medici necessari a tutti i bambini.

Quanto all’Italia, nel territorio colpito dal terremoto del 2016, dopo la realizzazione di una scuola a Sarnano nelle Marche (inaugurata nel maggio scorso e realizzata in 150 giorni), stiamo costruendo un nuovo edificio nel comune di Muccia. Al centro dei nostri progetti ci sono le persone e le comunità.

Ce n’è uno al quale siete più legati?

Tutti hanno la medesima importanza. Non posso negare però, a livello emotivo, una predilezione per Voices of Haiti, coro composto da sessanta bambini, creato ad Haiti con Fondation St. Luc. Hanno una età compresa tra i nove e i quindici anni e provengono dalle aree più vulnerabili di Port-au-Prince. Fra loro, molti vivono in Cité Soleil, la baraccopoli più grande della capitale haitiana.

Grazie alla musica, hanno la possibilità di uscire dalla violenza e dalla povertà, lavorando duramente sul loro potenziale. Nel nuovo album di inediti di mio marito, uscito di recente, le voci dei nostri bimbi risuonano in ben due brani. Il coro segue un più ampio progetto di educazione musicale che ha coinvolto, ad Haiti, dodicimila bambini.

Con quali modalità siete coinvolti, lei e suo marito, nella gestione dei progetti? In prima persona, oppure preferite delegare?

Siamo pienamente e direttamente coinvolti, anche se supportati da un gruppo di professionisti e da un piccolo esercito di amici volontari. Seguiamo pressoché tutte le fasi di ogni progetto, ad esempio siamo stati più volte ad Haiti, così come a Sarnano. Anzi in quest’ultimo caso abbiamo avuto anche la possibilità di verificare quotidianamente, tramite webcam, l’andamento dei lavori.

Chi sono i principali sostenitori? Con quali criteri vengono gestiti i bilanci della fondazione?

Istituzioni, grandi e piccole, oltre a tantissimi privati cittadini. Il cuore di ABF sono i volontari, i sostenitori, gli amici e simpatizzanti. Sono loro, i veri protagonisti della fondazione, lo dico senza retorica. Naturalmente abbiamo anche grandi aziende che ci sono vicine, ma negli anni si è ampliato il sostegno di tante famiglie. E ne siamo particolarmente fieri.

Quanto al bilancio, viene annualmente pubblicato ed è, in totale trasparenza, disponibile sul web. In sette anni oltre 20 milioni di euro sono stati investiti in progetti di medio-lungo periodo, in Italia e all’estero.

Qual è la relazione tra ABF, Firenze e il territorio toscano?

Mio marito dice sempre di sentirsi un prodotto della sua terra: dalla campagna toscana, dove è nato e cresciuto, ha assorbito quei valori che hanno forgiato la sua vita e le sue scelte. Nella realizzazione della maratona filantropica Celebrity Fight Night in Italy (laddove ABF è beneficiaria di parte dei fondi raccolti), negli ultimi cinque anni abbiamo avuto l’appoggio, pieno e costruttivo, dell’Amministrazione fiorentina.

Non è un caso se la sede legale della fondazione è a Lajatico, paese natale di Andrea, nel cuore della Valdera. A testimoniare un rapporto di reciproca stima, di reciproco affetto.

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