Come ci spiega Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, «“Marina Abramović. The cleaner” è la prima grande retrospettiva italiana su Marina Abramović, artista che, nei suoi 50 anni di carriera, dagli anni ‘70 a oggi ha avuto stretti rapporti con il nostro Paese. È quindi una mostra doverosa».
La notizia ha un’importanza doppia. Perché il pubblico potrà conoscere una delle fondatrici della performance art e perché è la prima volta che la sede espositiva fiorentina ospita una mostra dedicata a una donna.
In tal senso, non è solo Firenze in ritardo; il problema è generalizzato: «Può parere bizzarro – prosegue Galansino -, ma guardando nei programmi dei musei del mondo, le monografiche dedicate ad artiste donne sono molte meno di quelle dedicate ai colleghi maschi. È un deficit culturale su cui tanti studiano e lavorano. Addirittura esistono collettivi di artiste donne che trattano questi temi».
“Marina Abramović. The cleaner” celebra un passaggio: arrivata a questa fase della carriera, l’artista si guarda indietro, lavora sulla propria memoria, fa pulizia (the cleaner, appunto) e mantiene solo quel che, fino a oggi, ha contato nella costruzione del suo essere, della sua storia, della sua identità.
«Visitando la mostra – sottolinea Galansino -, si compie un emozionante viaggio attraverso il vissuto straordinario di questa donna forte, dal carattere incredibile. Parliamo di un’artista, oggi settantaduenne, che ha cominciato a lavorare alla fine degli anni ‘60, ha inventato un genere e, in 50 anni di carriera, ha saputo evolvere il suo linguaggio con forza ed efficacia, trasformandosi in modo camaleontico, ma rimanendo sempre fedele a se stessa: da artista di rottura negli anni ‘70 a icona pop, celebrata nelle serie televisive e ammirata dai designer. Una vita e una carriera incredibili».
Effimera ma non sempre
Marina Abramović si definisce la «matriarca della performance art». Qui l’opera d’arte è costituita dall’azione, pianificata o spontanea, di un individuo o di un gruppo in un luogo e in un lasso temporale.
«È l’arte effimera per eccellenza – spiega Galansino -: si consuma nel momento in cui viene fatta e non sopravvive. A partire dagli anni ‘70, quando le performance nascono e diventano corrente artistica, gli artisti si sono interrogati su questo limite. Ognuno dà risposte diverse. Marina ha avuto una visione più forte su questo problema: dall’inizio degli anni 2000, con un metodo specifico, The Abramovic method, le sue performance possono rivivere».
E proprio Palazzo Strozzi sarà un organismo vivente, una sorta di mostra-teatro, dove a ogni ora del giorno decine di attori, selezionati dallo Studio di Marina, istruiti e allenati, riproporranno le performance di Marina.
Omaggio al Rinascimento
Nonostante che la Abramović sia sempre stata un’artista di avanguardia che ha sconvolto i linguaggi tradizionali, avendo studiato all’Accademia di Belgrado ha ricevuto una formazione classica, fondata sull’immaginario dell’arte occidentale.
Secondo Galansino, «lo possiamo vedere in alcune sue performance che hanno un’eleganza, una classicità che ci fanno pensare alla statuaria greca e greco-romana: Imponderabilia, per esempio, con i due corpi nudi uno di fronte all’altro, si ispira alle classiche cariatidi».
Un caso eclatante, forse il più esplicito, è Anima Mundi, creata in Italia a metà degli anni ‘80. Con la collaborazione dell’Opera del Duomo di Firenze, sarà esposta proprio di fronte alla Pietà di Michelangelo. Anima Mundi di fatto è una Pietà, ispirata al Vesperbild, il tema iconografico tedesco del “Figlio di Dio, morto e adagiato sul grembo della Madre”, declinata in modo sublime da Michelangelo nella Pietà di San Pietro. «Quella di Marina è un vero e proprio omaggio al Rinascimento», conclude Galansino.
Marina e l’Italia
Come dicevamo, è forte il legame della Abramović con il nostro Paese dove, giovane artista, era invitata spesso in spazi pubblici o privati, a Milano, Roma, Bologna, o in rassegne internazionali come la “Biennale di Venezia”. Qui, nel 1997, con Balkan Baroque, la performance in cui lei puliva ossa insanguinate (era una denuncia della guerra in Jugoslavia), vinse il Leone d’oro.
Info: “Marina Abramović. The cleaner”, Palazzo Strozzi, 21 settembre 2018-20 gennaio 2019. Tutti giorni, ore 10-20, gio 10-23; tel 0552645155, info@palazzostrozzi.org. Prenotazioni: lun-ven 9-13 e 14-18; tel 0552469600, prenotazioni@palazzostrozzi.org
Visite speciali
Quattro appuntamenti con visita guidata gratuita riservati ai soci di Unicoop Firenze con l’acquisto del biglietto di ingresso ridotto a € 9,50 (+ 1 euro di prevendita) domenica 14 ottobre, 11 novembre, 16 dicembre, e 13 gennaio alle 16.30. Prenotazione obbligatoria Csc Sigma
0552469600, prenotazioni@palazzostrozzi.org
Pausa d’arte
A partire dal 3 ottobre ogni mercoledì alle 13.30 30 minuti per approfondire ogni volta un’opera diversa. Senza prenotazione, gratuitamente pagando il biglietto di ingresso. I soci di unicoop Firenze possono usufruire della speciale promozione 2X1 (€ 12 per 2 biglietti)
Certi contenuti della mostra possono urtare la sensibilità di alcuni. Ai minori di 14 anni si consiglia l’accompagnamento di un adulto. Il Dipartimento di educazione della Fondazione Palazzo Strozzi è a disposizione degli insegnanti per informazioni sui percorsi idonei per le scuole.