Gianni Morandi: mi sento un po’ toscano

Dopo il successo di Sanremo, ora in tour. Lo abbiamo incontrato in occasione del concerto al Mandela Forum di Firenze (il 15 marzo). Un'anteprima dell'intervista che troverete sull'Informatore di aprile, in distribuzione nei Coop.fi dal 30 marzo

La rivelazione del Festival di Sanremo? Senza dubbio Gianni Morandi, 78 anni pieni di energia, icona della generazione argento, che piace anche ai più giovani. Tanto da proporre un tour nei palazzetti dello sport, come i Måneskin, Eros Ramazzotti o Tananai, tanto per fare qualche esempio. «Chi l’avrebbe mai detto che alla mia età mi sarei esibito con una band in un palazzetto dello sport? Mi dicevo: “Chi mai pagherà un biglietto per venire a vedermi?”» ha dichiarato nel corso della conferenza stampa di presentazione del tour. E invece, ovunque, un pubblico numeroso ed entusiasta: a Firenze il 15 marzo al Mandela Forum è stato tutto esaurito.

Abbiamo avuto il privilegio di assistere al Mandela Forum alle prove durate quasi fino all’apertura dei cancelli. E poi lo abbiamo intervistato.

Si prova fino all’ultimo prima di un concerto?
È necessario, perché sul palco nel corso della tournée spesso arrivano degli ospiti: a Milano Sangiovanni, poi Jovanotti, qui Paolo (Vallesi, ndr) con questa bellissima canzone che è La Forza della vita. Ospiti a parte, ogni volta si cerca di rivedere qualcosa dello spettacolo precedente: quella luce che non è arrivata al momento giusto, il coro che deve essere più dinamico, insomma le prove non finiscono mai, perché ogni serata è diversa. Giorgio Gaber, che è stato il maestro del teatro-canzone, cominciava la tournée con uno spettacolo e la finiva con uno completamente differente.

In Toscana come vieni accolto dal pubblico?
Sempre bene. Mi sento anche un po’ toscano, perché sono nato sul confine fra Bologna e Firenze, vicino al passo della Futa. A distanza di due chilometri da Monghidoro l’accento cambia da emiliano a toscano. C’è questa rivalità del derby dell’Appennino, metà delle persone del mio paese tifavano per il Bologna, l’altra metà per la Fiorentina.

Sul palco

Arriva il momento del concerto, che si apre con un mix di immagini e musica di una carriera fantastica che dagli anni ʻ60 è arrivata fino all’ultimo Sanremo. Nella scaletta non mancano i pezzi più famosi come Bella signora e Fatti mandare dalla mamma, che nell’ultimo disco Morandi ripropone insieme a Sangiovanni, fenomeno da mezzo miliardo di streaming su Spotify, idolo delle ragazzine di oggi, così come lo era stato Gianni a suo tempo. «Ricordo quegli anni con nostalgia e tenerezza, un tempo nel quale per poter stare con una ragazza serviva una scusa. Allora, al massimo, potevi strappare uno sguardo o un sorriso di nascosto, mentre andava a messa accompagnata dai genitori. Quella canzone ha segnato tutta la mia vita. C’è stato un periodo che mi era venuta a noia e l’avevo eliminata dalla scaletta dei concerti, ma le persone restavano deluse e la richiedevano a gran voce. Quando andrò in paradiso, perché sono certo che ci andrò, sarò accolto da quella canzone». Perché per Morandi la musica deve trasmettere allegria e far star bene. E i testi impegnati? «Li lascio a chi sa trasmettere i messaggi meglio di me. Io preferisco lanciarli con l’esempio nel comportamento e attraverso l’educazione che sto dando ai miei figli».

Eppure, anche Gianni Morandi ha avuto la sua hit impegnata con C’era un ragazzo, che parlava della perdita dell’innocenza e della giovinezza per quella generazione richiamata alle armi in Vietnam dal governo degli Stati Uniti, sulla coda dei favolosi anni ʻ60, tutti spensieratezza e fiducia nel futuro: «Ci fu un’interrogazione parlamentare, la canzone fu cancellata dalla radio. La vita è davvero strana: per quel brano fui premiato dall’Unione Sovietica per il suo messaggio pacifista, invece oggi è la Russia ad aggredire l’Ucraina. Io la canto ancora volentieri, perché non si può non riflettere sui disastri della guerra».

L’intervista completa sul numero di Aprile dell’Informatore in distribuzione nei Coop.fi dal 30 marzo 2023.

I saluti di Gianni Morandi ai lettori e lettrici dell’Informatore

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