Grande successo a partecipazione ai due incontri di Casa Vasari dedicati ai soci Unicoop Firenze. Un luogo tutto da scoprire, situato in Borgo Santa Croce a Firenze, a pochi metri dall’omonima piazza. Elisabetta Nardinocchi, direttore del Museo Horne e di Casa Vasari, ci racconta i segreti di questo spazio unico.
Ci racconta della Sala Grande di Casa Vasari? In che condizioni era prima dell’intervento?
«Questo è un luogo nascosto della nostra città, uno spazio magico che ha richiesto un notevole impegno per recuperare questi ambienti che erano la casa di Giorgio Vasari a Firenze. Giorgio Vasari era aretino ma gran parte della sua vita l’ha passata proprio nella nostra città, lavorando per il Granduca Cosimo de’ Medici. È proprio lui che dona a Giorgio Vasari, il suo artista prediletto, questa casa che prima apparteneva alla famiglia Spinelli, a cui era stata successivamente confiscata perché avversari politici dei Medici. Nel 1571 Vasari acquista l’abitazione e la decora: oggi possiamo ammirare questa Sala Grande, la cosiddetta Sala delle Arti, che è stata completamente restaurata nel 2011 in occasione del quinto centenario della nascita del grande artista. Ovviamente gli affreschi della sala si trovavano in uno stato di conservazione pessimo, a causa del passare del tempo, delle infiltrazioni d’acqua e persino dei movimenti dovuti ai terremoti: anche le pareti avevano sofferto e quindi l’intervento era assolutamente necessario perché si rischiava di perdere tutto. La Fondazione Horne si è impegnata a recuperare gli affreschi di Giorgio Vasari, dipinti dal maestro per questa sua sala di rappresentanza, dove riceveva gli amici, i committenti e i grandi personaggi della Firenze della metà del ‘500».
Quali sono le opere più simboliche e qual è il ruolo del disegno nel ciclo di affreschi che circonda la Sala Grande?
«In queste opere è rappresentata tutta la storia di Giorgio Vasari che è stato un grande artista, pittore e architetto ma anche il primo storico dell’arte perché in effetti lui si è occupato di raccontare le vite dei grandi artisti e di tramandarle fino ai nostri giorni. Queste pareti raccontano tutta la sua storia e il suo concetto di arte: troviamo infatti raffigurate le Allegorie delle arti e alcune scene legate ai pittori dell’antichità. Possiamo inoltre renderci conto in uno spazio privato di come potevano essere le case dei nobili e delle famiglie alto borghesi della Firenze del ‘500. Quindi questi affreschi e queste storie le avremmo potute trovare in un palazzo del gran duca o di un dignitario di corte, quindi Vasari crea questo spazio a modello di quelli che lui era solitamente abituato a fare per la sua committenza però con un messaggio chiaro, raccontando il ruolo del disegno nella storia dell’arte. Il disegno è per Vasari il momento centrale che unisce tutte le arti. Attraverso il disegno noi possiamo superare i limiti della natura, ben rappresentati dalla scena del pittore Zeusi che era stato chiamato a raffigurare la figura della dea Giunone. Per raffigurare la figura di una dea lui chiama le cinque fanciulle più belle della sua città, Agrigento, e da ognuna di loro, trae la parte migliore: di una raffigura una gamba, di un’altra il volto, di un’altra i capelli, per dimostrare come l’arte, in particolare attraverso il disegno, possa superare la natura. Questo è il concetto generale che possiamo ritrovare negli affreschi della Sala Grande, compresi quelli dipinti nella fascia superiore che circonda tutto l’ambiente e che ritrae i 13 grandi pittori, che sono stati i suoi maestri e i suoi riferimenti, in particolare Michelangelo, Leonardo, Raffaello e Andrea del Sarto, che lui guarda e con cui si confronta».
Casa Vasari rappresenta un compendio della visione accademica dell’arte di Vasari. Può raccontarci brevemente chi era Giorgio Vasari?
«Giorgio Vasari è stato uno degli artisti più importanti ed eclettici del ‘500 e ha di fatto segnato la storia della città di Firenze a partire dalla metà del ‘500 in poi. Poi è diventato uno degli artisti di punta del Granduca Cosimo de’ Medici e della corte. Vasari è intervenuto su tutta la città con cicli di affreschi, penso al lavoro fatto in Palazzo Vecchio, ma anche nelle chiese, soprattutto quelle con un impianto trecentesco che ha ristrutturato in chiave “moderna”, come Santa Croce e Santa Maria Novella. Insomma, un grande artista e una figura poliedrica che ha creato anche una scuola con tanti allievi che hanno continuato dalla fine del ‘500 e ancora nel ‘600 a raccontare la sua visione artistica».