Un certificato di sostenibilità per la grande distribuzione organizzata. La Regione Toscana ha scelto di valorizzare le buone pratiche e in qualche modo “riconoscere” i comportamenti virtuosi delle aziende. A quelle organizzazioni della grande distribuzione che dimostreranno di rispettare certi canoni stabiliti dalla normativa regionale, sarà attribuito una sorta di bollino verde che ne riconosce la sostenibilità. Può essere sostenibile una catena di supermercati? Secondo Stefano Ciuoffo, assessore regionale alle attività produttive, non solo può, ma deve diventarlo.
Perché?
«L’impatto che ha una catena distributiva sul territorio è molto forte: comporta spostamenti di merci, occupazione di suolo, consumo di energia, produzione di rifiuti e così via. Rispettare le norme di legge non è sufficiente; per la Regione era importante dare un riconoscimento a chi fa qualcosa in più per preservare il territorio sotto vari aspetti e incentivare comportamenti virtuosi».
Cosa significa sostenibilità?
«È un concetto che sta prendendo campo a livello internazionale e che risponde a un’esigenza dei consumatori che chiedono alle imprese maggior impegno rispetto al pianeta. Sostenibilità significa ad esempio ridurre l’impatto ambientale, limitando o azzerando addirittura l’uso della plastica negli imballaggi, favorendo la raccolta differenziata e l’uso di cassette e contenitori riutilizzabili. Altre azioni che la Regione Toscana intende premiare sono quelle rivolte al risparmio energetico, con la regolazione delle temperature degli impianti di refrigerazione e riscaldamento, e l’utilizzo di energie rinnovabili».
In quali altri campi si può applicare il concetto di sostenibilità?
«Fra i criteri scelti per l’attribuzione della certificazione regionale, c’è il sostegno all’economia locale e ai piccoli produttori. Inserire sugli scaffali prodotti locali, anche se questo può comportare costi maggiori per il supermercato e per il consumatore, ha un valore inestimabile per l’economia di un territorio, per le persone che lo abitano e, continuando a lavorarci, lo mantengono vivo. È un antidoto alla globalizzazione selvaggia e uno stimolo per chi vuole dar vita a una propria impresa. Ma è anche una sorta di garanzia di qualità per il cliente, che sa di consumare un prodotto spesso di qualità, che ha percorso pochi chilometri per arrivare al supermercato, quindi più fresco e salutare».
Per ricevere il certificato di sostenibilità le aziende dovranno mettere in atto anche azioni per ridurre lo spreco alimentare.
«La lotta allo spreco è un aspetto fondamentale: come Regione Toscana abbiamo firmato un protocollo con Anci Toscana e Consorzio Life food waste stand up (progetto cofinanziato dalla Commissione europea) per favorire la donazione delle eccedenze alimentari, e in questo le catene della grande distribuzione occupano un ruolo chiave. È importante creare un circolo virtuoso per soddisfare innanzitutto un bisogno primario di tante famiglie in difficoltà. Come effetto collaterale avremo anche quello di incidere sugli sprechi alimentari, sul riciclo dei materiali e su un complessivo beneficio sociale collettivo».
La certificazione di sostenibilità porterà qualche vantaggio anche per i clienti?
«I consumatori potranno scegliere con maggior consapevolezza dove fare la spesa. E sapendo che il proprio supermercato mette in pratica azioni virtuose per il territorio, con i propri acquisti diventeranno parte attiva di un processo vantaggioso per tutti».