Alimenta la solidarietà

Il 13 ottobre, in oltre 90 punti vendita Coop.fi, torna l’appuntamento con la raccolta alimentare della Fondazione Il Cuore si scioglie a sostegno delle persone in difficoltà

“Mangio qui per necessità ma è come stare in famiglia, non ci si sente soli” dice Paolo all’ingresso della mensa Caritas di Piazza SS. Annunziata a Firenze. È un uomo alto, con grandi occhi chiari, l’espressione di chi dopo tante vicissitudini vive finalmente un attimo di serenità. Da qualche mese ha anche un posto dove dormire, ma quando racconta le notti passate per strada sul viso appare un velo di malinconia.

 

La sua è una delle tante storie di ordinaria solidarietà che si incontrano nelle mense e nei luoghi d’accoglienza della Toscana. Un mondo spesso ignorato, quasi invisibile che vede protagoniste persone in difficoltà e volontari impegnati per garantire loro un pasto caldo.
Un incontro che si ripete ogni giorno anche grazie alla raccolta alimentare promossa dalla Fondazione Il Cuore si scioglie onlus.

Un’iniziativa che si svolge due volte l’anno vede collaborare fianco a fianco le 38 sezioni soci Unicoop Firenze e oltre 150 associazioni sul territorio toscano, con l’obiettivo di raccogliere prodotti non deperibili da consegnare a chi vive in condizioni di povertà.

Povertà e solitudine

“Oggi la prima forma di povertà è la solitudine — spiega Alessandro Martini, direttore di Caritas Firenze e delegato regionale — I nostri tempi diventano sempre più complessi, le persone sono più isolate e quindi più fragili. Spesso ci troviamo di fronte uomini e donne che hanno fatto scelte sbagliate nella vita e non hanno la capacità di ricominciare. Hanno un gran bisogno d’ascolto. Sbaglieremmo a considerare la povertà soltanto come un dato economico”

 

Martini descrive le dimensioni di un problema preoccupante, sebbene in Toscana la situazione sia migliore che altrove: “Nella nostra regione la popolazione che vive in famiglie in stato di grave deprivazione materiale è il 7 per cento del totale. Parliamo di nuclei familiari numerosi con un solo reddito, cinquantenni che hanno perso il lavoro, genitori separati, anziani soli, giovani e meno giovani eterni precari. A loro si aggiungono i tanti che incrociamo per strada ogni giorno, divenuti ormai invisibili agli occhi di molti. E cresce la percentuale di italiani che richiedono assistenza alimentare perché sta aumentando il numero di coloro che sono senza dimora”.

Solidarietà a filiera corta

Mantenere il contatto diretto con queste persone non è semplice, ammette Martini, per questo la capillarità e la velocità che caratterizzano la raccolta alimentare della Fondazione Il Cuore si scioglie fanno la differenza: “Anzitutto perché chi dona ha la certezza che tutto vada a buon fine, visto che ogni singolo prodotto viene destinato a chi su quel territorio vive situazioni difficili. In secondo luogo perché crea rete e favorisce la relazione tra le persone. Mi piace descriverla come una sorta di filiera corta della solidarietà”.

 

In termini organizzativi la raccolta è suddivisa in 2 momenti. La prima parte, visibile a tutti, è la raccolta stessa: oltre 2000 volontari nei negozi Coop.fi raccolgono gli alimenti donati da chi fa la spesa. “A fine giornata – continua Martini – prodotti sono stoccati nelle vicinanze del supermercato e già nelle ore successive vengono distribuiti tra le associazioni in base al numero delle persone di cui si prendono cura. Parliamo di circa 50.000 famiglie assistite”.

Un aiuto concreto e immediato, che va a sommarsi al contributo che Unicoop Firenze dà alle associazioni redistribuendo la marginalità ricavata dalla vendita dei prodotti donati: circa 100mila euro in buoni spesa utilizzabili per acquistare durante l’anno prodotti freschi per le persone bisognose.

Altri occhi

Ma il cibo non è soltanto qualcosa che nutre le persone. A volte si trasforma in sguardi, parole e scelte di vita.

 

Bekim, il cuoco della mensa Caritas di Piazza SS. Annunziata, lo sa bene.
“Ho iniziato 15 anni fa – racconta con indosso il grembiule mentre fa una pausa – ma ogni giorno è come se fosse il primo. La cosa più bella è fare due chiacchiere con chi viene a mangiare, perché è anche di questo che hanno bisogno”. Il menù cambia sempre in base al cibo donato alla struttura.
“Prepariamo circa 20 kg di pasta al giorno per 120 persone divise in due turni” specifica Bekim “e butto la pasta sempre 5 minuti prima che entrino, mai troppo in anticipo”.

 

L’intera mensa conta due dipendenti e una quarantina di volontari: c’è Franco, che si occupa dell’accoglienza, oppure Elisabetta, la responsabile del servizio.
Dai loro occhi traspare la passione e la dedizione con cui cercano di non far mancare nulla a chi, in fila, si appresta a entrare.

Alla domanda su cosa li spinga a proseguire in questo impegno rispondono con semplicità: “Il sorriso che hanno le persone quando si siedono a tavola”.
Lo stesso che ha Gaetano, più di 80 anni, quando raggiunge il suo solito posto e dopo aver abbracciato Bekim chiede: “Cosa ci avete cucinato di buono?”

Iscriviti alla Newsletter

Le notizie della tua Cooperativa, una volta alla settimana. Guarda un esempio

Errore: Modulo di contatto non trovato.

Potrebbe interessarti