Paolo Hendel: la giovinezza è sopravvalutata

"Sono contento di essere stato giovane e mi dovesse ricapitare lo rifarei anche volentieri"

“Sono contento di essere stato giovane e mi dovesse ricapitare lo rifarei anche volentieri”

È la risposta del comico fiorentino a Giacomo Leopardi: «Parto proprio da lui, che parla della “detestata soglia di vecchiezza”. Con tutto l’amore per Leopardi, immenso poeta, dico solo che, se invecchiare non è divertente, l’alternativa è peggio, e la vecchiaia ha anche aspetti positivi. Detto questo, io sono contento di essere stato giovane e mi dovesse ricapitare lo rifarei anche volentieri», afferma Paolo Hendel, che riesce a rendere divertenti tutti i piccoli e grandi inconvenienti degli anni che passano.

La giovinezza è sopravvalutata, scritto con Marco Vicari, è alla seconda ristampa e si apre con una dedica a Piero Metelli, con cui Hendel racconta di aver cominciato «il gioco del palcoscenico e a ridere e far ridere delle cose che nella vita non vanno nel verso giusto. Ridere delle cose negative per esorcizzarle è un bisogno fisiologico che abbiamo tutti».

Dolce far niente

E se il primo monologo targato Hendel-Metelli verteva proprio sul tema della dipartita, con La giovinezza è sopravvalutata il comico, reso famoso dai suoi personaggi televisivi e dalla partecipazione a Mai dire gol, usa l’ironia per raccontare i vantaggi – e gli svantaggi – della cosiddetta terza età: «È una età in cui si può iniziare a rallentare il ritmo per dedicarsi al dolce far niente o, ad esempio, alla lettura, anche se io mi diverto parecchio anche con i videogiochi. È una passione che condivido con mia figlia tredicenne – sono un primiparo attempato, lo ammetto -, anche se lei è molto più brava di me a smettere con il gioco».
Fra gli svantaggi, «i controllini periodici di routine, gastroscopia, colonscopia, l’urologo e altre meraviglie, che a una certa età sono necessari, anche per gli uomini, che di natura tendono a rimandare».
Dalla collaborazione con la dottoressa Maria Chiara Cavallini, geriatra a Careggi, nascono le schede informative e tanti altri preziosi consigli presenti nel libro.

Persone per bene

La vecchiaia però, oltre a essere un fatto personale, in Italia è una questione di Stato: «Siamo il secondo Paese al mondo per percentuale di anziani, dopo il Giappone. Se ora davanti ai nostri cantieri ci sono i vecchi che passano il tempo a guardare il lavoro degli operai giovani, fra qualche anno ci saranno i vecchi che passeranno il tempo a guardare il lavoro di altri vecchi, e se sentirai dire “Attenti a quel tubo!” non sarà un tubo delle condutture ma il catetere dell’operaio ottantenne! Facciamo pochi figli e le nuove generazioni spesso fuggono all’estero, e giustamente, ahimè! Abbiamo bisogno di un ricambio, ma il fenomeno migranti viene additato solo come un’emergenza e seguitano a parlare di invasione, mentre in realtà già prima di questo governo gli sbarchi erano diminuiti di più del 75%. Nel libro lo dico: piuttosto che “Prima gli italiani”, io sono del partito del “Prima le persone per bene”, e l’arrivo dei migranti, ovviamente controllato e regolato, può essere una risorsa per il nostro Paese alle prese con la crisi demografica».

Dalla carta al teatro

Il manifesto per una vecchiaia felice nei prossimi mesi potrebbe diventare un monologo teatrale: il libro è rivolto a tutti, non solo a chi ha i capelli bianchi. Si parla di terza età partendo dalla giovinezza e si ride delle nostre paure e delle nostre debolezze.

Ma in fondo qual è la ricetta per invecchiare felicemente?
«Mantenere attiva la mente, essere curiosi, interessarsi a qualcosa, saper ridere di se stessi e, come ha detto il nostro Francesco Maria Antonini, fiorentino, uno degli inventori della geriatria, mantenere sempre la capacità di indignarsi. Sant’Agostino diceva: “La speranza ha due bellissimi figli, l’indignazione e il coraggio. L’indignazione per come vanno le cose e il coraggio per cambiarle”. Finché ci sono questi due elementi, si resta giovani anche da vecchi», conclude Paolo Hendel.

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