Paolo Galluzzi. Nel segno di Leonardo

Intervista a Paolo Galluzzi, presidente del Comitato nazionale per le Celebrazioni e direttore del Museo Galileo di Firenze

Sono passati 500 anni dalla scomparsa del genio Leonardo Da Vinci e ancora non smette di affascinare profondamente. Dalle sue opere artistiche ai suoi scritti fino all’invenzioni fantasmagoriche.

Tutta l’Italia sta festeggiando il grande Leonardo, come spiega Paolo Galluzzi, presidente del Comitato nazionale per le Celebrazioni e direttore del Museo Galileo di Firenze.

Un anno di celebrazioni per raccontare Leonardo al grande pubblico: qual è il punto di vista che il Comitato ha voluto privilegiare?

Il Comitato è un osservatorio da cui ho misurato la temperatura di un grande organismo, il Paese intero, davanti all’immagine di Leonardo che ancora oggi solleva interessi infinitamente diversi: c’è il Leonardo della razionalità, il mago rinascimentale, quello protagonista di battaglie civili e politiche.

Di fronte a queste innumerevoli immagini, il nostro scopo è di avvicinare il pubblico al Leonardo storico, in carne e ossa, depurato dalle interpretazioni non sempre disinteressate della sua immagine.

Come lo avete reso accessibile al grande pubblico?

Scegliendo eventi, linguaggi e strumenti anche molto diversi fra loro: convegni, conferenze, mostre, approfondimenti su ogni aspetto della sua figura; il tutto, raccontato anche con il linguaggio dello spettacolo – teatro, cinema e musica – e attraverso le possibilità espressive delle nuove tecnologie.

In cosa consiste la sua contemporaneità?

Nell’idea di una bellezza e armonia senza tempo che riesce a esprimere nelle sue opere d’arte, pur senza movimento delle figure. Questo il suo valore eterno.

Inoltre Leonardo esprime quell’unità della conoscenza, quella cultura senza confini fra scienza, tecnica, musica, pittura. Nella nostra società frammentata, fatta di saperi specialistici, guardiamo al modello leonardiano con nostalgia e ammirazione e quell’unità ci appare un mito, qual è Leonardo.

Leonardo, tra genio e studio: quale messaggio ci lascia?

Ho sempre avuto sospetto verso la parola genio: il genio è sempre frutto della fatica, di un’intelligenza naturale alimentata dall’applicazione. Leonardo è un uomo che non ha dormito quasi mai, ha viaggiato tantissimo, ha lavorato come un dannato. Per emergere, per fare qualcosa di grande, occorre fare grande fatica, applicarsi con accanimento per migliorare ogni giorno se stessi: questo è il messaggio che dovremmo cogliere e purtroppo non è quello che oggi circola di più.

L’acqua bene primario e Leonardo lo aveva già capito: le sue scoperte e invenzioni possono esserci di aiuto ancora oggi?

Leonardo aveva già capito che l’acqua è elemento costitutivo dell’uomo e della terra e aveva un rispetto che via via abbiamo perso, ma non per questo era un antesignano dell’ecologia. Non dobbiamo caricarlo delle responsabilità del nostro tempo, non può darci lui le risposte ai nostri problemi. Può però darci un metodo di ricerca delle soluzioni. Serietà dell’indagine, profondità dello sguardo e della mente per capire i problemi e libertà del pensiero da qualsiasi tornaconto.

Leonardo, ingegnere del Rinascimento: in che relazione pone uomo e macchina?

Per Leonardo l’uomo e la macchina non sono strutturalmente diversi, entrambi sono meccanismi sofisticati. Il corpo dell’uomo è un congegno perfetto e altrettanto lo è quello di una macchina che imita la natura. Leonardo è un pensatore laico: organico e inorganico, uomo e macchina vivono in un’integrazione armonica.

È una visione ancora attuale?

Oggi non è diverso: medicina e fisiologia studiano i meccanismi del corpo e applicano la conoscenza su terreni come l’impiantistica di organi meccanici, con una visione che integra positivamente uomo e macchina.

Se poi pensiamo all’elettronica integrata e individuale e a dispositivi come computer o cellulare, raramente nella storia c’è stata un’innovazione dagli effetti così dirompenti, positivi e negativi: qui entrano in gioco la società civile, la politica e la capacità non di frenare ma di governare l’innovazione.

Leonardo riesce ancora a sorprenderla?

Ho una discreta conoscenza di Leonardo e di lui sorprende l’immensa capacità di sorprendere, di destare, in tutti, lo stupore ammirato di chi scopre qualcosa di grande.

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