Il bilancio di un’impresa è molto più di un semplice elenco di numeri: racconta le scelte e la filosofia che li hanno prodotti. Come racconta Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata.
Bilancio di esercizio 2018 di Unicoop Firenze: quali i punti chiave?
Il più evidente è la decisione di non avere come obiettivo unico il massimo profitto prima di ogni altro valore (come la centralità e dignità della persona, per fare solo un esempio), particolarmente rilevante in un settore ad alta competitività come la grande distribuzione.
Da questo derivano alcune scelte “originali” e non compatibili in linea di principio con il massimo profitto, come quella della parziale chiusura nei giorni di festa, della riduzione dei prezzi per alcuni prodotti per favorire i consumatori, in un momento difficile come quello che stiamo attraversando, e dell’aumento dei prodotti locali sugli scaffali. Ma attenzione, non è detto che poi queste scelte non paghino anche in termini di redditività.
Quindi Unicoop Firenze cooperativa economicamente sana, ma anche attenta al sociale?
Sì, penso che possiamo definire la cooperativa un esempio di grande distribuzione responsabile, che non guarda solo alla massimizzazione del profitto, ma si preoccupa del benessere dei cosiddetti stakeholders (i “portatori d’interesse”, cioè le persone coinvolte e influenzate dalla propria azione). Fra questi i lavoratori e il loro diritto al riposo settimanale (con la parziale chiusura nei giorni di festa), i consumatori meno abbienti (con la riduzione dei prezzi su alcuni prodotti) e i produttori locali (l’inserimento dei loro prodotti nella gamma proposta sugli scaffali).
Applicando i criteri del Bes, come giudicherebbe il bilancio di Unicoop Firenze?
Il Benessere equo e sostenibile è un insieme di più di un centinaio di indicatori di benessere costruito dalle parti sociali del nostro Paese, che rappresenta ciò che per i cittadini italiani significa il ben-vivere. Riduzione di povertà e diseguaglianze, vita di relazione e conciliazione tra lavoro e tempo libero rappresentano due ambiti fondamentali del Bes. Dunque le iniziative di Unicoop Firenze in questa direzione sono molto importanti.
Come si conciliano profitto e sostenibilità?
Non si è sostenibili soltanto col massimo profitto. Si può scegliere un livello di profitto diverso e continuare ad esserlo. Inoltre l’attenzione agli stakeholders può avere una sua redditività.
Studi scientifici dimostrano che i rendimenti azionari delle aziende, che sono al top per il livello di soddisfazione dei lavoratori, sono più elevati.
Fra i “portatori di interesse” rientrano anche i produttori locali…
Oltre a portare avanti azioni di favore verso le filiere locali, che è un gesto importante di responsabilità sociale d’impresa, è necessario operare con i produttori in modo da stimolare la loro organizzazione e capacità d’innovazione e di diversificazione, come Unicoop Firenze sta facendo per esempio attraverso le piattaforme dell’ortofrutta.
In un contesto di consumi che non crescono e di disuguaglianze in aumento, cosa possono fare le imprese?
Nella logica dell’economia civile i problemi complessi della società globalizzata non si possono risolvere a due mani (mercato e Stato). C’è bisogno di quattro mani: la terza della cittadinanza attiva e la quarta dell’impresa responsabile.
Unicoop Firenze gioca un ruolo decisivo perché opera in un settore strategico e delicato per l’economia ed è leader nella responsabilità sociale. Dunque può stimolare lo sviluppo della terza e quarta mano, aiutando con le proprie scelte (e stimolando la concorrenza a fare altrettanto) a cercare una soluzione di problemi come quelli di povertà e disuguaglianza.
La ricchezza del bilancio di Unicoop Firenze sta proprio in quei caratteri distintivi di cui abbiamo parlato in quest’intervista. Nella sua capacità di cantare fuori dal coro della massimizzazione del profitto.
La governance di Unicoop Firenze è garanzia fondamentale per praticare la responsabilità sociale d’impresa.
«La cooperazione di consumo ha un ruolo fondamentale, anche di stimolo per gli altri attori della Grande distribuzione organizzata, su temi come la sostenibilità ambientale, la dignità del lavoro, la filiera corta».