Fabio Picchi: “A Natale con gli amici e… i nemici”

Il significato della festa fra ricette della tradizione e vera condivisione

«Frutto del tuo seno», recita in alcune traduzioni l’Ave Maria. In effetti, se veniamo alla luce con l’impellenza di un comune e automatico respiro, è attraverso un generoso atto di responsabilità amorosa, capace di darci nutrimento fin dal primo attimo di vita, che siamo qui a tentare un ragionamento.

Senza quel “gesto” non potremmo discettare sulla bellezza del ricevere e del dare: latte materno, lasagne, parmigiane di melanzane, o tutto quel che volete cucinare o mangiare nella vostra vita. E io non sarei un cuoco appassionato di quel che faccio. E voi non sareste tutti i giorni a girar per mercati e supermercati. Non sareste pronti a stendere tovaglie, ad apparecchiare, ad accogliere figli e nipoti, amici e, chi fra di voi aspira alla santità, anche nemici.

Fabio Picchi


Sì, nemici, ecco il vero compito del cibo nel prossimo Natale: ricordarci che, intorno a un tavolo con molte sedie, i miracoli capitano e le battaglie, piccole o grandi, si dissolvono. Mi sovviene il primo, miracoloso, indimenticabile minestrone alla genovese di mia madre, così come l’ossobuco di mio padre, entrambi capaci di invitare conosciuti e sconosciuti. Una vera e propria tavola di pace, non delegata ai potenti della Terra, ma praticata da noi medesimi che, come costruttori di una pace intima nei nostri dintorni, apriremo il nostro cuore alla bellezza del Natale, regalandoci una meravigliosa “resurrezione”.

Sì, saremo capaci di perdonare noi stessi chiedendo perdono al nemico, che al primo morso di crostino di fegatini alla fiorentina vi sorriderà, alla prima tazza di brodo con i passatelli vi abbraccerà.

Se poi già siete senza nemici, tanto meglio! Dedicatevi ai fratelli (quelli che vengono da lontano), portateli a casa, condividendo le vostre tradizioni alimentari e chiedendo delle loro. Sarà per tutti Natale e la mirra avrà il sapore delle cipolle di Certaldo, l’oro si confonderà con il cecino rosa di Toscana e il profumo delle farine di castagne della Garfagnana sostituirà quello dell’incenso. Dunque, non quella banalità blaterata del «fratelli coltelli, parenti serpenti», ma la bellezza dell’innamoramento della vita, cercando l’attimo di gioia che sarà, attraverso il cibo, il regalo ricevuto e donato.

E, dunque, via libera al brodo con i tortellini di Bologna o ai cappelletti di Modena, all’arrosto con le patate per una volta finalmente unte e bisunte, alle rape saltate, al collo di pollo ripieno, a cui devo parte del mio successo di cuoco fiorentino, con la maionese di uova biologiche e l’olio extravergine dei nostri colli. Per il dolce, il Panettone ovviamente cos’altro se non questo miracolo della pasticceria italiana.

Buon Natale a tutti!


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