A Limestre sulle montagne pistoiesi c’è un luogo dove i bambini sorridono sempre, anche se sono malati gravemente. È Dynamo Camp, nato nel 2007 per volontà di Enzo Manes lì dove operava la Smi, poi diventata Kme, colosso del rame di cui Manes è presidente.
Imprenditore, 58 anni, dagli Stati Uniti, dove ha lavorato per diversi anni, ha importato in Italia anche una diversa modalità per fare del bene.
Venture philantropy è un concetto di origine anglo-sassone: in cosa si concretizza? Perché ha scelto questo modello?
L’obiettivo di Fondazione Dynamo è la progettazione e lo sviluppo di organizzazioni di impresa che abbiano un impatto nella risoluzione di problemi sociali, negli ambiti di istruzione, sanità, servizi sociali, ambiente, creando anche nuova occupazione. Il modello di venture philantropy vuole portare efficienza ed efficacia nella gestione di progetti sociali, grazie a un’impostazione imprenditoriale che porta ad applicare, anche in questo campo, lo stesso rigore che si ha nella gestione di un’azienda.
Esiste una via italiana alla filantropia?
La filantropia in Italia non può contare sui grandi patrimoni e sulla consuetudine al giving back (letteralmente, restituire) che distinguono le società anglosassoni. Va costruita quindi su altri presupposti: la partecipazione di molti, la somma di una moltitudine di atti individuali. Lo sforzo richiesto quindi è molto impegnativo e richiede competenze e capacità per gestire raccolte di fondi più complesse che in altri paesi. Al tempo stesso servono una comunicazione efficace e una reputazione impeccabile. Fare filantropia moderna in Italia è quindi un mestiere più complicato che altrove, ma è ripagato in termini di una partecipazione più consapevole perché va conquistata.
L’ispirazione del Dynamo Camp arriva dall’esperienza dell’attore americano Paul Newman?
Paul Newman ha voluto restituire parte della sua fortuna a bambini colpiti da una malattia grave, regalando loro periodi di spensieratezza e di felicità, e l’ha fatto con l’intuizione imprenditoriale di destinare il 100% dei profitti dell’azienda Newman’s Own per rendere il progetto sociale sostenibile.
Qual è stata la molla che l’ha spinta a dedicare tempo e risorse a un’attività filantropica?
Avevo già iniziato a dedicare tempo e risorse al settore sociale. Da tempo cercavo un progetto da realizzare. L’incontro con una signora il cui figlio aveva partecipato all’esperienza di Camp SeriousFun Children’s Network negli Stati Uniti e poi con Paul Newman ha fatto il resto. La mia attenzione allo sviluppo dei progetti di Fondazione Dynamo è continua.
Dynamo Camp e il Natale: quali sono le iniziative di quest’anno?
Dynamo Camp è pronta per ospitare gratuitamente 25 famiglie con figli con gravi patologie neurologiche per le vacanze di Natale e per il Capodanno: da anni questo è uno dei programmi che ci rende più felici.
Dal Dynamo Camp sono partite tante iniziative satelliti: perché avete deciso di allargare il vostro campo d’azione?
Dynamo Camp, concepito nel 2004, è oggi una comunità, basata su generosità, diritto alla felicità e alla normalità, inclusione. Il nostro impegno con Dynamo Academy è sviluppare progetti per motivare e dare competenze a organizzazioni e persone affinché ognuno possa essere motore di bene comune, creare modelli di impresa sociale che ispirino nuove generazioni di imprenditori, costruire una comunità basata su passione civile e competenza. Con Oasi Dynamo, l’obiettivo è integrare conservazione e sviluppo sostenibile per rendere fruibile la bellezza della natura. Inoltre, con le Dynamo Company stiamo sviluppando due progetti commerciali che destinano il 100% degli utili a progetti sociali di Fondazione Dynamo.