Coop for Africa è un’operazione fondamentale perché unisce due diverse società civili, cittadini italiani e africani, anticipando l’attività dei governi, per salvare vite e diffondere un clima positivo nei confronti della vaccinazione, che rappresenta l’unico modo per superare la pandemia.
Il bisogno di vaccinazione in Africa è identico a quello dell’Europa o del mondo occidentale, anche alla luce delle varianti che continuano a presentarsi, proprio per la disparità delle condizioni di vaccinazione nel mondo. Abbiamo capito finalmente che non è sufficiente bloccare un aereo per impedire la circolazione del virus.
In Africa, però, le difficoltà sono più grandi che in Occidente. Il primo motivo è la carenza di vaccini, a cui si aggiunge il fatto che i vaccini inviati in passato spesso erano inutilizzabili per la scadenza ravvicinata e per le enormi difficoltà logistiche. A questo si somma l’estrema debolezza dei sistemi sanitari, caratterizzati da carenza cronica di personale, assenza di laboratori, esiguità di strutture ospedaliere che possano garantire una gestione organizzata e sicura della vaccinazione. Coop for Africa permetterà di mettere a disposizione di questa impresa il personale, tutto africano, che già è attivo da vent’anni nella cura dei malati di Aids in dieci Paesi, attraverso il progetto Dream della Comunità di Sant’Egidio.
Alle criticità strutturali nella sanità, per il Covid si è aggiunto un problema di informazione: sono arrivate anche in Africa – ed era inevitabile visto che il mondo è ormai globalizzato grazie a internet – tutte quelle fake news sulla pericolosità e sull’inefficacia dei vaccini che circolano anche in Occidente. Sarà possibile scardinare queste errate convinzioni solo se saranno degli africani a farlo: infatti i nostri operatori, grazie alle donazioni di Coop for Africa, andranno nei villaggi a spiegare la verità sul virus e sulla reale capacità del vaccino di fermarlo.
Nelle ultime settimane il lavoro è entrato nel vivo in Repubblica Centrafricana, Malawi e Mozambico, tre Paesi molto sofferenti per il Covid e per le conseguenze economiche e sociali della malattia. Le persone già in cura nei nostri centri perché malate di Aids, quindi deboli sotto il profilo delle difese immunitarie, sono state informate sull’efficacia e sulla necessità della vaccinazione. La prima reazione è stata di interesse e gratitudine, soprattutto perché è stato spiegato che il vaccino può salvare la vita di chi lo fa e di chi gli sta intorno. In Africa è molto sviluppato il senso di appartenenza alla famiglia, al clan, al villaggio, o all’etnia, pertanto la corretta informazione ha ricadute importanti sulla famiglia “allargata” africana che in questo modo diventa essa stessa un veicolo di corretta informazione.
Il compito davanti a noi è immenso, siamo una ruota di un enorme ingranaggio che deve mettersi in moto, e questa campagna è uno stimolo anche per i governi e per gli altri operatori. È un primo, ma importante passo verso un obiettivo più grande.