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Come informarsi correttamente al tempo dei social?

Fra vero e falso. I consigli dei giornalisti Sigfrido Ranucci e Emma D'Aquino e l'analisi del prof. Carlo Sorrentino, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all'Università di Firenze

L’informazione oggi è letteralmente ovunque. Non siamo noi a raggiungerla o a cercarla. Le informazioni ci trovano loro, ovunque e in tutti i momenti. Ci svegliamo al mattino e ci sono già le notifiche sul nostro smartphone, entriamo in un bar e dalla tv vediamo cosa sta accadendo nel mondo, andiamo alla stazione e troviamo uno schermo con gli ultimi aggiornamenti delle news.

Ma come si fa a informarsi correttamente in questo mondo così complesso? Tanta abbondanza confonde. Inoltre, oggi le notizie sono diventate delle commodities, cose magari utili ma non essenziali, come un bagno in più in un giardino pubblico. Una cosa superflua, voluttuaria e che invece continua ad essere indispensabile per avere società coese, democratiche, fatte da cittadini e non da sudditi.

Informarsi è come fare la spesa

Ma, di nuovo, tra gli infiniti mezzi a disposizione, spesso anche gratuitamente, come orientarsi? Come distinguere tra falso e vero, fra attendibile e non, fra notizie di qualità e notizie di terza mano, tra fake e non fake? «Il cittadino è chiamato ad assumersi delle responsabilità maggiori e a fare una parte del lavoro che prima facevano i giornalisti», dice il professor Carlo Sorrentino, docente di Sociologia dei Processi culturali e comunicativi all’Università degli Studi di Firenze e autore del recente saggio Il giornalismo ha un futuro (Il Mulino). I lettori devono oggi fare delle verifiche, devono comparare le fonti e cercare connessioni. Cose che prima facevano i giornalisti. 

«Perché – dice Sorrentino – i giornalisti non sono più gli esclusivi titolari delle notizie e della loro trattazione». Ora il cittadino, se vuole essere correttamente informato, deve prendere l’iniziativa. Esercitare una forte capacità critica, saper discernere, come d’altronde fa quando va a fare la spesa o quando sceglie a chi affidare la propria salute. Due attività vitali per antonomasia. 

Emma D’Aquino, giornalista Rai del TG1, intervistata al Festival dell’italiano e delle lingue d’Italia “Parole in cammino”, che si è svolto alla fine di aprile a Firenze, parla di una «moltitudine di offerta informativa. Per questo – dice – il nostro lavoro è diventato ancora più difficile. Proprio a causa del moltiplicarsi in maniera esponenziale delle fonti. E questo crea spaesamento nei cittadini».

Ruolo del giornalismo locale

Sigfrido Ranucci, l’autore e conduttore di Report, Rai 3, anche lui raggiunto durante “Parole in cammino”, dice: «Media vuol dire mediare, e dunque dovrebbero essere i giornalisti a garantire con il loro lavoro la correttezza delle informazioni». E quando questo non accade oppure viene messo in discussione? Risponde il professor Sorrentino: «L’informazione è come l’aria e come l’aria è inquinata e come per l’aria dobbiamo cercare di prendercene cura sempre di più. Come giornalisti, come studiosi dell’informazione, ma anche come cittadini». Questi ultimi possono «premiare la coerenza di alcuni giornalisti», dice Ranucci. Così come questi ultimi «devono acquisire la consapevolezza che l’informazione di qualità, quella seria, verificata, va pagata, non può essere gratuita. 

Anche da questo punto di vista – dice Carlo Sorrentino – l’esperienza del giornalismo locale rappresenta il futuro, rappresenta una delle chance vitali che può avere il giornalismo di domani». 

Numerose sono le emittenti toscane televisive e radiofoniche che da lungo tempo presidiano il territorio con un lavoro attento e puntuale. Fra queste anche la rete televisiva RTV38, che nel 2025 festeggia i 50 anni di attività. Un ambito dove giornalismo e cittadinanza si incontrano, dove i giornalisti e i cittadini che cercano della buona informazione condividono lo stesso destino, lo stesso senso del luogo e le medesime aspirazioni a respirare aria buona.

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