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Un minima infelicità

Autore Carmen Verde

Casa editrice Neri Pozza, 2022

Pagine 156

La valutazione del Circolo

Che emozione ci ha lasciato il libro?

In collaborazione con Circolo di lettura sezione soci Coop di Empoli

I Circoli di lettura sono una comunità di lettori che si ritrovano, una volta al mese, per scambiarsi opinioni e sensazioni su un libro la cui lettura, individuale, è stata decisa di comune accordo.

Trama

Candidato al premio Strega 2023, questo breve ma intenso romanzo narra la vita di Annetta, la giovane protagonista che racconta in prima persona la sua storia familiare. Nonna, madre e domestica sono le figure femminili che circondano Anna e il suo piccolo corpo che non cresce. E in quel piccolo corpo è racchiuso il desiderio forte e risoluto di ricevere l’affetto della
madre e cercare di essere all’altezza di lei, in tutti i sensi. Sofia, la madre, è una donna particolare: bellissima, ma dannata. Fatta di vizi e segreti, che la figlia cerca di comprendere senza mai giudicare. Sarà l’arrivo di Clara Bigi, domestica crudele che controlla ogni aspetto della famiglia Baldini, a far precipitare tutto.
La morte improvvisa del padre sarà per Annetta l’approdo brusco all’età adulta. Dimentica di sé, decide di rivolgere le sue cure soltanto alla madre, fino ad accudirne la bellezza sfiorita convivendo con i fantasmi rimasti ad abitare le stanze della memoria. Allenata dal suo stesso corpo alla rinuncia, per tutta la vita Annetta inseguirà quelle piccole attenzioni che ogni figlio desidera.

La citazione degna di nota

L’infelicità non è soltanto una categoria dello spirito. Se così fosse, se si trattasse di una faccenda
esclusivamente interiore, chiusa nel segreto del nostro essere, nessuno riuscirebbe a vederla.
No, l’infelicità è un luogo, un luogo fisico, una stanza buia nella quale scegliamo di stare.

Le nostre riflessioni

Come suggerisce il titolo, tutto in questo romanzo è minimo: la prosa, le descrizioni, le voci dei protagonisti. Anche il libro stesso è minimo, con pagine brevi e spazi bianchi che si alternano a una narrazione semplice, misurata e autentica che rende la lettura accattivante.
Scritto in prima persona, ricorda un diario ma senza riferimenti temporali o geografici, tutto lascia spazio all’immaginazione del lettore, anche le foto che la protagonista sfoglia mentre racconta.
Il romanzo è permeato dalla tristezza: è una tristezza minima ma perenne quella di Annetta, che si adatta nella sua infelicità abitando con tenacia un corpo che non cresce. È il ritratto di una famiglia infelice: la mamma che si vergogna del piccolo corpo della figlia, il padre assente, la nonna prigioniera in una vecchiaia di follia e un’odiosa governante che sopraggiunge ad aggravare la situazione.

Annetta è una figlia perennemente in attesa: vorrebbe un’attenzione, una carezza, qualsiasi cosa la faccia sentire pienamente accettata da quella madre bella e infelice. Consapevole di quanto la sua altezza e la sua gracilità siano motivo di preoccupazione e di ansie per la madre, ad Annetta non resta che assistere al comportamento della mamma e ai suoi cambiamenti.
Sofia Vivier, nome e cognome rievocati ripetutamente a sottolineare che la figlia non la chiama mai mamma: inafferrabile, incostante, preda di piccoli e grandi vizi, insegue amori sbagliati. Più Sofia è disattenta a cogliere le richieste di affetto della figlia, più l’attaccamento di Annetta si fa smisurato. Non meno segnato dall’incomprensione e dalla distanza è il rapporto tra Annetta e suo padre Antonio.

Gran parte della narrazione si svolge nella sontuosa casa di famiglia, un ambiente a tratti claustrofobico, che contribuisce alla dissoluzione dei legami tra le persone che lo abitano.
Una storia tanto infelice quanto incredibilmente possibile, una storia che sembra vera, vissuta, fatta di una minima infelicità ma che, di fatto, è infinita.

Lo consigliamo a...

A chi ama le storie vere.
A chi piacciono i diari intimistici.

Le parole chiave del libro

Tristezza

esclusione

tradimenti

falsità

apparenza

solitudine