Trama
L’immagine della morte suicida di una sposa appena rientrata dal viaggio di nozze, distesa nel bagno in un lago di sangue dopo essersi sparata in petto, mentre i familiari conversano tranquilli in salotto, è un incipit che ha la forza di un’esplosione.
Teresa, la sposa suicida, è la seconda moglie di Ranz, il padre del personaggio voce narrante. Quest’ultimo è un interprete dalla carriera internazionale, un po’ noiosa, sempre in viaggio e anch’esso, nel tempo della narrazione, fresco sposo di Luisa, una collega interprete più stanziale, comunque appartenente allo stesso ambito lavorativo.
Da questo nucleo di base, si dipana una storia in cui si intrecciano livelli temporali e familiari non lineari, ma con alcuni obiettivi chiari e intriganti: riflettere sull’amore e sui misteri ad esso legati. Teresa, la sposa suicida, era venuta a conoscenza di un segreto agghiacciante: il neo sposo, Ranz, era in realtà già sposato e, per sposare lei, aveva ucciso la moglie che non amava più. Il figlio, all’oscuro di questa tragica storia, viene a conoscenza dei fatti, suo malgrado, da un amico del padre.
Ed ecco che la narrazione diventa un lungo discorso sull’opportunità di porsi delle domande chiave che possono guidare una vita, come ad esempio: ha senso svelare i segreti di famiglia? E ancora, può la scrittura cercare di capire l’amore? L’autore inizia così ad indagare nei meandri dell’amore, osservandone come al microscopio tutte le sue sfumature, tutte le contraddizioni, le ossessioni, fino a perdersi in una prosa diffusa, quasi un flusso continuo di coscienza, rimettendo in discussione quello che dice e poi riflettendoci ancora sopra.
La citazione degna di nota
E se fosse una cosa che non si può raccontare?
Che vuol dire? Tutto si può raccontare, basta mettere una parola dietro l’altra.
Qualcosa che non si può raccontare. Qualcosa che è passato da tempo, ogni tempo ha i suoi racconti, e se si lascia passare l’occasione, allora, a volte, è meglio tacere per sempre.
…arriva un momento in cui confondiamo ciò che abbiamo visto con ciò che ci hanno raccontato, ciò a cui abbiamo assistito con ciò che sappiamo, ciò che è successo con ciò che abbiamo letto, in fondo distinguiamo abbastanza, ed è strano, tutte le storie che si sentono e si vedono nel corso di una vita, al cinema, in televisione, a teatro, sui giornali, nei romanzi, tutte si accumulano e si confondono…
Le nostre riflessioni
Una lettura intensa e profonda, ma difficile, a tratti difficilissima e pesante. Questo il giudizio dei partecipanti al circolo. La scelta di questo libro così impegnativo, ma sicuramente di alta qualità letteraria, è stata in parte casuale, in parte dettata dalla curiosità per questo grande autore spagnolo, sulla scia della lettura di altri libri di questo autore, quali “Berta Isla” o “Domani nella battaglia pensa a me”.
Come sempre il dibattito è stato ricco ed edificante: il fulcro è la parola, la grande ricchezza di linguaggio di questa prosa, valorizzata dall’ottima traduzione. Un cuore così bianco è un libro sulla parola, sull’opportunità di dire o non dire, sull’ascolto o sull’opportunità di non voler ascoltare. La parola è un sigillo, i fatti non esistono se non vengono detti. Questo è il concetto fondamentale, quello che rimane segreto è realtà oppure no?
Tutto il libro sembra essere un tentativo di fissare i ricordi, i pensieri, per non perderli, per fissare la vita, per non lasciarla sfuggire.
Lo scrittore dedica una pagina molto bella a un fenomeno che i giovani non possono capire, ossia il confondersi nella mente dei ricordi di vita vissuta o vita raccontata, o vista al cinema o a teatro. In ultima analisi poi fissare i ricordi è un modo per continuare a far vivere quel pezzo di vita.
Molti gli interrogativi, fra cui il senso di questa scrittura, che appare come una ricerca psicoanalitica, un arrovellarsi inquieto, incerto. Il concetto dell’ascolto attivo rimanda anche alla presa di coscienza che se si accetta di ascoltare, si diventa complici di una certa realtà.
Il protagonista/voce narrante si trova ad ascoltare il racconto della tragedia pur non volendo. Accetta di ascoltare una realtà che stravolge quello che aveva creduto, la realtà che conosceva. Il dramma della comunicazione emerge con forza e spezza ogni speranza di vita.
Il circolo ha anche fatto notare come le figure di donna siano eccezionali, delle eroine, soprattutto Teresa, la moglie suicida, che lava con il suo sangue il delitto commesso dal marito. “Un cuore così bianco”, dalla frase di Shakespeare, è il suo cuore, che lava il peccato dell’altro. Il mistero dell’animo umano è così forte che fa rumore, il tonfo del cadavere è il rumore sordo di un dolore insopportabile.