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Senza mai arrivare in cima

Senza mai arrivare in cima

Autore Paolo Cognetti

Casa editrice Einaudi 2018

Pagine 120

La valutazione del Circolo

Che emozione ci ha lasciato il libro?

In collaborazione con Circolo di lettura sezione soci Coop Montevarchi

I Circoli di lettura sono una comunità di lettori che si ritrovano, una volta al mese, per scambiarsi opinioni e sensazioni su un libro la cui lettura, individuale, è stata decisa di comune accordo.

Trama

Senza mai arrivare in cima non è un romanzo, ma bensì il diario/resoconto di un viaggio intrapreso dallo scrittore e appassionato di montagne milanese Paolo Cognetti, vincitore del premio Strega nel 2017 con Le otto montagne, nella valle del Dolpo, una remota regione del Nepal incastonata fra l’altopiano del Tibet a Nord e il lago di Rara e la catena del Dhaulagiri a Sud.

Il Dolpo è una vasta area poco popolata nella quale si dice sopravvivano ancora le tradizioni della cultura tibetana ancestrale, persi del tutto nell’altopiano tibetano dopo l’invasione cinese.
Cognetti compie questo viaggio all’alba dei suoi quarant’anni insieme all’amico d’infanzia Remigio, a Nicola, pittore che vive sulle Alpi dove Cognetti passa molti mesi l’anno e una carovana di una quarantina di elementi fra uomini e animali.
Cognetti usa come riferimento per la sua avventura “Il leopardo delle nevi” il libro di Peter Matthiessen pubblicato nel 1978, che narra un’analoga spedizione nel Dolpo.

Attraverso i richiami all’opera di Matthiessen scopriamo il Dolpo, la sua storia e i suoi abitanti e viviamo assiemo a Cognetti questo viaggio in orizzontale, senza mai arrivare in cima, attraverso la lunga vallata himalayana.

La citazione degna di nota

Mi ricordai che invece il più importante pellegrinaggio tibetano consiste nel compiere un giro intorno al monte Kailash, che per quella cultura è sacro, Kora in tibetano, circumambulazione in italiano: i cristiani piantano croci in cima alle montagne, i buddisti tracciano cerchi ai loro piedi. Trovavo della violenza nel primo gesto, della gentilezza nel secondo; un desiderio di conquista contro uno di comprensione. (p. 21)

Guardai il monaco che modellava una pallina di pasta con le dita e la intingeva nel té come fosse un biscotto, e ricordai la scena in cui Peter, in quello stesso eremo, aveva posto al lama dell’epoca la domanda più difficile di tute. Il lama, storpio per un’artrite deformante che lo imprigionava per sempre lassù, era scoppiato a ridere e alzando le braccia al cielo aveva risposto: “Certo che sono felice! Soprattutto perché non ho scelta! (p. 62)

Per i tibetani il vorticare delle ruote, il nostro girare intorno a muri, monasteri e montagne, attiva le preghiere inscritte al loro interno così come il battaglio che accarezza il bordo della campana la fa vibrare producendo una nota. Avevo ascoltato a Katmandu il la delle campane tibetane, in grado di far ribollire l’acqua di cui venivano riempite. (p. 64)

Chi ha visto il monte Kailash dalla cima inviolata della Montagna di Cristallo? Chiusi il quaderno. In quello stesso momento ma quarant’anni prima, Peter chiuse il suo in cui aveva scritto: “Il segreto della montagne è che esistono, semplicemente, come me, ed esistono con semplicità, non come me. Le montagne non hanno significato, esse sono significato; le montagne sono. Io risuono di vita e così le montagne, e quando riesco a sentirlo c’è un suono che condividiamo. (p. 65)

Le nostre riflessioni

Il libro ci è piaciuto anche se trattandosi di un taccuino di viaggio, la sua lettura deve essere approcciata diversamente da quella di un romanzo. Sono state apprezzate le descrizioni vivide e coinvolgenti e i confronti con la realtà montana delle nostre Alpi.

È stata criticata la brevità eccessiva del libro, che sarebbe stato maggiormente apprezzato se si fosse dilungato un po’ di più nell’illustrazione degli aspetti storici e culturali, così singolari e distanti dai nostri, che Cognetti incontra durante il suo viaggio.

Tutti hanno però riconosciuto che Senza mai arrivare in cima ha il potere di evocare con forza gli scenari descritti e imprimere nel lettore il desiderio di approfondire la storia di un luogo così unico.