Trama
Firenze, maggio 1993. La notte dell’attentato dei Georgofili, una scena di guerra dietro la celeberrima piazza della Signoria. A pochi chilometri di distanza, sulle colline intorno alla città, una donna viene trovata senza vita nella sua auto. In mezzo alle due storie, un cronista di nera, Tommaso Gioia. Un uomo in caduta libera, che non sopporta scrivere e ama dormire nella sua vecchia jeep, il primo a scoprire la verità sull’esplosione. Ma il mattino successivo, quando già assapora il successo, viene dirottato sul caso della donna. Perché? Quale colpa deve espiare?
Le nostre riflessioni
“Più buio della notte” è un romanzo di storie in cui la realtà rappresenta la base dentro la quale si intrecciano una trama e personaggi di finzione nel rispetto dei fatti di cronaca. La dinamica della Strage dei Georgofili e la prima fase dell’inchiesta, così come l’ambientazione dell’inizio degli anni Novanta, sono ricostruite in modo nitido attraverso la lettura degli atti processuali, degli articoli di giornale dell’epoca e, soprattutto, dei ricordi personali dell’autore, il giornalista di nera di Repubblica Gianluca Monastra. Proprio come protagonista del libro, Tommaso Gioia, Monastra fu tra i primi ad arrivare sul luogo della strage nonché il primo a intuire la causa dell’esplosione.
L’autore racconta in modo drammatico ma terribilmente vero una vicenda su cui insistono tuttora moltissime ombre, purtroppo diradate solo in parte dal passare del tempo. È una narrazione precisa dell’ultimo decennio del XX secolo, intriso di corruzione, Tangentopoli, con lo spettro della mafia che si aggira sullo sfondo, eppure è anche lo sforzo dell’arte di resistere alla violenza. Il protagonista è, appunto, Gioia, un cronista di nera di Repubblica, che riesce prima dei colleghi a riferire alla redazione i particolari della strage e che però viene dirottato su un altro caso, una donna trovata senza vita sulle colline di Firenze al volante della sua auto, con accanto la bimba piccola ancora viva
per miracolo. Gioia è un personaggio geniale e ruvido, considerato in redazione reo di aver insistito troppo su uno scoop di Tangentopoli poi finito in tragedia. Un uomo pieno di contraddizioni, in perenne conflitto con il mondo, in bilico tra menzogne, scorrettezze e intuizioni geniali, ma contemporaneamente sensibile e partecipe al dolore di Firenze. Per tutto il romanzo lui conserva il disegno stropicciato di Nadia, la più piccola vittima dell’esplosione. Decide, quindi, di condurre una personale inchiesta che lo obbligherà a fare i conti con il passato ma che gli consentirà anche di riabilitare la sua posizione in redazione e riequilibrare l’andamento della propria vita.
Dalle pagine di Monastra Firenze diventa una città d’arte dilaniata nell’animo, però ancora capace di mostrare passione, sentimento e resilienza. Con un linguaggio che ricorda molto quello giornalistico, attraverso minuziose descrizioni dei personaggi e varie angolazioni che solo all’inizio appaiono scollegate, l’autore costruisce la struttura solida di una storia che riesce a toccare le corde intime del lettore. Ha reso giustizia all’immenso lutto di un’intera città scrivendo un libro assolutamente scorrevole che unisce il genere storico al giallo più classico. L’immagine più commovente è senz’altro quella del vigile che corre verso l’ambulanza con la bambina esanime tra le braccia, sapendo benissimo che non c’è ormai più nulla da fare ma con la precisa intenzione di restituirle dignità portandola via dalla polvere delle macerie. L’autore cita anche il famoso pittore Hopper: Tommaso Gioia è esattamente come i protagonisti dei suoi quadri, “attesa e solitudine”. Gioia infatti è in attesa di riabilitare il proprio nome, ed è profondamente solo.
Il romanzo è molto appassionante e godibile anche perché offre una doppia lettura di un fatto molto noto, tra lo storico e il giallo. Il lettore ha la palpabile curiosità di scoprire il motivo del delitto ma anche della sorte drammatica del protagonista: perché Gioia si è ridotto così? È facile prova pietà per lui.
L’autore, rispolverando le Stragi degli anni Novanta e la collusione dello Stato con la mafia, forse vuole aprire gli occhi e riportare alla luce quel periodo così buio, effettivamente più buio della notte. L’unico neo emerso è forse proprio questo: pur essendo un libro indubbiamente ben scritto, scegliendo di inserire in una storia intoccabile del nostro paese una parte romanzata si rischia anche alla superficialità di infilarcisi.
Lo consigliamo a...
A chi cerca un giallo appassionante con una base solida di Storia.
Le parole chiave del libro
Strage dei Georgofili
giornalismo
Firenze
anni Novanta