
Trama
Immàginati di essere sospeso nello spazio, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Il tuo corpo galleggia in assenza di gravità mentre fuori dal finestrino la Terra scorre sotto di te a una velocità tale per cui ogni 90 minuti fai un giro completo. Vedi continenti scivolare sotto di te, vedi i confini tra le nazioni che appaiono e scompaiono come linee invisibili. E poi il bianco abbagliante dei ghiacciai che si alterna alle distese dorate dei deserti, mentre gli oceani riflettono il sole come specchi infiniti.
Le albe e i tramonti si susseguono senza sosta e con ogni passaggio sopra la Terra ti accorgi di quanto sia interconnessa, viva e allo stesso tempo fragile. Sono sei le persone che si trovano dentro la navicella, sei storie diverse di attaccamento al Pianeta Terra, un attaccamento fatto di relazioni, e allo stesso tempo di desiderio dello Spazio, una dimensione altra e distante, sconosciuta.
I personaggi in realtà sono come falene sui finestrini della navicella: creature ammaliate dalle luci che li circondano, quelle di casa e quelle delle Stelle intorno a loro. Personaggi falena che cercano un loro ritmo alternandosi tra i compiti da svolgere, i dati da raccogliere e la manutenzione. Una manutenzione tecnica, quella della navicella, e una più intima, interiore.

La citazione degna di nota
Per una frazione di secondo Shaun pensa, che diavolo ci faccio qui, in una lattina in mezzo al nulla? Un uomo in lattina. A dieci centimetri di titanio dalla morte. Non solo morte, ma un’esistenza obliterata. Perché fare una cosa del genere? Perché cercare di vivere dove non si può prosperare? Perché cercare di andare dove l’universo non ti vuole? Quando invece c’è un’ottima Terra pronta ad accoglierti? Non sai mai se questa sete di spazio degli umani sia curiosità o ingratitudine. Se questo strano desiderio lo renda un eroe o un idiota. Senza dubbio qualcosa di molto vicino a entrambi.

Le nostre riflessioni
Guardare dall’alto permette quel giusto distacco dallo spazio e dal tempo necessario per ridimensionare le nostre convinzioni e noi stessi. Tutto perde la propria dimensione: la potenza distruttiva di un uragano diventa un’affascinante e sinuoso muoversi di correnti, gli esseri umani scompaiono, perché troppo piccoli.
Rimangono solo i bordi, i rilievi, le distese sconfinate, la Terra, la vera protagonista del libro.
Leggere Orbital è un esercizio di sguardo, volto all’esterno e quindi all’interno. Osservare la Terra dall’alto, allontanarsene, sentire il forte attaccamento e allo stesso tempo il desiderio di esplorare l’immensità. Un libro poetico per farci riscoprire la meraviglia che abitiamo.

Lo consigliamo a...
A tutti.

Le parole chiave del libro
Bellezza
fragilità
gravità
universo
orbita
silenzio
continenti
ghiacciai
deserti