L'Arminuta

L’Arminuta

Autore Donatella Di Pietrantonio

Casa editrice Einaudi, 2017

Pagine 163

La valutazione del Circolo

Che emozione ci ha lasciato il libro?

In collaborazione con Circolo di lettura sezione soci Coop Prato

I Circoli di lettura sono una comunità di lettori che si ritrovano, una volta al mese, per scambiarsi opinioni e sensazioni su un libro la cui lettura, individuale, è stata decisa di comune accordo.

Trama

L’ Arminuta significa in dialetto abruzzese “la ritornata” ed è il nome con cui spesso nel romanzo, ambientato negli anni settanta, viene chiamata la protagonista: una ragazzina di tredici anni, che a pochi mesi di vita, viene “adottata” da una coppia, marito e moglie, parenti del padre. Vivrà felicemente con loro, finché un giorno, senza ricevere spiegazioni, viene riportata alla casa dei suoi genitori naturali. In quella nuova dura realtà trova aiuto soprattutto nella sorella minore.

I personaggi

La protagonista suscita tenerezza e compassione e ci colpisce per la forza che in certi casi riesce a tirar fuori anche se appena tredicenne. Ma il personaggio che ci cattura è la sorella minore Adriana, figura positiva, saggia e anche istintiva, pratica e concreta, talmente matura che sembra già adulta, con il suo bagaglio pieno di esperienze è lei la guida tra le due sorelle.

Tra le due figure materne Adalgisa è quella che più ci delude, poiché, anche se potrebbe, smette di dare affetto alla protagonista, distaccandosene totalmente.

I genitori naturali, induriti dalla vita, preoccupati di tirare a campare, sono quasi del tutto incapaci di esprimere affetto e vicinanza ai propri figli.

Le figure maschili sono quasi sempre negative, a parte i fratelli Giuseppe e Vincenzo. Tra di noi c’è chi trova innaturale e dannoso il rapporto che quest’ultimo ha con la protagonista, mentre c’è chi ci vede un sostegno affettuoso.

La citazione degna di nota

Mi sono seduta per terra, con il mento sulle ginocchia. Gli occhi mi bruciavano nello sforzo di contenere le lacrime. Lei è rimasta in piedi, con il cesto pieno appeso a un braccio. Doveva essere mezzogiorno, sudava in silenzio. Non è riuscita a muovere quell’unico passo che ci separava dalla consolazione. (pag. 116)

 

Il suo sguardo quando mi ha vista è uno dei ricordi più vivi che conservo di lei e il più dannoso, probabilmente. Aveva gli occhi di chi era presa in trappola e non trovava scampo, quasi fosse riemerso un fantasma a perseguitarla da un tempo sepolto. Ero io, poco più di una bambina, e i bambini non fanno paura. (pag. 146)

Le nostre riflessioni

Il libro emoziona e commuove. L’autrice ci porta in una realtà del sud Italia degli anni settanta dove è così presente la miseria che sembra invece di trovarsi negli anni cinquanta. Difficile non soffrire con la protagonista che è alla continua ricerca di una figura materna. Straziante la povertà di sentimenti. La comunicazione ridotta all’essenziale tra genitori e figli ci fa riflettere sui tempi che viviamo, in cui il dialogo in famiglia alle volte è soffocato della tecnologia.

La storia narrata ci è molto vicina poichè la maggior parte di noi ha avuto o ha ancora un parente o un conoscente che è stato cresciuto da qualche familiare benestante.

Lo consigliamo a...

A tutti

Le parole chiave del libro

Miseria

povertà di sentimenti

abbandono

sofferenza

tenacia

affetto