Trama
Claudia Durastanti, autrice e protagonista di La straniera, è una donna di più di trent’anni che, partendo dalla storia dei suoi nonni e dei suoi genitori, narra la sua vita. Il percorso di queste persone è legato a diversi luoghi e in particolare per alcuni è fatto di numerosi spostamenti, con cui Claudia convive sin da bambina, così come con la sordità dei genitori.
Dando spazio alla figura della madre, alla disabilità, alla famiglia, Claudia ci fa conoscere soprattutto “l’essere in movimento” e anche il suo rapporto con l’amore, con il lavoro e le sue passioni, come la lettura, la scrittura, la musica…
I personaggi
Del variegato insieme di figure che popolano il libro ci sono piaciuti il fratello e il nonno materno dell’autrice, entrambi rassicuranti. Sin da quando erano piccoli il fratello si prende cura di sé e di Claudia, diventando così per lei forse l’unico punto di riferimento.
Il nonno materno riesce a salvare sua figlia, la madre di Claudia, trovando il modo di alimentare con lei un legame forte e di fiducia.
La citazione degna di nota
“L’unico suono che capiva davvero e si dilatava in cerchi concentrici e in vibrazioni dentro al suo orecchio, fino a schiantarsi in tutto il corpo dopo essersi trasformato nella voce del padre”. (pag.27)
“Faceva la psicologa, da ragazzina l’avevo adorata perché si metteva la protezione solare cinquanta anche d’inverno pur di restare bianca e io di quel senso di protezione non sapevo niente; io e mio fratello non vedevamo medici”. (pag. 144)
“Guardavo quegli adolescenti senza partecipare, così come da ragazzina mi sedevo vicino a mio fratello per vederlo giocare a Vampires o Max Payne: era un sollievo, qualcuno portava la storia avanti senza che ne avessi la responsabilità”. (pag. 156)
“Che ne è dello stordimento di chi di una città non sa nulla, e si illude che ogni scoperta fatta sia stata fatta per la prima volta? Che spazio ha il desiderio quando tutto è così trasparente?” (pag. 162)
“Possiamo fallire una storia d’amore, il rapporto con una madre. Ma quando una città ci respinge, quando non riusciamo a entrare nei suoi meccanismi più profondi e siamo sempre dall’altra parte del vetro, subentra una sensazione frustrata di merito, che può farsi malattia. Straniero è una parola bellissima, se nessuno ti costringe a esserlo; il resto del tempo, è solo il sinonimo di una mutilazione, e un colpo di pistola che ci siamo sparati da soli”. (pag.179)
Le nostre riflessioni
Il libro di ha lasciato emozioni positive e negative al tempo stesso. La scrittura dell’autrice, per alcune lettrici molto ricercata e raffinata, è risultata piacevole, mentre per altre pesante. La metà di noi non è riuscita a finire di leggere il libro perché lo ha sentito poco coinvolgente e troppo carico di argomenti.
C’è invece chi ha provato forti emozioni perché vi ha ritrovato i propri vissuti personali, riconoscendosi in diversi aspetti descritti dall’autrice e chi, “tuffandosi” nella vita di questa giovane donna, ne ha seguito con trasporto i ricordi e le riflessioni.
Il libro, generando nel gruppo opinioni divergenti, ha acceso una discussione viva sul modo di trattare le esperienze importanti della vita.
Lo consigliamo a...
A chi ama le letture contemporanee. Ai giovani perché il libro mostra che anche di fronte agli ostacoli che sembrano insormontabili è possibile farcela.
Le parole chiave del libro
Disabilità,
sofferenza
difficoltà di chi emigra
superficialità