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La paga del sabato

La paga del sabato

Autore Beppe Fenoglio

Casa editrice Einaudi, 2022

Pagine 140

La valutazione del Circolo

Che emozione ci ha lasciato il libro?

In collaborazione con Circolo di lettura sezione soci Coop Firenze Sud-Ovest

I Circoli di lettura sono una comunità di lettori che si ritrovano, una volta al mese, per scambiarsi opinioni e sensazioni su un libro la cui lettura, individuale, è stata decisa di comune accordo.

Trama

Ettore, un giovane ex partigiano, vive in famiglia nell’attesa di costruirsi un futuro. I genitori lo spingono ad accettare un lavoro alla fabbrica di cioccolato del paese in cui abita, ma Ettore è riluttante. La sua impossibilità ad accettare di condurre una vita da travet, sotto un padrone e con una routine per lui insopportabile, lo spinge a collaborare con alcuni conoscenti che lo inducono a svolgere lavori di dubbia onestà e, in certi casi, addirittura loschi.

Il suo stato d’animo sfiduciato e disilluso non lo aiuta a costruirsi una vita che lo soddisfi, nonostante l’amore per Vanda e la sua capacità imprenditoriale che lo porta ad acquistare una pompa di benzina.

Nel momento in cui le cose sembrano sistemarsi con il lavoro e con Vanda che, incinta di lui, lo aspetta per sposarsi, Ettore muore tragicamente investito da un camion nella sua stessa stazione di servizio ad opera di uno dei suoi collaboratori.

 

La citazione degna di nota

Io non mi trovo in questa vita perché ho fatto la guerra […] e la guerra mi ha cambiato, mi ha rotto l’abitudine a questa vita qui. (p.15)

Le nostre riflessioni

La paga del sabato è uno dei primi racconti di Fenoglio, scritto all’età di poco piu’ di 20 anni. I ricordi della sua esperienza di partigiano sono ancora vivi e talmente impressi nel suo vissuto da riemergere nell’atmosfera di disperazione e di disillusione di questo racconto in cui il protagonista è emblematico per la condizione di malessere provato dai reduci della Resistenza.

Alla fine della guerra nel ‘45, il mondo era così’ profondamente cambiato da non offrire nessun punto di riferimento a chi aveva strenuamente lottato per la libertà, a chi aveva preso in mano le armi per liberare il paese dall’oppressore perché testimone di orrori senza fine, a chi non poteva accettare di avere un padrone sopra di sé neanche se si trattava di dover lavorare per vivere.

I temi di questo racconto, apprezzato dai lettori del circolo, pur con alcune riserve, sono molteplici e alcuni anche attuali: il tema del lavoro, della sicurezza sul lavoro, della disillusione della generazione degli ex partigiani che si ritrovano a ricostruirsi in un mondo senza piu’ punti di riferimento, con ideali ancora da strutturare per ricostruire una realtà nella quale avere fiducia, nella quale credere per crescere.

Il racconto fu rifiutato in un primo momento, per poi essere pubblicato almeno quindici anni più tardi grazie alla critica di alcuni scrittori autorevoli, quali Italo Calvino, che seppero riconoscerne il valore.

La lettura di questo romanzo breve ha offerto ai partecipanti al circolo l’occasione di parlare dei propri ricordi di figli di famiglie antifasciste, o parenti di familiari che hanno partecipato alla lotta partigiana e quindi il dibattito si è colorato di una nota personale molto commovente e toccante.

Al di là di alcune osservazioni sul contesto un poco datato e sul linguaggio, assai speciale, secco e diretto e talvolta colorito di arcaismi e note sintattiche molto particolari, la lettura è stata apprezzata e le osservazioni sono state semplici, puntuali e molto coinvolgenti.