Trama
Questo libro nasce nel 2010 con il titolo La manomissione delle parole. Nasce nel pieno del berlusconismo per cercare di capire come il linguaggio venga usato e in alcuni casi stravolto e travisato a seconda degli scopi politici per i quali viene utilizzato. Oggi viene ripreso con un titolo riadattato, in un’epoca storica mutata, ma lo scopo è lo stesso.
Carofiglio riflette su alcune parole fondanti della nostra civiltà, ne spiega l’origine, cerca di capire come vengono usate nei diversi periodi recenti della storia, sempre sottolineando quanto le parole abbiano peso nella propaganda politica e nella formazione della coscienza dei popoli.
Le riflessioni di Carofiglio vertono sulle parole che indicano principi importantissimi quali giustizia, popolo, scelta e indifferenza, vergogna, ribellione, democrazia, e per dare peso al suo pensiero ricorda testi classici e contemporanei che possano dare delle basi solide al significato vero di una parola. Perché un significato di base esiste sempre, sganciato dal contesto e depositario di una verità insita nella parola stessa.
Carofiglio parte da Platone per poi citare studiosi e scrittori moderni da Zagrebelsky a Luciano Canfora, da Paul Auster e T. S. Eliot, passando per George Orwell, Primo Levi, Luigi Zoia, Susan Sontag, solo per citare alcuni dei tanti autori che Carofiglio riporta in questo saggio densissimo di riferimenti.
L’autore analizza, come esempio principe della manipolazione delle parole, le parole del fascismo e in particolare le parole “popolo” e “italiani”, riprese anche durante il ventennio berlusconiano. Quel che preme all’autore è ricondurre le parole al suo significato primario senza stravolgerne il significato a seconda dello scopo politico che si vuole attribuire.
La citazione degna di nota
Ecco una citazione significativa tratta da Carroll nel Alice nel Paese delle Meraviglie:
“Quando io uso una parola – disse Humpty Dumpty [..] – questa significa esattamente quello che decido io…né più né meno”.
“Bisogna vedere,” dice Alice “se lei può dare tanti significati diversi alle parole”.
“Bisogna vedere,” disse Humpty Dumpty, “chi è che comanda…è tutto qua”
Le nostre riflessioni
La discussione è stata vivace e ricca di spunti, la lettura ha incuriosito ed appassionato. I partecipanti al circolo, molto numerosi, avevano letto il libro, alcuni nella versione più moderna, altri nella versione del 2010, e questo ha permesso di fare dei confronti interessanti.
I concetti affrontati hanno spaziato dall’idea di comunità, un’idea di cui si è sottolineato l’aspetto legato al contributo che ognuno può offrire alla società, al nesso fra cultura e democrazia, al concetto di meritocrazia, fino all’idea di uguaglianza, e alle parole “popolo” e “populismi”.
Sì è discusso dell’importanza della scelta, come presa di posizione contro l’indifferenza e come contrario di rinuncia e di vigliaccheria. È stato sottolineato il fatto che la parola, come libera espressione del pensiero, sia di per sé lo strumento principe della democrazia, e come la ricchezza del linguaggio sia prerogativa di raffinatezza di pensiero.
È stato constatato d’altronde che la parola può essere una “piccola dose di arsenico”, come la parola “lodo” che significa accordo, ma che in periodi berlusconiani ha finito per assumere tutt’altro significato, certo non quello originario.
Tutti hanno molto gradito il brano riportato da Carofiglio “Odio gli indifferenti” di Antonio Gramsci, che riporta al tema della scelta, della presa di posizione. Un testo che ha suscitato tante riflessioni, a maggior ragione in un periodo così buio come quello attuale, dove la libertà di parola non solo non è ammessa, ma può direttamente diventare motivo di orrore e di violenza.