Trama
Roma, 1944. Una famiglia ebrea composta da Elsa e Giacomo, con le figlie Milena e Dora
subisce una notte il destino di tante famiglie ebraiche durante la guerra: il marito,
commerciante, sparisce nel nulla, lasciando dietro di sé una scia di disperazione e di dolore.
Forte dei legami familiari e del loro ambiente, Elsa segue le figlie nella crescita e riesce,
grazie alla sua creatività e capacità, a risollevarsi economicamente aprendo una
sartoria di vestiti da sposa, in cui offre il suo aiuto anche Milena, la figlia maggiore.
Dora, la figlia minore, decide invece di iscriversi all’Università. La loro vita sembra aver
riacquistato una parvenza di normalità, circondata dagli affetti della famiglia, di nonni, zii e
cugini. Fra i giovani della famiglia, uno dei cugini, Yehuda, con tutto l’entusiasmo e i valori
che animarono i giovani nel dopoguerra, decide di impegnarsi nella causa ebraica e parte
per Israele, dove si stabilisce in un kibbutz. Là costruisce la sua vita con un lavoro e una
moglie da cui avrà un bambino.
Intanto, la bella Milena, innamoratasi di un uomo più anziano e facoltoso, si sposa e mette su famiglia, mentre Dora, studentessa impegnata, comincia a lavorare per un giornale e a
scrivere.
Un giorno Dora conosce Fabrizio e si innamora. Sembra una storia felice, i due giovani si frequentano e, pur non essendo ebreo, Fabrizio è rispettoso delle origini di Dora e vuole costruire un futuro sereno con lei. Un giorno però, casualmente, emerge una durissima realtà: Fabrizio è figlio di Italo, un dipendente del padre di Dora, colui che in quella famosa notte, ha tradito il padre, causandone l’arresto e la deportazione.
Dora è sconvolta e con lei tutta la sua famiglia. Anche Fabrizio è sconvolto, non sapeva e
non poteva immaginare. Insieme i due giovani affrontano il padre e lo confrontano con la
terribile responsabilità che ha nella morte del padre di Dora.
Purtroppo però un’altra verità sconvolgerà le vite di Milena e di Dora: anche Elsa sapeva chi era stato a fare la spia, ma aveva taciuto per proteggere le figlie e poter dimenticare.
La citazione degna di nota
Dora si sedette sulla spalletta del Lungotevere e Fabrizio la imitò. E ancora tornò il silenzioad avvolgere ogni cosa.
Mia madre ha sempre taciuto. Ora so che era sbagliato, anche se lo ha fatto per cercare di proteggere noi. Però sono pure tutti gli altri a tacere come lei, non vogliono parlare, non vogliono sapere. Ma il male non è soltanto nel passato. Anche questo silenzio questa aspirazione all’oblio è male. […] Ho capito che l’oblio e la negazione della tragedia di mio padre vanno spesso a braccetto, la prossima mossa sarà quella di dire che non è successo niente
Le nostre riflessioni
Molti i temi affrontati da Lia Levi in questo lungo racconto, dallo stile semplice, scorrevole,
diretto: la paura e l’ansia per la morte in tempo di deportazioni, la capacità delle persone di
rialzarsi, di ricostruirsi, con la forza dello studio e del lavoro.
Si racconta della vita a Roma nel dopoguerra e degli ideali dei giovani ebrei pronti a partire per Israele e a vivere nei kibbutz. Si parla della terribile verità svelata ai giovani che si trovano a scontare le colpe dei padri. E si affronta il tema dell’oblio: è giusto tacere per dimenticare? Il male è solo nel passato, oppure anche l”aspirazione all’oblio è male”’, come dice Dora nella parte finale del racconto?
Il circolo ha molto apprezzato questo libro. Sono stati sottolineati i molteplici temi affrontati,
lo stile semplice, i sentimenti delicati delle protagoniste. Ha colpito l’entusiasmo dei giovani italiani ebrei per la costruzione di uno stato ebraico e molti si sono mostrati interessati a leggere altri libri sull’argomento, nonché altri romanzi di Lia Levi, vincitrice di numerosi premi letterari.