Trama
La lingua salvata è una delle principali opere letterarie di Elias Canetti, premio Nobel per la Letteratura nel 1981.
Infanzia a Rutschuk e a Manchester – Il racconto, autobiografico, è da considerarsi un romanzo di formazione perché racconta in modo lineare l’infanzia e l’adolescenza dell’autore, le cui origini ebraiche hanno radici in paesi diversi: dalla Bulgaria all’Inghilterra, dall’Austria alla Svizzera. Fin dal primo capitolo, il lettore assume consapevolezza dell’importanza dell’idioma nella formazione dell’autore. Le lingue che il piccolo Elias sente parlare in famiglia sono molte, lo spagnolo, il bulgaro, il tedesco, ed è emblematico che della sua infanzia trascorsa a Rutschuk in Bulgaria la prima cosa di cui parla è proprio la grande varietà linguistica con cui viene in contatto.
È chiaro che la ricerca della sua identità passa prima di tutto attraverso la lingua/le lingue con le quali si rivolge alla madre, con le quali studia, cresce e si sviluppa, fa le esperienze con gli altri bambini a scuola, legge.
Il trasferimento in Inghilterra, a Manchester, e in seguito i lunghi periodi trascorsi in Austria e in Svizzera lo obbligheranno a scegliere fra le lingue che padroneggia: sarà il tedesco la lingua con cui scrive e attraverso la quale si forma culturalmente.
I legami familiari – Proseguendo nella lettura, il lettore viene immerso in molte storie di vita quotidiana, storie familiari, di legami importanti, quali quelli con il padre e la madre, ma anche con il nonno e lo zio, figure di ambiente alto-borghese con cui i rapporti non sempre sono positivi, ma spesso diventano fonte di dissapori e contrasti. Importanti sono anche gli insegnanti, figure emblematiche per lo sviluppo della personalità di Canetti, che diventerà in seguito un intellettuale e uno scrittore.
Per quanto riguarda la famiglia, è centrale il rapporto di Elias con la madre, rimasta vedova in seguito alla morte prematura del padre. La madre, amante del teatro, guida intellettuale e culturale per il bambino Canetti, ha con lui un legame fortissimo e gli trasmette i valori fondamentali, oltre che essere guida per le letture e l’educazione che lo rendono un adolescente colto, studioso, a tratti solitario e poco interessato alle relazioni d’amicizia e d’amore, ma sereno.
Il soggiorno a Zurigo e il completamento della sua personalità – Quando la malattia della madre rende necessario un distacco forzato, il giovane Canetti si ritrova da solo in Svizzera in un collegio dove conosce la vera felicità, per lui fatta di studio, letture, contatto con la natura, incontro con insegnanti illuminati. E qui Canetti si formerà anche come uomo di pace, restio a ogni forma di violenza, che sia quella verbale del razzismo antisemita che lo colpisce, o quella orrenda della guerra, fino al rifiuto di ogni forma di violenza sugli animali.
A Zurigo nell’ultima parte del libro si consumerà la cesura fra lui e la madre in seguito a un processo necessario e naturale di distacco. Ormai Canetti è un giovane uomo la cui identità si conforma con le cose con le quali è cresciuto e che ama, ossia la letteratura, la scienza, la natura, mentre la madre, finalmente guarita dal suo male, si dedicherà al prossimo perché la crudezza della vita, la realtà orribile della guerra dalla quale mai si riprenderà, la spinge a trovare nell’aiuto verso gli altri il senso della sua vita. Il processo di trasformazione di sé, che porta la madre a dedicarsi ad azioni esterne, nel giovane Canetti si traduce in un ripiegarsi nella sua interiorità e nei suoi sentimenti.
La citazione degna di nota
Un brano nella parte finale del libro: madre e figlio si riconoscono come allo specchio, in un dialogo in cui emergono le loro differenze. L’una trova la sua strada nell’aiuto verso il prossimo in un momento come quello della guerra in cui per lei non era possibile fare altrimenti, l’altro, il giovane Canetti, pur riconoscendo che il mondo e la vita non si esauriscono nel paradiso zurighese del collegio, troverà se stesso e la sua strada nel mondo della cultura, dei libri, della scienza e nell’amore per la natura.
La madre:
Perché sei al mondo! Masaccio e Michelangelo! Tu credi che il mondo sia questo!…[…] La vita è tutta un’altra cosa, è terribile
Ora veniva fuori tutto, La sua avversione per le scienze naturali, nel mio grande entusiasmo per come è fatto il mondo, per come la vita si presentava nella struttura degli animali e delle piante, le avevo scritto che era bello poter riconoscere un’intenzione…un’intenzione positiva…
Lei invece non credeva che il mondo fosse ben regolato, non superò mai lo shock della guerra, meno ancora apprezzava il mio amore per gli animali (p.351)
Forse se lei non mi avesse strappato dal paradiso zurighese avrei continuato ad essere felice. Ma è anche vero che venni a conoscenza di altre cose, diverse da quelle che sapevo … È vero che io, come il primo uomo, nacqui veramente alla vita con la cacciata dal paradiso. (p.362)
Le nostre riflessioni
Il circolo ha apprezzato questa lettura. Alcuni lo avevano già letto nel momento della prima pubblicazione (il libro è del 1977). Molti dei partecipanti hanno sottolineato la differenza fra un’infanzia dorata, quasi magica, e i periodi successivi, contraddistinti dalla morte del padre e dalla guerra. È stata notata anche la descrizione della vita di ambiente alto borghese, non proprio comune alla maggioranza della popolazione. Apprezzata la linearità della prosa e la sua semplicità.
Le parole chiave del libro
Infanzia
adolescenza
lingue
crescita
formazione
famiglia
cultura
natura
premio Nobel letteratura.