Trama
Siamo nella Londra degli anni Venti. Kitty è la bellissima primogenita di un avvocato al soldo della Corona inglese: incoraggiata da una madre superficiale e oltremodo ansiosa di sistemare le due figlie con i migliori dei possibili matrimoni, decide di sposare frettolosamente un medico di cui non è innamorata e di partire con lui per la lontana Cina, dove lui svolge la professione di batteriologo.
Oltre che socialmente poco influente, Walter è un uomo riservato e di profondi sentimenti, molto innamorato e devoto: cortese e sollecito verso la giovane moglie, che in lui vede però solo un uomo banale e noioso. Kitty presto cade vittima di una passione travolgente per Charlie, bello ed elegante, oltre che impegnato in una sfavillante carriera diplomatica.
Una volta scoperto il tradimento, Walter mette a punto un implacabile piano di vendetta: la porterà in una città dell’interno, Mei-tan-fu, dove infuria un’epidemia di colera, per dedicarsi alla cura dei malati, sperando che l’ambiente malsano gli renda giustizia uccidendo la moglie fedifraga. Ma la vita in quel luogo desolato segnerà profondamente il destino della coppia e particolarmente di Kitty, che inizierà a guardare oltre il “velo dipinto che i viventi chiamano vita”, come recita la poesia di Percy B. Shelley a cui si fa riferimento, e comincerà a considerare altri aspetti del vivere, che vanno oltre la mondanità, le danze e le competizioni personali.
Un percorso di crescita e di pace, che la metterà di fronte alla sua fragilità umana.
La citazione degna di nota
Voglio una bambina perché voglio educarla in modo che non abbia poi da commettere gli sbagli che ho commessi io. Tu non immagini come mi detesto quando penso quale ragazza sono stata. Ma non potevo essere diversa. Educherò mia figlia da persona libera che possa vivere senza dipendere da nessuno. Non voglio mettere al mondo una bambina e amarla e tirarla su solo perché un giorno un uomo vada a letto con lei provvedendola in ricompensa di vitto e alloggio. […] Voglio che sia una creatura indipendente dagli altri perché padrona di sé stessa, capace di affrontare la vita come può affrontarla un uomo libero e di trarne miglior partito che non abbia saputo trarne io.
Le nostre riflessioni
Questo romanzo del 1925 ci ha sorpreso per la sua modernità e lo abbiamo apprezzato per la narrazione bella e appassionante, profonda nello scavo dell’animo umano e affascinante nelle descrizioni della vita coloniale inglese a Hong Kong.
A colpire maggiormente è la vicenda della protagonista Kitty, che da ragazza sciocca, frivola e viziata si trasforma in donna consapevole e tesa alla pace interiore aiutata dall’incontro con un gruppo di suore cattoliche francesi a Mei-tan-fu. La Madre Superiora, che ha abbandonato il suo casato nobiliare in Francia per farsi umile suora fra povertà e colera, è una grande figura, un’espressione di vera e profonda umanità che indica a Kitty, nonostante tutto, la positività della vita.
Le pagine sono intrise di molteplici riflessioni sottese, che toccano la dimensione femminile e umana grazie alle tre forti figure di donne: Kitty, la manciù, e la madre Doris. Di fronte a una vita diversa e di disagio, emergono i migliori tratti caratteriali dei personaggi, soprattutto la sensibilità, la filantropia e la straordinaria capacità di Walter, apparso nella prima parte intelligente e serio, ma poco carismatico.
Con un linguaggio chiaro e scorrevole ma mai semplicistico, l’autore riesce a condensare intelligenza, arguzia e ironia. Grazie a un’eccezionale varietà di termini, Maugham indaga i meccanismi dell’amore e delle pulsioni carnali: l’amore spirituale delle suore, quello devoto e gentile verso Waddington della manciù, le scelte d’amore sbagliate come tra Kitty e Charles e tra Walter e Kitty. Abbiamo trovato interessante anche la prefazione in cui l’autore racconta come sia stato ispirato dalla storia dantesca di Pia dè Tolomei: colpevole d’adulterio, venne portata in Maremma, luogo insalubre in cui il marito era convinto non sarebbe vissuta a lungo.
Questo romanzo delicato e raffinato non è una storia d’amore nel senso più assoluto del termine ma è piuttosto una storia di illusioni perdute. E da qui infatti il titolo, ispirato a un sonetto del poeta Percy Bysshe Shelley: il velo rappresenta un’illusione, una convinzione, qualcosa che filtra la realtà e influenza il modo in cui percepiamo noi stessi e gli altri. Ognuno di noi lo dipinge con i propri colori e lo sovrappone alla vita.
Lo consigliamo a...
Tutti coloro che vogliono leggere una bella storia.
Chi cerca un romanzo di educazione sentimentale.
Le parole chiave del libro
Amore
Cina
Malattia
Sentimenti
Crescita personale
Incomprensioni