Trama
Un ereditiero milionario mette in palio l’enorme cifra di 20 milioni di euro per eleggere “Il più buono del paese” ed è allora che nell’immaginario paese di Pontarno cominciano i problemi. Che cosa accade quando una comunità è chiamata a decidere su una cosa del genere? Quali parametri è lecito usare?
Le nostre riflessioni
Il più buono del paese è un libro ironico e divertente, talvolta spassoso, che sa far riflettere. Del romanzo è stata apprezzata la facilità di lettura, e anche la brevità. Tuttavia le sue 180 pagine non devono ingannare, pur essendo un volumetto piccolo riesce a dimostrarsi grande contenitore di temi niente affatto banali. Anzi, in poco spazio questa tragicommedia svela retroscena che meritano una riflessione attenta, e riesce a offrire tanti spunti profondi sull’ipocrisia, l’avarizia, il bene, il male, l’amicizia – insomma su tutta una carrellata di sentimenti umani.
È una fotografia precisa di cosa accadrebbe nella realtà se ci fosse un Candido a mettere in palio decine di milioni di euro per eleggere “Il più buono” di un paesino colpito dallo spopolamento. Invece di fare del bene, l’iniziativa del protagonista-ereditiero porta (e porterebbe nella realtà) il paese verso il peggio, ovvero un caos di burocrazia, sessismo, prevaricazione e, ovviamente, un omicidio.
All’apparenza Candido è un personaggio positivo, “il buono” della storia, però il lettore scoprirà che non è proprio così. Si contorna di persone che mettono in luce il peggio della società. L’autore ha scelto con cura i nomi dei personaggi (Candido, Lagna, Sudasodo, Leccaculo…), spesso volutamente sbeffeggiatori, ma che hanno il preciso intento di rivelarne le caratteristiche fondamentali, divertenti e grottesche insieme. Anche le vicende sono surreali solo all’apparenza, portate all’eccesso per farne emergere una concreta verosimiglianza.
È una caricatura della società attuale, perversa e controversa, per qualcuno anche troppo calcata. La critica che è stata mossa al libro, infatti, è la fugacità dei contenuti: pur riconoscendone il carattere ironico e simpatico, secondo alcune lettrici del Circolo non raggiunge la dimensione di romanzo perché non scende in profondità e quindi resta po’ irrisolto, ma non è nemmeno un saggio perché la denuncia sociale è debole.
In generale però Il più buono del paese è stato molto apprezzato e ritenuto un giallo social crime perfetto per l’estate. Il voto è positivo, pure se è vero che rimane un po’ in superficie su alcuni temi, somiglia a una chiacchierata giocosa. Potrebbe a tutti gli effetti essere un gioco sociale: cosa accadrebbe se ci fossero davvero in palio 20 milioni per un qualsiasi concorso? Non è facile far ridere e riflettere allo stesso tempo e Bargana comunque ci è riuscito.
Lo consigliamo a...
A chi ha bisogno di una lettura leggera ma che rivela retroscena inaspettati.
Le parole chiave del libro
Critica sociale
social crime
humor
giallo