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Il nostro grande niente

Il nostro grande niente

Autore Emanuele Aldrovandi

Casa editrice Einaudi, 2024

Pagine 200

La valutazione del Circolo

Che emozione ci ha lasciato il libro?

In collaborazione con Circolo di lettura sezione soci Coop Arezzo

I Circoli di lettura sono una comunità di lettori che si ritrovano, una volta al mese, per scambiarsi opinioni e sensazioni su un libro la cui lettura, individuale, è stata decisa di comune accordo.

Trama

È composto di due parti ben distinte, nella prima il protagonista, dalla sua posizione post-mortem, segue la compagna nelle tappe dell’ardua elaborazione del dolore per la sua perdita: l’angoscia viva si attenua col tempo, trasformandosi prima in malinconia, poi in nostalgia e infine in accettazione, perché la vita comunque va avanti e lei se ne riappropria, cambia città, conosce un altro, si sposa.

Nella seconda parte il protagonista vive in una specie di universo parallelo, dove il “lui” uscito dal coma convive con il “lui” morto; quindi è consapevole dello svolgersi degli eventi dopo la sua scomparsa. Ciò lo rende molto inquieto, perché non si sente più consolato dalla presenza di lei, in quanto sa di essere “sostituibile”.

Da questo evolversi nasce l’esplorazione rigorosa e determinata sulla natura delle relazioni e la difficile accettazione di non essere “per sempre unici e insostituibili”, nonché il desiderio egoistico che tutto finisca con noi. La conclusione a cui si giunge è che la vita va vissuta al meglio, perché l’amore provato è sempre unico e insostituibile e amare fino a non poterne più, diventa la chiave per poter dire di aver vissuto appieno tutto il tempo che ci è concesso.

La citazione degna di nota

…Sto scrivendo una cosa, s’intitola Non ha senso che il sole sorga, se io non posso vederlo. Ti piace?
– Un po’ pretenzioso.
È la storia di un personaggio che non accetta l’idea della morte e quindi, per risolvere il problema, ha avuto un’ intuizione geniale: costruire una bomba atomica.

Le nostre riflessioni

Romanzo originale, ironico, per quanto possa esserlo un’opera d’esordio, non convenzionale, dove la sofferenza e la perdita si fondono con la speranza. Il linguaggio è semplice ma elegante, lo stile leggero, ma intenso e coinvolgente. Tante le domande, spesso senza risposta, che il protagonista si pone, spaziando in vari campi, spesso filosofici: domande sulla vita e sulla natura dell’amore, sul senso delle cose, sulla transitorietà delle relazioni e sull’analisi dei rapporti di coppia. Pervaso di tenerezza, nonostante il tema ricorrente della morte, è un inno alla vita e ci invita ad afferrare l’attimo e a godere di tutte le piccole cose che ci possono rendere felici.

Mentre nel protagonista morto si nota maggiore obiettività, serenità e distacco, nel sopravvissuto si manifestano turbamenti umani più intensi, gelosie assurde e idee ossessive. Tuttavia, anche in questa situazione emerge la ferma volontà di non voler sprofondare nell’assenza di speranza ed emerge altresì il desiderio di godere della fortuna e dell’amore che al momento gli appartengono, sebbene conscio della loro precarietà.

Il romanzo pare scritto a mo’ di sceneggiatura, in presenza di molti dialoghi, diretti e indiretti. Il perno è costituito da un espediente narrativo già sperimentato (vedi Javier Marias), una idea ossessiva pervasiva, quasi come una profezia che si autodetermina.

Sicuramente si tratta di un tipo di scrittura moderna, affrontata alla maniera della generazione Z, senza distacco, un po’ autoreferenziale.

Il tema non è scontato, porta ad una riflessione sul senso della vita, soprattutto nella seconda parte – meglio riuscita- anche se i personaggi appaiono a volte stereotipati e standardizzati.

 

Lo consigliamo a...

A tutti, in particolare ai giovani adulti.