Trama
Nel seminterrato di una libreria, una ratta alcolista partorisce 13 topini, ma ha solo 12 mammelle e il più debole della cucciolata, Firmino, soppiantato dai fratelli bulli, sopravvive solo mangiando carta del libro che fa loro da nido.
Questo topino scopre presto di saper leggere e diventa un vero bibliofilo. Alienato dalla comunità dei ratti, cerca invano l’amicizia del libraio, che invece tenta di avvelenarlo. Impara il linguaggio dei segni, ma quando accosta un abambina nel parco riceve in cambio legnate; tuttavia viene salvato e accolto in casa dello scrittore Jerry Magoon, con cui inaugura uno spassoso sodalizio. La sua vita scorre tra la libreria e il cinema, dove si innamora di Ginger Rogers e Fred Astaire.
Sulla libreria di Scollay Square però incombe un triste destino: l’intero quartiere di Boston verrà raso al suolo per l’edificazione di nuove abitazioni.
I personaggi
Il protagonista, Firmino, il ratto che vive con i libri, si sfama fisicamente con la loro carta, costruisce la sua coscienza “umana” e il suo intero universo relazionale attraverso la letteratura e il cinema, alla ricerca di un canale comunicativo con gli esseri umani.
Tra questi, spiccano tra i personaggi del romanzo: il coinquilino scrittore Jerry Magoon, molto originale e forse l’unica figura positiva dell’opera; e lo strepitoso libraio Norman Shine, “primo amore” ( non corrisposto!) di Firmino.
La citazione degna di nota
“Riuscii a conversare con tutti i Grandi. Dostoevskij e Strindberg, per esempio. Subito riconobbi in loro dei compagni di strada afflitti, isterici come me. E da loro appresi un insegnamento prezioso: per quanto piccolo e insignificante tu possa essere, nulla vieta che la tua follia sia tra le più grandi. Inoltre, non si deve necessariamente credere alle storie per amarle. Io amo ogni genere di storia”. (pag. 46)
Le nostre riflessioni
Benché lo stile sia decisamente arduo, appesantito da citazioni dirette e indirette, e la storia, soprattutto all’inizio, fatichi a decollare, i contenuti del romanzo sono ottimi: l’emarginazione di Firmino, il suo senso di inadeguatezza e di alienazione, sono metafora dello stato umano; così come la precarietà della libreria, del cinema e del teatro, è rappresentativa della cultura e dei suoi luoghi, sempre sotto assedio e minacciati di distruzione in nome del profitto.
Alcuni di noi, leggendo questa storia, hanno piacevolmente ricordato l’immaginario di Woody Allen.
Lo consigliamo a...
A tutti coloro che amano leggere!
Le parole chiave del libro
Lettura
nutrimento
sopravvivenza
solitudine
immaginazione