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Cassandra a Mogadiscio

Cassandra a Mogadiscio

Autore Igiaba Scego

Casa editrice Bompiani, 2023

Pagine 364

La valutazione del Circolo

Che emozione ci ha lasciato il libro?

In collaborazione con Circolo di lettura sezione soci Pistoia

I Circoli di lettura sono una comunità di lettori che si ritrovano, una volta al mese, per scambiarsi opinioni e sensazioni su un libro la cui lettura, individuale, è stata decisa di comune accordo.

Trama

Il memoir Cassandra a Mogadiscio raccoglie le riflessioni della scrittrice Igiaba Scego che da sempre tratta il tema del precario equilibrio tra le due realtà culturali d’appartenenza, quella d’origine familiare (somala) e quella vissuta nella quotidianità dei nostri giorni (italiana). Le pagine diventano presto una lettera aperta all’amata nipote in cui Igiaba fa i conti con il passato coloniale italiano, raccontando vicende lontane che ci colpiscono ancora oggi.

La citazione degna di nota

Jirro in somalo significa “malattia”, letteralmente è così […]. Ma per noi è una parola più vasta. Parla delle nostre ferite, del nostro dolore, del nostro stress postraumatico, post Guerra. Jirro è il nostro cuore spezzato. La nostra vita in equilibrio precario tra l’inferno e il presente.

Le nostre riflessioni

In “Cassandra a Mogadiscio” Igiaba Scego, una somala che vive in Italia, scrive una lettera aperta alla giovane nipote Soraya che abita in America. È una lettera lunga, densa e drammatica in cui riversa i propri pezzetti di vita intima intrecciandoli alla storia della Somalia perché la memoria non si disperda e continui dopo di lei. La Somalia, a seguito di tutte le guerre e gli sconvolgimenti politici, non possiede più archivi né documenti, quindi ogni somalo che è riuscito a fuggire dalle pieghe della storia è un vero e proprio archivio.

Scego di fatto scrive un’autobiografia, il cui punto di partenza è Jirro, una parola traducibile con malessere, ma che diventa vera e propria malattia perché colpisce le vittime della diaspora. Come visto anche dalle pagine di Hans Sahl, gli esuli sono preda di una precisa malinconia che a poco a poco li consuma, minandone la salute.

L’autrice tesse una trama costellata di difficoltà in cui la lingua italiana è imbastita di termini somali che lei desidera tramandare alla nipote, nonostante le chieda anche di studiare l’italiano per poter avere un rapporto con la nonna, ovvero la madre di Igiaba. La nonna è un personaggio cardine della storia, nomade da bambina, allevatrice di cammelli, poi trasferitasi in città e diventata segretaria.

Lì conosce il marito, uno studioso, e con lui costruisce una famiglia. Però con lo scoppio della dittatura del generale Barre non hanno altra scelta che trasferirsi in Italia, lasciandosi alle spalle i figli. La donna soffre tantissimo per quella che considera una lacerazione, essere stata costretta a scappare per vivere nella miseria così lontano dal proprio paese. Igiaba nasce in Italia e si sentirà sempre profondamente italiana, in particolar modo romana, quindi in un certo senso diversa dai fratelli nati e cresciuti in Somalia. La madre, invece, allo scoppio della guerra civile torna indietro, senza avvertire nessuno. La figlia sedicenne non sa come affrontare il suo abbandono, si autopunisce, finché dopo due anni, di nuovo senza avvisare, lei rientra in Italia.

Si tratta di una storia molto lunga e intersecata, costellata di tanti personaggi, che non sempre risulta di facile lettura. A volte si ha l’impressione che sia tutto troppo: troppo lungo, troppi episodi famigliari. Scego scandaglia la questione femminile nella cultura somala, dalla pratica dell’infibulazione alla conduzione naturale come la menopausa.

La prosa comunque è fluida, a volte spiritosa, capace di ricreare in modo nitido l’ambiente africano, i colori, i profumi, l’essenza delle persone. Sicuramente è un libro ricco di storie e di storia con la S maiuscola, che permette di conoscere le vicende di un paese lontano e vicino insieme.

Perché Scego ha intitolato il libro Cassandra a Mogadiscio? Non a caso. Cassandra infatti era la veggente della mitologia greca, e sua madre era una sorta di Cassandra, aveva una sensibilità molto “primitiva” che le dava quasi la preveggenza, come se venisse da un’altra epoca, o da un altro mondo. La Cassandra del libro sostiene l’inutilità di profetizzare un futuro al popolo somalo perché i somali sono stati sconfitti e dispersi dalla Storia. L’autrice, invece, nonostante le numerosissime difficoltà che la sua famiglia deve affrontare, lo Jirro, la sofferenza della diaspora, non utilizza mai toni disperati, di fondo il suo è un messaggio di speranza.

Lo consigliamo a...

A chi vuole scoprire la vicende drammatiche di un paese lontano sulle cui sorti Italia ed Europa hanno avuto tante colpe.

Le parole chiave del libro

Saga familiare

Somalia

Cassandra

romanzo autobiografico

Jirro