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Trama
L’autrice, nata a Roma da genitori somali esuli durante la dittatura di Siad Barre, raccoglie e riporta ricordi personali e di famiglia mescolandoli alla Storia della Somalia. Dà così vita ad un’autobiografia che ha la forma di una lunga lettera indirizzata alla nipote che vive in Canada e che non ha mai vissuto in Somalia.
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La citazione degna di nota
Siamo esseri diasporici, sospesi nel vento, sradicati da una dittatura ventennale, da una delle più devastanti guerre avvenute sul pianeta Terra e da un grosso traffico di armi che ha seppellito le nostre ossa, e quelle dei nostri antenati, sotto un cumulo di kalashnikov che dalla Transnistria sono sbarcati direttamente al porto di Mogadiscio. Per annientarci…
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Le nostre riflessioni
Confrontandoci è emerso quanto fossero alte le nostre aspettative rispetto a questo libro e alcune persone tra noi sono rimaste deluse. Chi non lo ha particolarmente amato ha spiegato come non si sia sentita/o trascinata/o dalla lettura, trovandola faticosa e poco scorrevole, con tantissimi argomenti che emergono e che però risultano solo rapidamente accennati.
Altre persone tra noi lo hanno trovato invece molto interessante, concentrandosi sul fatto che l’autrice mette a fuoco il dramma di chi sperimenta uno sradicamento: ci è arrivato forte il suo malessere e la sua difficoltà nel tentare di integrare le tante parti di sé.
Una grande protagonista in questo libro è anche la lingua, o meglio, le lingue: quelle native e quelle acquisite nei rispettivi paesi d’elezione, che potrebbero fare da ponte facendo sentire più vicine le persone di una stessa famiglia in diaspora.
Discutendo tra noi ci siamo anche accorte/i di come il colonialismo italiano sia un grande rimosso nel dibattito pubblico in questo Paese e ci sembra che in tal senso questo libro tenti di colmare un vuoto.
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Lo consigliamo a...
A studentesse e studenti e a persone adulte per affrontare il tema del colonialismo italiano.
A chiunque si relazioni con persone migranti.