Trama
A Soreni, nei primi anni cinquanta del XX secolo, la piccola Maria Listru, ultima e indesiderata di quattro sorelle orfane di padre, diviene filla de anima (così vengono chiamati “i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità dell’altra”) di Bonaria Urrai, la sarta del paese che non si è mai sposata. C’è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c’è un’aura misteriosa che l’accompagna.
Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. La morte portata dall’accabbadora, l’ultima madre.
La citazione degna di nota
Non dire mai: di quest’acqua io non ne bevo. Potresti trovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata
Le nostre riflessioni
“È uno dei dieci libri che vanno assolutamente letti in una vita” e infatti l’emozione e il parere di tutti i partecipanti del circolo è stato unanime: bellissimo. La scrittrice riesce a trattare temi molto profondi e terrificanti come l’eutanasia, l’affidamento di figli ad altre persone, la morte, la pedofilia con delicatezza e senza mai dare un giudizio, senza mai accusare.
Nella scrittura intensa si “sente” e si “vede” la Sardegna, soprattutto nella prima parte del romanzo, in cui attraverso una scrittura “dura” e “secca” appare tutta l’asprezza della terra sarda, il pensiero degli splendidi personaggi della storia,il realismo poetico dei riti e delle tradizioni.
Anche lo stacco, quando Maria decide di allontanarsi dalla Sardegna, che ad alcuni è sembrato un’aggiunta eccessiva, serve per la maturazione della piccola protagonista, che riesce finalmente a scoprire la realtà oltre il suo piccolo paese, a comprendere la differenza tra giusto e sbagliato.
Le parole chiave del libro
Famiglia
tradizioni
riti
morte
eutanasia
crescita
Sardegna
maternità