Trama
Manuel Vilas dà vita ad una narrazione intima fatta dei suoi ricordi, che si snodano dagli anni Settanta ai giorni nostri; l’autore traccia il ritratto dei genitori ormai morti, celebrandone la presenza anche nell’assenza e ricordandoci quanto i legami viscerali con chi abbiamo amato e con chi ci ha amati continuino a definirci, pur essendo apparentemente interrotti o allentati.
Sembrano essere proprio questi i legami che poi il tempo ci aiuta a “rileggere” e reinterpretare, permettendoci di vedere quanta bellezza e intensità ci fosse in quei gesti quotidiani o in quell’affetto trattenuto.
La citazione degna di nota
Ci farebbe bene scrivere delle nostre famiglie, senza nessuna finzione, senza romanzare. Solo raccontando ciò che è successo, o ciò che crediamo sia successo.
Le nostre riflessioni
Crediamo che questo sia un libro da gustare con calma: ci è risultato infatti piuttosto denso e inizialmente ostico da approcciare. Alla maggior parte di noi è piaciuto poiché è stato capace di toccare corde molto intime; Vilas descrive infatti numerose dinamiche relazionali familiari, senza dare giudizi e mettendo in luce anche ciò che i genitori sono stati e hanno fatto prima della nascita del figlio.
Ci è sembrato un flusso di pensieri più che un romanzo, un libro “su cui pensare”: pensare all’incomunicabilità che spesso sperimentiamo mentre si è vivi, e alla comunicazione che invece può avviarsi a partire dalla morte di uno degli “interlocutori”. La bellezza dunque, spesso sta nell’apprezzare e rivalutare dopo tanto tempo quello che è stato…
Lo consigliamo a...
Alle persone dai 25 anni in sù.
A chi ha non ha più i genitori in vita.
Le parole chiave del libro
Crescita
famiglia
figli
genitori
legami
morte
separazioni
Spagna