I lettori del Premio Strega

Tre libri, tre lettori di diverse età e gusti letterari, in comune la grande passione per i libri e la lettura. Ad intervistarli Gabriele Ametrano, direttore del Festival La Città dei lettori e presidente dell’Associazione Wimbledon APS

Se c’è un merito enorme della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e del Premio Strega è la lunga coda di attività e promozione dei libri partecipanti durante tutto l’anno. I libri in concorso godono di una vetrina d’eccezione durante le fasi del premio, ma anche successivamente trovano uno speciale spazio di attenzione.

Gli incontri organizzati o accompagnati dalla Fondazione portano in tour gli autori, le attività annuali ne mettono in evidenza le pagine scritte, mentre la diffusione nelle librerie permette di dare luce alle pubblicazioni che sono state allo Strega con fascette evidenti e sicuramente ciò attira curiosi lettori ma anche chi, grazie alla promozione dello stesso premio, ne ha sentito parlare.

In questo articolo ho cercato dei lettori che hanno avuto interesse nelle pagine di autori del Premio Strega. Evitando di cadere nella più facile scelta del vincitore, mi sono diretto verso lettori che avevano pescato le loro letture nella fase della dozzina nelle due edizioni più recenti. Età e gusti letterari diversi, i lettori intervistati hanno parlato di libri che seppur non vincitori hanno comunque consegnato alla letteratura italiana piccoli capolavori.

Febbre di Jonathan Bazzi (edito da Fandango) è stato nella cinquina del Premio Strega dello scorso anno. Italo Papandrea, lettore di 26 anni ne parla così.

Cosa ti ha colpito di questo libro?
Febbre è una storia sincera. Il suo flusso narrativo funziona e non ti annoia. Bazzi, l’autore, sdogana il tema della sieropositività, tema ad oggi tutt’altro che superato.

Perché lo hai letto?
L’avevo adocchiato in libreria, mi aveva colpito la copertina e ciò che era scritto nelle bandelle ma mi hanno convinto alcune recensioni mentre era nella dozzina dello Strega e la cosa che fosse un autore giovane e un romanzo d’esordio. Mi interessano inoltre le tematiche LGBTQIA+ e questo ne tratta con intelligenza. L’avevo adocchiato in libreria, mi aveva colpito la copertina e ciò che era scritto nelle bandelle, ma alcune recensioni e alcuni post nei social mi avevano creato curiosità.

Lo consiglieresti?
Certamente potrei consigliarlo. Il lettore viene immediatamente coinvolto dalla narrazione e vive la storia come una vicenda personale. Narrato in prima persona, asciutto, a volte laconico, quando parla della malattia è tagliente e deciso. Credo poi che sia interessante leggerlo perché apre la discussione su alcune tematiche fondamentali: il rapporto con il paese d’origine, Rozzano, periferia e provincia disagiata, e la sieropositività e il suo sviluppo della malattia.

Nel libro il disagio sociale è legato anche alla migrazione dei meridionali al nord (i nonni campani di Bazzi hanno origini campane). Lui parla di Rozzano come di un “sud raffreddato”, un luogo che ha perso ogni connotato del meridione sebbene visto da meridionali emigrati: questa osservazione sarebbe da approfondire e comunque apre al lettore una prospettiva inedita.

C’è qualcosa che non ti è piaciuto?
Credo che in un libro sia importante anche la forma. La struttura binaria usata nella narrazione da Jonathan Bazzi, l’alternarsi continuo tra malattia e ricordo del passato alla fine potrebbe stancare il lettore. Diciamo però che questa monotonia viene riscattata dalle tematiche raccontate.

Lo rileggeresti?
Questo è un libro che rileggerei volentieri.

Cara Pace (edito da Ponte alle Grazie) è il romanzo con cui Lisa Ginzburg è stata presentata allo Strega 2021 e ha partecipato fino alla dozzina. Chiara Fontanella, lettrice di 37 anni, ne parla così.

Cosa ti ha colpito di questo romanzo?
Lisa Ginzburg ha una bella scrittura e questo è uno dei libri che ho letto con più piacere e velocità. Sono lenta a leggere ma questo l’ho divorato. L’autrice è riuscita immediatamente a farmi entrare nella dimensione familiare raccontata. Mi hanno colpito i vari temi trattati: come si può reagire ad una difficile situazione familiare, ad un vuoto creato dalla famiglia, e le diverse modalità nell’affrontare questo problema. Mi ha coinvolto particolarmente in questo momento della mia vita. Altra riflessione importante su cui le pagine mi hanno fatto riflettere è la fuga, che ho ritrovato in tutti i personaggi, che sia una fuga ideale o reale spostandosi da un luogo ad un altro.

Lo consiglieresti?
Non lo consiglierei a tutti ma voglio regalarlo ad una mia amica che credo possa leggerlo con la mia stessa intensità. Naturalmente mi piacerebbe che più persone possibili possano leggerlo, perché in queste pagine ho trovato tanto amore, tanta grazia. Questo libro l’ho trovato accogliente. Lo regalerei soprattutto a persone lontane da questo tipo di letture.

Perché lo hai letto?
Sono stata ad una presentazione del libro e sentir parlare l’autrice mi ha dato voglia di leggerlo. È stata Lisa Ginzburg a colpirmi come donna e mi ha incuriosito il suo libro.

Lo rileggeresti?
Mi piacerebbe rileggerlo per trovare nuove sfumature. Questo libro è stato un abbraccio. Mi ha dato pace e mi ha nutrito.

C’è qualcosa che non ti è piaciuto?
Sono rimasta un po’ in sospeso alla fine della narrazione ma non cambierei nulla. Avrei solo voluto parlare con la protagonista per sapere altro.

Teresa Ciabatti è stata una delle protagoniste del Premio Strega 2021. Il suo Sembrava bellezza (edito da Mondadori) è stato protagonista fino alla dozzina, non riuscendo a giungere alla cinquina e quindi al voto finale. Martina Lazzerini, lettrice di 38 anni, ne parla così.

Cosa ti ha colpito di questo libro?
Sembrava bellezza è un libro scomodo: quello che dice non ti culla e non credo possa essere tra le esperienze comuni a tutti. Quello che l’autrice racconta sono verità crude, sentimenti di invidia, di squallore ed esperienze raccontate in un modo cinico. Sono discorsi poco usuali e quindi la lettura, a volte, risulta fastidiosa anche perché mette a nudo i tratti umani più bassi.

Perché lo hai letto?
Ho letto questo libro perché ero curiosa. Dal giorno dopo che è uscito in libreria in moltissimi ne hanno parlato, e su Instagram mi hanno colpito molti post. Non avevo mai letto i libri di Teresa Ciabatti, e sia il titolo che la copertina mi hanno ispirato.

Lo consiglieresti?
Visto che la gente legge poco tendo a consigliare le cose che mi sono veramente piaciute. Questo l’ho trovato lontano da ciò che avevo pensato ci fosse. “Sembrava bellezza” ed invece ne ho trovato qualcosa di diverso. Potrei consigliarlo ad un lettore forte: direi che Teresa Ciabatti può essere una lettura tra le tante, e probabilmente è giusto leggerlo. Ad un lettore che invece legge solo due o tre libri l’anno, invece, non lo consiglierei.

Lo rileggeresti?
Non lo rileggerei. Non è un libro che mi ha portato da un’altra parte, in un posto dove mi piaceva stare. Non vorrei stare in un mondo con sentimenti bassi, decadenti, squallidi. La narrazione riporta la bellezza ad un mondo di apparenza mentre vorrei che la letteratura lasciasse spazio a letture che innalzano l’animo, non che fanno del cinismo un cavallo di battaglia.

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