La compagnia Daf, con sede a Messina, è stata fondata nel 2003 da Giuseppe Ministeri, organizzatore e produttore, e diretta artisticamente da Angelo Campolo, attore e regista diplomato alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano. La compagnia nel corso degli anni ha prodotto numerosi spettacoli, distribuiti nei principali festival e teatri italiani. È soprattutto nell’ambito della formazione teatrale che DAF ha contraddistinto il suo impegno, intraprendendo dal 2010 ad oggi, un percorso di ricerca e lavoro sul territorio siciliano con particolare attenzione alle tematiche sociali.
Negli anni ha ottenuto diversi riconoscimenti nazionali, tra i quali: il premio Scintille alla 35ª edizione del festival teatrale di Asti, il premio Giovani Realtà del teatro 2016 del CSS di Udine, il premio Giovani Artisti per Dante al Festival Internazionale di Ravenna 2016 e il premio Sillumina, Nuove opere, indetto da SIAE e MIBACT.
A che punto della vostra carriera è arrivato il premio In-Box?
Rispetto al lavoro svolto fino ad oggi, possiamo dire che il premio è arrivato al momento “giusto”, ovvero al termine di un percorso iniziato nel 2015 che ci ha visto realizzare tanti progetti legati alla formazione all’incontro con giovani stranieri richiedenti asilo nel nostro Paese. Come racconto in Stay Hungry, tutto è nato per omaggiare Pasolini e il suo romanzo Teorema, scritto nel pieno della contestazione giovanile del ’68. Questa premessa è stata la miccia che ha dato il via ad una serie di incontri, letture ed esperienze davvero speciali con tantissime persone provenienti da diverse parti del mondo.
Cosa è cambiato da un punto di vista professionale dopo questa esperienza?
Il premio è arrivato a maggio 2020, dopo lo shock del primo lockdown, quando credevamo davvero che tanti percorsi si sarebbero definitamente interrotti. Ma al di là della Pandemia, già da tempo programmavamo la nostra attività in maniera stanziale, escludendo a priori la possibilità di poter circuitare con i nostri lavori. Ricevere tante repliche in premio è stato un segnale preciso che ci ha incoraggiato a non mollare, a rimetterci in gioco in modo diverso.
Oltre all’occasione di avere contatti e rapporti professionali con festival e realtà straordinarie del nostro paese, In-Box ci ha regalato la possibilità di confrontarci e portare il nostro linguaggio a tanti pubblici diversi da nord a sud Italia. Detto questo restiamo sempre con i piedi ben piantati per terra, consapevoli della situazione difficile che attraversa il nostro settore e dei tanti sacrifici che bisogna compiere per vivere del nostro mestiere.
Come sta proseguendo il vostro lavoro in questo momento particolare?
Siamo riusciti ad attraversare la seconda ondata in DAD, continuando a tenere le fila dei nostri progetti a distanza. Uno fra tutti il progetto Pane e Rose – Il teatro incontra il lavoro, vincitore del bando Per Chi Crea di Siae e Mibact, realizzato con diverse classi multietniche che hanno raccontato il senso del lavoro oggi nei loro contesti di provenienza, alla luce delle trasformazioni che stiamo vivendo.
Su quale progetto state lavorando?
Abbiamo aperto un “cantiere” (per adesso si dice così fra teatranti, no?) chiamato Le Umane Storie, dove stiamo raccogliendo le fila dei lavori svolti con molti ragazzi delle comunità di Messina e Reggio Calabria. Questo ci ha avvicinati al programma Liberi di Scegliere del giudice Roberto Di Bella, che ha permesso a molti minori provenienti da famiglie di ‘ndrangheta di sperimentare percorsi alternativi. Attualmente siamo alla ricerca di una coproduzione per realizzare lo spettacolo che abbiamo in mente.
Da spettatori, qual è il vostro spettacolo preferito?
Non se la prendano i capolavori senza tempo da rivedere in video, ma ci piace rispondere con spettacoli che sono in giro, vivi e presenti sui nostri palcoscenici. La poesia di Totò e Vicè di Vetrano e Randisi su testi di Franco Scaldati, la leggerezza di Quasi Natale della compagnia Teatrodilina, e poi ancora il racconto toccante di Padre d’amore, Padre di Fango di Cinzia Pietribiasi, i lavori firmati da giovani registe come Elena Gigliotti e Chiara Callegari, o quelli della compagnia Stralunò di Roma per i più piccoli. La lista sarebbe ancora lunga. Largo a nomi e percorsi nuovi! Che sia concesso loro la possibilità di crescere, sbagliare e sperimentare.