I problemi ambientali sono connessi alla tutela dei diritti umani

Da una ricerca della Iucn (International union for the conservation of nature) emerge una connessione diretta fra le catastrofi ambientali, accelerate dal riscaldamento globale, e l’aumento della violenza sulle donne. L’intervista a Cate Owren, fra le autrici dello studio

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Cate Owren è fra le autrici dello studio dell’International union for the conservation of nature (Unione internazionale per la conservatione della natura) “Gender-based violence and environment linkages. The violence of inequality” (Violenza di genere e cambiamenti del clima. La violenza della diseguaglianza). Ecco come spiega i collegamenti diretti tra cambiamenti climatici e aumento della violenza di genere. 

Quali sono le regioni del mondo in cui la connessione fra cambiamenti climatici e violenza di genere è più diretta?

I Paesi che sono meno in grado di far fronte ai cambiamenti climatici hanno più probabilità di registrare un maggiore stress causato dalla perdita dei propri mezzi di sussistenza, dall’insicurezza alimentare o idrica. Sono fattori che, a loro volta, possono portare a un aumento del conflitto sulla spartizione delle risorse e all’incremento di casi di violenza di genere.

Cate Orwen, autrice del rapporto della Iucn

In questi contesti quali sono i rischi principali a cui le donne vanno incontro?

In situazioni di difficoltà, complicate ulteriormente da stati di emergenza ambientale, possono aumentare ad esempio i casi di violenza domestica. Ma non solo. Nelle comunità più esposte le famiglie possono più facilmente decidere di dare in sposa le loro figlie sperando di migliorare così il proprio status. All’insorgere di catastrofi corrisponde poi, quasi sempre, un incremento delle tratte di esseri umani e dello sfruttamento a fini sessuali. Inoltre, le donne costrette a emigrare anche a causa dei cambiamenti climatici, una volta spostate in alloggi d’emergenza (come i campi profughi, ndr) sono maggiormente soggette a molestie sessuali.

Come si spiega, invece, il collegamento fra violenza di genere e crimini contro l’ambiente?

I crimini contro l’ambiente rappresentano la quarta forma di criminalità organizzata transnazionale più diffusa al mondo e sono collegati a una cultura della violenza. Queste attività illegali si svolgono solitamente in aree remote, in cui circolano armi e sulle quali i governi hanno uno scarso controllo. A gestire questi traffici ai vari livelli sono uomini e ciò fa sì che in questi ambienti ci sia un forte sfruttamento sessuale delle donne che appartengono alle comunità locali delle aree interessate o che lavorano come schiave.

Che cosa devono fare i governi per arginare questo fenomeno nel suo complesso?

I governi dovrebbero innanzitutto capire in che modo le disparità e la violenza di genere si relazionano con l’ambiente e con i cambiamenti climatici. Fatta questa valutazione, dovrebbero poi inserire la risoluzione di questa criticità fra le loro azioni di governo e prevedere risorse per finanziare degli interventi. Il punto di partenza è assumere la consapevolezza che i problemi ambientali sono direttamente collegati alla tutela dei diritti umani.

Come si spiega il legame diretto fra cambiamenti climatici e violenza di genere?

La violenza di genere viene usata come mezzo per esercitare potere e controllo sulle persone in base al loro genere. Nel contesto specifico delle risorse naturali è utilizzata come mezzo per controllare diritti, ruoli e accesso. Nelle catastrofi meteorologiche e nei cambiamenti climatici, le risorse naturali vengono degradate, interrompendo la produzione alimentare e la disponibilità di acqua e danneggiando le infrastrutture. Lo stress causato dalla perdita di mezzi di sussistenza, in particolare nelle comunità che si basano su risorse naturali, può quindi aumentare le disparità e il Gbv (Gender-based violence, ndr). I Paesi e le comunità che non sono in grado di far fronte a questi impatti possono subire un ulteriore aumento del Gbv, specialmente quando i servizi sociali e sanitari e la polizia non sono in grado di far fronte alle conseguenze di catastrofi.

(Articolo a cura di Rocco Bellantone, pubblicato su La Nuova Ecologia.it del 3 maggio 2020)

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