Le parole della cucina di oggi

Tra tradizione e nuove terminologie

Accademia della Crusca
Accademia della Crusca
Un progetto dell'Associazione Amici dell'Accademia della Crusca, sostenuto da Unicoop Firenze, in collaborazione con gli esperti linguisti dell'Accademia fiorentina, per raccontare e far conoscere il patrimonio storico e culturale della Crusca e la sua attività.

Il grande impulso che Pellegrino Artusi, fin dalla prima edizione della Scienza in cucina del 1891, ha fornito al lessico culinario è sicuramente evidente. Ancora oggi il volume artusiano è presente tra gli scaffali di molte case italiane, anche se di pentole sui fornelli (e sulle piastre a induzione) ne sono passate tante: cambiano gli stili di vita, cambia il modo di riferirsi al mondo quotidiano, cambiano, quindi, i termini della cucina. 

Il linguaggio culinario si è dimostrato da sempre disponibile all’accoglimento e alla formazione di parole nuove (neologismi), trovandosi a metà strada tra lo scientifico e il letterario, sia per la struttura delle ricette (nelle quali si trovano dosi, indicazioni e procedure), sia per l’esigenza di definire efficacemente elementi che fanno parte della quotidianità. Si usano, ad esempio, nomi alterati (pizzette, arrosticini, vermicelli, tartine…), nomi composti (saltimbocca, ammazzacaffè, brutti-ma-buoni…) e spesso non ci si sottrae alla creatività (se pensiamo a un croccante, ci sembra già di sentire il morso che avremmo voglia di dargli; e se diciamo di preparare una Saint-honoré sembriamo già degli chef stellati). 

La lingua culinaria attuale, complice la grandissima risonanza mediatica degli ultimi anni, ha acquisito moltissime nuove terminologie (anche dalle altre lingue) che utilizziamo facilmente nella vita di tutti i giorni, anche se non tutte sono ancora entrate nei nostri Vocabolari (chissà se Artusi le avrebbe apprezzate!). Oggi siamo abituati a impiattare le nostre pietanze (cioè, a disporle nel piatto secondo un certo criterio estetico) o a preparare un’insalatona o un poké (nella variante hawaiana, con pesce crudo) quando non vogliamo restare digiuni, ma nemmeno mangiare pesante; se ceniamo con gli amici, possiamo fare un’apericena (una cena a buffet a metà tra l’aperitivo delle 19 e la cena vera e propria) in cui gustare finger food  (‘cibo a portata di dita’, piccoli assaggi), organizzare una più agile pizzata (participio nominalizzato derivante da pizza e non dal verbo pizzare, che significa ‘pungere’, ma anche, nel linguaggio marinaresco, ‘urtare il molo o un’altra nave’ e che non ha niente a che vedere col cibo), oppure, secondo in espressione in voga sui social, invitare tutti a sushiare (mangiare sushi, la famosa specialità giapponese a base di pesce crudo); se abbiamo una riunione la mattina presto, potremmo arrivare già colazionati (dal verbo colazionare, presente già in un testo senese del XVI secolo), oppure, se è pomeriggio, già merendati (dal verbo merendare, già usato anche da Boccaccio nel Decameron), magari con biscotti inzupposi (aggettivo deverbale da inzuppare, comparso nella nota pubblicità con Antonio Banderas e non ancora entrato nei repertori linguistici ufficiali).

E se Artusi, già nel 1891, «stava in cucina a provar questi piatti», oggi sarebbe stato definito un foodie (termine ripreso dall’inglese che indica una persona che si intende di cibo e che si interessa a tutti gli aspetti a esso collegati) che avrebbe fatto una cucinata (participio nominalizzato del verbo cucinare, entrato proprio quest’anno tra i neologismi del Devoto Oli) e gli avanzi, il giorno dopo, sarebbero stati microondabili (aggettivo riferito agli involucri per pietanze e alle pietanze stesse da cuocere o da riscaldare nel forno a microonde, un neologismo presente nelle pubblicità di marchi alimentari a partire dal 2010).

Come dice Artusi, ‘la cucina è una bricconcella’: le mille sorprese che essa riserva non riguardano soltanto nuove tecniche da apprendere o nuove ricette da sperimentare, ma anche molteplici possibilità linguistiche che in essa si ritrovano e che rappresentano un settore in continua evoluzione.

Riferimenti bibliografici

  • Pellegrino Artusi, La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, ristampa anastatica prima edizione 1891, Firenze, Giunti, 2011.
  • Maria Catricalà, Forme, parole e norme, Milano, Franco Angeli, 2004, pp. 137-138.
  • Miriam di Carlo, Foodie, 4 giugno 2020 (in foodie – Parole nuove – Accademia della Crusca).
  • Giovanna Frosini, L’italiano in tavola, in Lingua e identità. Una storia sociale dell’italiano, a cura di Pietro Trifone, Roma, Carocci, 2006.
  • Giovanna Frosini, La Scienza degli italiani. Storie di un libro fortunato, in Pellegrino Artusi, La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, cit.
  • Vera Gheno, Microondabile, 19 dicembre 2014 (in microondabile – Parole nuove – Accademia della Crusca). 
  • Irene Pompeo – Benedetta Salvi, Impiattare, 14 settembre 2015 (in impiattare – Parole nuove – Accademia della Crusca).

( A cura Caterina Canneti)

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