Nell’anno del settimo centenario dalla morte, è giusto ricordare Dante Alighieri per la sua più grande opera, la Commedia, importantissima per la lingua italiana. Soprattutto a Firenze, infatti, è stata da sempre riconosciuta la ricchezza linguistica dell’opera di Dante: tra gli estimatori più significativi della Commedia ci sono gli Accademici della Crusca, i quali pensarono bene di includerla, secondo il canone di autori proposto dal loro fondatore Lionardo Salviati, l’Accademico Infarinato, tra le opere da citare e da spogliare per il Vocabolario, la cui prima edizione uscì a stampa a Venezia nel 1612.
Non soltanto: la Commedia di Dante fu talmente importante per gli Accademici che addirittura ne realizzarono una nuova edizione, data alle stampe prima del Vocabolario, nel 1595 (esemplari di quest’edizione e altri materiali danteschi di Crusca sono attualmente esposti in una mostra presso l’Accademia, dal titolo Dante e la Crusca).
Nell’avviso ai lettori dell’edizione degli Accademici, infatti, Bastiano de’ Rossi (l’Inferigno), il primo Accademico Segretario della Crusca, nonché principale fautore dei lavori sul poema dantesco, definì la Commedia come «la miglior parte» della nostra lingua: la correzione e la revisione che gli Accademici, ma soprattutto l’Inferigno, hanno portato avanti sul poema dantesco è stata realizzata, infatti, proprio in funzione degli spogli per il Vocabolario, così che i compilatori potessero disporre di una versione migliorata dell’opera di Dante.
In altre parole, la Commedia fu uno dei primi testi sui quali gli Accademici hanno cominciato i loro lavori: essi, infatti, raccolsero un gran numero di esemplari del poema di Dante, non solo a stampa, ma anche manoscritti, al fine di selezionarne voci ed esempi. Si pensi, poi, che nel Vocabolario il nome di Dante è il primo che compare nella Tavola degli autori antichi citati.
La prima testimonianza dell’impegno degli Accademici sulla Commedia si trova proprio nel Diario dell’Inferigno e risale al 25 agosto 1590, «quando il Sollo disse che, non si ritrovando testo di Dante, che facesse a proposito correggerlo, ed ancora far sopra d’esso alcuni scolii» (p. 120), cioè alcune correzioni e revisioni. I lavori degli Accademici sulla Commedia, infatti, cominciarono negli anni ‘90 del Cinquecento e i numeri dimostrano che il poema dantesco è una delle opere più citate del Vocabolario: esso, infatti, compare da solo in 5726 voci su un totale di 25.056, vale a dire nel 22,85% delle voci totali.
Già dal 1591, infatti, le carte degli Accademici testimoniano la raccolta di voci della Commedia per la lettera ‘a’, tra le quali si trovano parole come abitazione, abisso, accendere, agrume, aiuola, aiuto, alleviare, alloro, che ancora oggi usiamo abitualmente e che sono state inserite nel primo Vocabolario proprio in seguito allo spoglio della Commedia.
E si pensi anche a parole attestate per la prima volta proprio in Dante e che nel primo Vocabolario sono accompagnate da esempi della Commedia, come bolgia, contrappasso, fertile, quisquilia, scialbo… Oppure a modi dire che risalgono proprio a Dante, come sanza infamia e sanza lodo (alla voce infamia), far tremare le vene e i polsi (alla voce vena)…
Dunque, per i primi Accademici della Crusca aver citato Dante nel Vocabolario ha significato principalmente citare la Commedia: un’opera che, come Salviati scrisse nei suoi Avvertimenti, «non è soverchiata da alcuna, che in qual si voglia idioma composta fosse giammai» (p. 102) e che raggiunge l’ideale della «purità di lingua» (ib.) tanto ricercato dallo stesso Infarinato e, di conseguenza, dai compilatori del Vocabolario.
Riferimenti bibliografici
- La Divina Commedia di Dante Alighieri nobile fiorentino ridotta a miglior lezione dagli Accademici della Crusca, In Firenze per Domenico Manzani, 1595.
- Caterina Canneti, «Di diversi color si mostra adorno». La Commedia di Dante nel Vocabolario della Crusca, «Studi di Lessicografia italiana», XXXVI (2021), i.c.s.
- Domenico De Martino, «Della nostra favella questo divin poema è la miglior parte». Gli Accademici della Crusca tra Vocabolario e Commedia, in La Divina Commedia di Dante Alighieri nobile fiorentino ridotta a miglior lezione dagli Accademici della Crusca, In Firenze per Domenico Manzani, 1595, Ristampa anastatica, Torino-Firenze, Loescher editore e Accademia della Crusca, 2012, pp. XI-XXII.
Giovanna Frosini, Inventare una lingua. Note sulla lingua della Commedia, «Libri&Documenti» XL-XLI (2014-2015, ma: 2017), pp. 205-223.- Paola Manni, Da Dante a noi. Parole dantesche nel lessico italiano, in Etimologia e storia di parole, a cura di Luca D’Onghia e Lorenzo Tomasin, Firenze, Cesati, 2018, pp. 417-432.
- [Lionardo Salviati] Degli Avvertimenti della lingua sopra’l Decamerone volume primo […], in Venezia, 1584.
- Vocabolario degli Accademici della Crusca, in Venezia, appresso Giovanni Alberti, 1612.
Carte d’archivio
- Fascicolo fascetta 7 Autori vari. Miscellanea di documenti preparatori alla prima e alla terza edizione del Vocabolario, Sottoserie Miscellanea Vocabolario, Serie Vocabolario, Archivio Storico dell’Accademia della Crusca.
- Fascicolo fascetta 74 Diario dell’Inferigno (1583-1613), Sottoserie Diari antichi (1583-1764), Serie Diari e verbali, Archivio Storico dell’Accademia della Crusca
( testo a cura di Caterina Canneti)